Vorrei una finestra sopra i tetti
verdi
sopra le terrazze nude
dove la vita brulica e ribolle
dove i gabbiani
becco nero
tagliano il cielo con uno strappo
d’ali
e di notte la luna araba
s’affaccia all’oblò
della mia nave.
-
Vorrei una finestra sopra i tetti
-
Il mio cuore è una pianta carnivora
Il mio cuore è una pianta carnivora
un uncino, uno spigolo
un arnese da taglio
una brugola.Ha rattoppi da sarto
un dolore che sfrigola,
ha un cappotto marrone
rattoppato sui gomiti
sempre fuori stagione
un ardore, una fregola.È il portiere all’incrocio dei pali,
la pernacchia di un bischero,
due noci di burro
foderate in carta da zucchero.Il mio cuore,
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fuoco fatuo nel buio,
fuori fuoco sui margini
– il mio cuore:
mollica alle rondini. -
Una finestra
Mille volte sono passata davanti a questa finestra, durante le mie camminate. Solo ieri mattina la ho vista, tra i fiori e le foglie del cappero. Una poesia tra le crepe del muro.
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Luce che entra in un stanza abbandonata chissà quando, chissà da chi.
Prego di riconoscere la bellezza ogni volta che la incontro. Prego i miei occhi di non trascurare la grazia silenziosa delle cose dimenticate.
Tutto torna a vivere, quando viene visto. -
Palate di oggi
Ahavere anni che si contano sulle dita di una mano
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dito più dito meno
giorni e giorni e giorni senza scuola
vestiti a caso
amici
campi e alberi e strade
più progetti che ricordi
forse un cavallo
un cane
sonno senza sforzo
mattine senza sveglia
e domani
chi se ne infischia
di domani
noi che c’abbiamo
palate e palatedi oggi.
(e io che dicevodi non essere invidiosa) -
Primavera (Istanti rubati a #marzo2022)
Primavera, quest’anno, sembra tardare.
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Forse si chiede che ci viene a fare:
tutto questo lavoro immaneper aprire bulbi, semi, tane
allargare cieli
far volare rondine e airone
rinverdire prati- se poi alla fine non cambia mai niente:
se stagione dopo stagione
restano sigillati
gli occhi della gente. -
Inverno è una terra (Istanti rubati a #dicembre2021)
È una terra misteriosa, l’inverno.
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Si svela la geografia segreta di luoghi che credevi di conoscere. Tutto è intimo, raccolto.
Per quanto ci guardi, per quanto ogni cosa appaia nuda ed evidente, ti accorgi che c’è un altro strato. Una dimensione a cui -ancora- non hai accesso.
Inverno è un paesaggio che sta dietro gli occhi, un cannocchiale puntato al cuore. -
Sono cresciuta un po’
Anche questa estate
sono cresciuta un po’.Ti ho lasciato arrivarealla seconda boa,
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allo scoglio più lontano per cercare i granchi.
Sono cresciuta un po’quando ti ho permesso
di andare venti passiavanti a me
sulla strada
con gli amici.
Questa estate sono diventata più grande:
altezza e taglia son rimastele stesse
ma ho aggiuntouna stanza
nel cuore
perché tu possa
allargare il tuo spazio. Ho sentito tante
piccole scosse
-come succede quando c’è un terremoto.
Ma erano scosse di assestamento:
tu cresci
e il mio mondo si espande
per contenere il tuo. -
Ultimo giorno di scuola e del ricominciare a scrivere lettere (Istanti rubati a giugno2021)
18 giugno
Ieri i prati intorno a casa erano pieni di lucciole. Era una vita che non ne vedevo così tante. C’eravamo noi, le torce e un tappeto di puntini luminosi.Questa mattina sono uscita a camminare. Passando davanti a una vecchia cassetta delle lettere ho pensato che non ricevo una lettera da non so quanto tempo (mail quelle sì, ogni giorno). Ho pensato a una frase bella trovata in un libro, parla delle cose che non troviamo mai il tempo di fare.
Non troviamo il tempo di sederci in balcone a guardare le nuvole, di passeggiare in un campo di notte, di tenerci abbracciati senza nessuna ragione. Il libro si intitola Luce d’estate ed è subito sera. Ci son cose che andrebbero fatte, prima di sera.
Dovremmo ricominciare a scrivere lettere.11 giugno
Il primo giorno di scuola, 5 anni fa, Lemuele aveva gli occhi grandissimi.
L’ho lasciato al banco seduto composto, la schiena dritta, quei suoi occhi enormi che sembravano chiedere E adesso? Un fiume stretto tra le ciglia: tutte le lacrime che non voleva lasciare uscire. Anche i miei si sono allargati per contenerlo, lui lì al banco, la nuova classe, i compagni, la cattedra – si sono allargati per trattenerlo e non perdere una briciola del mondo nuovo che lo aspettava. Poi li ho strizzati, è stata questione di un attimo, e cinque anni son passati. Sono stati anni pieni di cose, a pensarci bene. Macchie sui quaderni, inchiostro, lettere sghembe, Hai studiato storia?, la frutta per merenda spiaccicata nello zaino, le tabelline, gli astucci persi, gli astucci ricomprati, gli astucci distrutti, gli astucci aggiustati macchiati bucati. Tutte le storie lette la sera, tutte quelle parole che si fanno universi, e le liti -Non hai ancora fatto i compiti!- i pianti di stanchezza, la scuola davanti al pc, il diario pieno di scarabocchi, di righe cancellate, di righe dimenticate e di corse fuori e dentro il cortile di scuola, tutti in fila con la cartella pesante, le mani in tasca, i quaderni dimenticati, Hai ripassato scienze? E la fortuna di aver incontrato guide illuminate, insegnanti di quelle che sono maestre di vita, di quelle che, amore mio, ti auguro di trovare sulla tua strada ancora, e di saper riconoscere – per avere il privilegio di essere accompagnato da sguardi benevoli e attenti, attraverso questo mondo imperfetto.
Questo ti auguro, oggi, mentre corri attraverso il cortile. Ti auguro di vedere non la fine ma l’inizio di una nuova avventura- mi sforzo di farlo anche io, lo prometto. Ti auguro di crescere senza smettere di mostrarti per quello che sei.E di conservare i tuoi occhi grandi, i tuoi occhi-mare pieni di futuro. Occhi enormi per divorare il mondo.6 giugno
Questa mattina all’alba: bosco, Guccini e quel boccone in gola che non va su né giù (semicit.) come ogni volta che qualcosa finisce (un anno, una stagione, un ciclo, una lettera, un film, un amore). Per esempio, oggi, giorno di cerimonia. Tra poco farò una doccia, metterò un vestito carino e forse sandali col tacco, un poco di trucco, siederò quasi composta e dirò cose vagamente ragionevoli. Ma io sono là: bosco, Eskimo, scarponcini. E quel boccone che non va su nè giù – quel boccone che forse, a pensarci bene bene, potrebbe persino essere il cuore.1 giungo
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Attacchi subdoli di nostalgiapiccoli morsi feroci agguati.
Basta un poco di musica, un’ora di sole
e l’assalto dei giorni passatimi sfianca.
Mi difendo scrivendo gli appunti di un viaggio
ancora da fare.
Mi difendo a fughee colpi di coda e, a sera, unguenti cerotti
soffi gentili
sui graffi.
Mi difendo pregandola me di ieri:
adesso lascia, lasciami andare. -
Facciamo bosco
Non c’è distanza
che nel silenzio
non si ricucia.Facciamo gli alberi,
che le parole non servono,
che le radici
nel buio del mondo
si toccano.Facciamo gli alberi
che sopravvivono alla finedel proprio ramo
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– diventando bosco. -
Sii la polpa
Sii la polpa di melone
sulla tovaglia
bianca.
Sii la zona d’ombra
quando il sole
è ardente,
il soffio caldo
della stufa
in una notte
di dicembre.
Sii la metafora
venuta bene,
la storia raccontata
da chi non conosce
le parole.
Sii le macchie di luce
nel folto di un faggeto.
Sii l’amico
a cui ognuno dice:
No,
che non avevo impegni,
benvenuto, e cambia
i programmi
per rimanerti
accanto.
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Fa’ che il tuo spirito
non abbia confini
ma che sia capace
di raccogliersi
tutto
dentro una mano.