Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Farei una collana delle tue prime volte (Istanti rubati a #settembre2018)

    On: 29 Ottobre 2018
    In: istanti rubati, la mia vita e io, lettera, quasi poesia
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    pom granin, monferratoFarei una collana delle tue prime volte.
    La prima volta che sei nato (potrebbero essercene tante)
    la prima volta che hai volato
    tra le mie braccia con le braccia larghe pensandoti un aliante.

    Quando hai detto la prima volta piumone
    lì per lì non sembrava importante
    è successo lo stesso con frutta pompelmo e stagione
    pareva poco, ma adesso
    vorrei risentirle tutte quante.

    C’è stato il primo giorno a scuola
    ti ho lasciato in classe con la schiena dritta e occhi larghi
    come un prato
    avrei avuto voglia di tornare indietro e stringerti
    e non farti uscire dal mio abbraccio per un tempo smisurato.

    C’è stata la prima volta
    che hai viaggiato, guardando la notte al finestrino:
    ombre si muovevano lontano,
    io forse ti tenevo la mano
    forse guardavo avanti, sentendoti vicino.

    La prima volta che sei salito a cavallo
    pure piccolo e maldestro sopra quella schiena enorme
    sembravi così fiero;
    ho capito dal modo in cui tuo padre ti guardava
    che quella è stata la prima volta
    che si è sentito intero.

    Farei una collana delle tue prime volte
    la terrei sempre al collo per non perderne nessuna
    so che sarebbe il solo gioiello
    capace davvero di portarmi fortuna.

    Tra le tue prime volte una è speciale
    – il giorno che hai visto il cielo.
    C’era inverno e pioggia
    fuori dall’ospedale,
    e un freddo severo:
    quella è stata la prima volta
    che dentro i tuoi occhi
    il cielo l’ho visto
    anche io per davvero.

    pom granin, monferratopom granin, monferrato
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  • La scuola che insegna gli abbracci

    On: 14 Settembre 2016
    In: la mia vita e io, lettera
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    primo giorno di scuolaProvo a ricordare il mio primo giorno di scuola. Avevo un grembiulino nero con il colletto bianco e i capelli lisci fino alle spalle tenuti indietro con le forcine. Credo fosse quella mattina che ho fatto delle foto in cortile, una sulle scale con Chicca, il cocker, una con la tartaruga Camomilla.
    Sorridevo accucciata, un sorriso un po’ tirato, senza denti, una mano sulla schiena dura del carapace. Se avessi potuto, l’avrei portata con me.

    Quello stesso sorriso un po’ incerto, pericolosamente in bilico tra entusiasmo e timore lo aveva Lemuele l’altra mattina. Lo aveva nella foto in pigiama fatta nello stesso posto del primo giorno di asilo, sul mobile della cucina con dietro le piastrelle gialle, nella foto in cortile, insieme al cane, insieme a suo fratello che si mangia una mela e che sta per ricominciare l’asilo. Che lo bacia, quando si salutano, perché lo sanno entrambi che per la prima volta vanno nello stesso posto, e che un po’ si mancheranno.

    Della mia aula ricordo il banco in formica verdina con le gambe di ferro nero, la maestra davanti alla cattedra, la mamma che mi accompagna alla sedia. Non saprei dire, esattamente, le emozioni. Di sicuro il disagio di un ambiente nuovo con regole imprevedibili, la sensazione, solo intuita, di un percorso lungo e già tracciato come binari. L’orgoglio di essere finalmente grande, la paura di essere già grande, la confusa e fastidiosa percezione dell’irreversibilità del tempo – la ritrovo in Lemuele ed Eliandro che la sera, quando sono stanchi, mi si accoccolano addosso e mi dicono Voglio fare una magia e restare sempre piccolo, e tu sempre giovane.

    Quando mi ha abbracciata per saluto, mia madre, non ha pianto, non davanti a me almeno. So di aver desiderato intensamente che tornasse presto a prendermi. Ho pensato che fosse solo mia, tutta quella eccitazione, mia madre poteva stringermi forte e poi uscire tranquilla nel mondo che conosceva bene, in attesa di tornare ad aspettarmi lì fuori; era solo mia quella specie di elettricità che mi faceva credere di avere un frullatore al posto del cuore.

    All’ingresso della scuola di Lemuele ho risentito quell’odore, quello lì che ha solo il primo giorno di scuola. Chissà cos’è: libri nuovi, la plastica delle copertine, il tremolio che fanno tanti cuori insieme, pure quello deve avere un suo odore.

    L’ho visto entrare in classe trascinando lo zaino con le rotelle, guardarsi intorno, scegliere un posto, forzare un sorriso dentro un’altra fotografia – ormai rassegnato a convivere con la mania di sua madre di trattenere, nel solo modo che sa.
    L’ho visto cercare suo padre con lo sguardo, cercarmi la mano prima che andassimo via. L’ho visto fare gli occhi grandi, gli occhi suoi già grandi e adesso enormi, per ingoiarsi le lacrime, per non farle straripare.
    È riuscito, e sono riuscita io.
    L’ho abbracciato e gli ho mostrato di essere tranquilla, pronta a uscire in un mondo che conosco bene, e poi a tornare lì, a ripescarlo in quel mare di pesciolini con gli zaini grandi e gli occhi enormi, un mare di pesciolini con il mare che gli brilla tra le ciglia.

    Tra qualche anno saprà che mi sarei voluta aggrappare a quel banco e non andare via, perché il mondo che conosco meglio è quello che mi ha insegnato lui.
    Io ho saputo in quella stretta che a volte deve passare tanto, tanto tempo per capire un abbraccio, e lo capisci solo dentro un altro abbraccio.

    Un giorno lui saprà che l’altra mattina, tra quei banchi odorosi di prime volte, avevamo i cuori stretti dentro lo stesso frullatore.

    -Buona avventura, Occhi Grandi!

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  • Crisi d’abbandono

    On: 19 Settembre 2014
    In: la mia vita e io
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    primo giorno di asiloSettimana prima dell’inizio dell’asilo, pensieri

     

    Anche quest’anno i bambini hanno ricominciato l’asilo. Primo anno di materna per Eliandro, secondo per Lemuele. È vero, nessuno dei due deve fare l’inserimento perché Eliandro lo scorso anno ha frequentato la sezione Primavera: stesso istituto, stessi compagni, stessa atmosfera. Dunque, al primo giorno di scuola li accompagnerà il papà, questa volta.
    Certo che però.
    È  pur sempre un primo giorno. Metti che piangano. Metti che vogliano la mamma.
    Ma no, dai, sono degli ometti. E poi io sono appena tornata dalle ferie, devo andare in ufficio.

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  • La prima volta che…

    On: 23 Luglio 2014
    In: ospiti
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    la prima volta

    Questo post ce lo regala la mia amica Barbara Lamhita Motolese* (grazie!)

     

    La vita dei bambini è piena di prime volte, forse è per questo che sono pieni di entusiasmo.
    C’è una seggiovia a Prali che sale fino a 2000 metri, una seggiovia come tante, che per noi per un giorno è stata LA seggiovia, quella della prima volta sulla seggiovia, la prima volta che i tuoi figli volano su un seggiolino piccolo e li tieni stretti perchè la vita non ti è mai sembrata così piena di pericoli come da quando sei diventato un genitore. Un’altra prima volta, un altro momento di entusiasmo vissuto insieme, tra non molto comincerà a viverle da solo le grandi emozioni ma per ora è ancora tuo il viso che cerca spalancando gli occhi per dirti quanto è alta questa seggiovia, quanto è bello quell’albero, quanti fiori ci sono su quel prato.

     

    Un’altra prima volta, una delle tante.
    A 3 giorni di vita ha sentito l’aria sulla pelle per la prima volta, dormiva ma ha avuto un leggero tremito, avra’ freddo?
    Ad un mese ha riso per la prima volta, non sapeva cos’era, ma gli è piaciuto, tutto ad un tratto emetteva questi buffi suoni e tutti si giravano a guardarlo sorridendo.

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  • Vaniloqui di una mamma al primo giorno di asilo – parte seconda

    On: 29 Ottobre 2013
    In: lettera
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    bbodo_bimbo all'asilo_L’ho svegliato all’alba – la sua alba, lui abituato a dormire anche fin dopo le nove – e l’ho visto stiracchiarsi abbracciato al cuscino, nascondere il musetto sotto la coperta e poi riemergere con quel faccino buffo, mezzo assonnato, mezzo divertito.
    Gli ho fatto il solletico per farlo ridere e l’ho preso in braccio per portarlo in cucina a fare colazione, tutto arruffato e scalzo com’era. L’ho infilato nel seggiolone accanto a quello del fratello, stessi occhi ancora incollati dai sogni.

     

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