Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Primavera (Istanti rubati a #marzo2022)

    On: 21 Aprile 2022
    In: istanti rubati, quasi poesia
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    Primavera, quest’anno, sembra tardare.
    Forse si chiede che ci viene a fare:
    tutto questo lavoro immaneper aprire bulbi, semi, tane
    allargare cieli
    far volare rondine e airone
    rinverdire prati- se poi alla fine non cambia mai niente:
    se stagione dopo stagione
    restano sigillati
    gli occhi della gente.

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  • Siamo creature dei boschi (Istanti rubati a #giugno2020)

    On: 28 Luglio 2020
    In: istanti rubati, lettera, quasi poesia
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    Siamo creature dei boschi prestate alla civiltà.
    Abbiamo linfa nelle vene e occhi color corteccia o foglia.
    Di ramo in ramo saliamo sfidando la forza di gravità
    e scendiamo fino al suolo sempre controvoglia.

    Abbiamo il cuore tremante di certi cerbiatti,
    la vista al buio della civetta,
    ci dicono che siamo distratti
    o facili prede di abbagli: ci incantiamo sui dettagli
    che sfuggono a quelli che vanno di fretta.

    Non ci manca la curiosità scanzonata del gatto,
    il coraggio silenzioso del lupo,
    non ci manca l’intuito e la prontezza allo scatto,
    né l’audacia del balzo che sfida il dirupo.

    Siamo creature rupestri
    ma di tipo socievole,
    ogni tanto ci pigliano per extraterrestri
    per la nostra allergia alle regole.

    Seduti a un banco, dentro a un ufficio o in un supermercato
    sembriamo forse un po’ strani:
    ma non puoi certo giudicare un pesce
    dal modo in cui si muove tra i rami.

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  • Gelsi (Istanti rubati a #maggio2020)

    On: 25 Giugno 2020
    In: istanti rubati, lettera, quasi poesia
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    In un principio d’estate

    raccogliamo gelsi

    nel viale di casa

    dove abbaiano i cani.

    Mentre nascosti tra i rami

    ridiamo

    -le bocche i denti macchiati

    di viola-

    sentiamo come sarà dura

    domani

    essere ancora e in una volta sola

    così sporchi,

    e contenti

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  • Uomini e no

    On: 21 Ottobre 2019
    In: quasi poesia
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    Qualcuno sa nuotare ma non è un pesce
    qualcuno vorrebbe volare
    ma gli mancano le ali
    e non ci riesce.

    Qualcuno ha preghiere senza parole
    qualcuno ha speranze che crescon da sole;
    non serve annaffiarle né potarle in aprile,
    basta sognare un mondo
    gentile.

    Qualcuno aspetta e non sa che cosa
    qualcun altro pretende sempre qualcosa,
    qualcuno tace
    e chi tace acconsente
    -lo afferma chi urla
    e gli altri non sente.

    Qualcuno ha due gambe due braccia
    un cuore tenace
    dita capelli sudore e lacrime fatte col sale
    ma non è uomo
    se non è capace
    di riconoscerne uno
    diverso da sé
    -eppure uguale.

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  • Acqua in cammino e roccia (Istanti rubati a #luglio2018)

    On: 9 Agosto 2018
    In: istanti rubati, la mia vita e io, quasi poesia
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    Vengo dalla montagna ma non è pietra il mio cuore.

    È piuttosto canto di torrente inquieto, tumultuoso quando le piogge lo gonfiano, torbido nelle limacciose pozze agitate d’ombre ma pronto a riprendere il viaggio verso balzi e crinali, verso una provvisoria quiete, dove impararare a far da specchio alla sera.

    Non è pietra ma greto malleabile o umido muschio, verde come le bottiglie bevute insieme dentro una pineta ordorosa, mentre luce piove e grandina dentro i bicchieri.

    Acqua in cammino e roccia che resiste al flusso, così è il mio cuore:

    tempo che scorre senza sapere dove,

    tempo che resta senza capire come.

    Estoul, Valle d'AostaEstoul, Valle d'AostaEstoul, Valle d'AostaEstoul, Valle d'AostaEstoul, Valle d'Aosta

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  • Filastrocca per i miei figli (istanti rubati ad #aprile2018)

    On: 15 Maggio 2018
    In: istanti rubati, la mia vita e io
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    aprile2018Siamo imprecisi e senza misura
    sempre pronti alla confusione
    non certo per mancanza di cura
    ma per eccesso di immaginazione.
    Abitiamo luoghi arredati a casaccio
    le gemme le stelle le impronte di gatto
    un glicine adesso vestito di viola
    le storie dei libri e quelle di scuola.

    Son fantasiosi i nomi che abbiamo
    ma solo a un esame superficiale
    chi ci conosce sa che non sono
    il nostro tratto più originale.

    A chi ci chiede Ti piace la scuola?
    è sempre sì la nostra risposta
    la scuola ci piace, niente da dire,
    ma abbiamo l’ardire di una proposta:
    (siamo sicuri che approvano in tanti)
    due giorni in classe e cinque nei campi.

    Leggiamo Tom Sawyer e Geronimo Estinto
    e le nuvole prima del temporale,
    la traiettoria nel cielo stinto
    del volo del falco con il cannocchiale.
    Leggiamo i solchi tracciati nel grano
    le impronte di volpi e cinghiali nel bosco
    le orme del T-Rex le riconosciamo
    ma stiamo alla larga perché è un tipo losco.

    Scriviamo poesie con poche parole
    tantissima terra che nutre le aiuole
    son povere spesso di acca e di accenti
    ma non lesiniamo innamoramenti.
    Se mancano i segni di interpunzione
    abbondano macchie di erba e lamponi
    ma non è certo una distrazione:
    mettiamo su carta le nostre stagioni.

    Siam visionari per costituzione
    andiamo per balzi, scarti e intuizione
    la nostra condotta non è molto austera
    ma tu non temere, lasciaci fare:
    noi siamo proprio come la primavera
    a volte pigri, ma pronti a sbocciare.

    aprile2018aprile2018

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  • Mi piace il pane morsicato (Istanti rubati a #gennaio2018)

    On: 19 Febbraio 2018
    In: istanti rubati, quasi poesia
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    monferrato - gennaio 2018

    Alla bellezza annunciata di una cattedrale
    preferisco la dolcezza inattesa di una tovaglia e un paio di calzini stesi in un vicolo,
    il miracolo della simmetria di un aranceto,
    la grazia scomposta di un fico d’india sul ciglio della strada.

    Alla boutique con gli specchi ai muri
    preferisco l’osteria di chi fa scempio di vino e ballate,
    ai grandi corsi lucidati dal passaggio dei turisti scelgo la bettola dei rigattieri,
    gli scogli dove pescatori solitari misurano la profondità del lancio
    e la corrosività di un ricordo.

    Mi piace il pane morsicato,
    il grembiule della donna affacciata sul viale,
    la tazzina di caffè lasciata vuota sul tavolino.

    monferrato - gennaio 2018monferrato - gennaio 2018monferrato - gennaio 2018

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  • In viaggio bisogna scrivere poesie

    On: 18 Dicembre 2017
    In: quasi poesia, viaggi
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    ericeIn viaggio bisogna scrivere poesie.

    Raccogli le parole in strada,
    dietro lo spigolo bianco di un tramonto,
    sulla linea retta che fa del mare una sfumatura più intensa del cielo.

    Setaccia le parole
    tra i grani di luce nel tuo cappello,
    dividile dall’imbroglio delle nostalgie.
    Desumile dalle traiettorie degli uccelli migratori
    che s’assiepano sui fili della luce
    – mentre anche tu vai via.

    Districale dai nodi delle desinenze di novembre
    dall’affanno della sua luce cruda,
    delle ombre che si porta al collo
    come grani di una litania.

    Scova le parole sotto la ruota
    delle tue scarpe
    e spingile a dire
    quello che non vorrebbero.

    Tutto quello che non vorrebbero.

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  • Ai miei figli

    On: 18 Maggio 2017
    In: lettera, sproloqui
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     2

    operaSe quello che vi lascio
    è una terra sfatta e sfranta da battaglie,
    come un letto che non si ricompone mai;
    se vi lascio una grandine di parole venute a scardinare
    il vento,
    a tarlare
    un silenzio che non ascolta più nessuno,
    venute a bestemmiare il fuoco
    e consacrare il fumo.

    Se quello che vi lascio è un diavolo
    che chiede soldi per costruire muri
    che baratta anime in cambio di confini,
    e chi dovrebbe fare ponti
    non conosce la misura,
    né l’equazione elementare:
    una vita vale una, senza sconti,
    ed è sempre da salvare.

    Se vi lascio voci e voci inascoltate
    voci sfiatate di cui è rimasta un’eco,
    voci mute, arse, frantumate,
    e i corpi gonfi che le hanno liberate
    affastellati come sabbia sul fondale.

    Se vi lascio mani perse nelle tasche
    di chi guarda e pensa Che ci posso fare,
    perdono, figli, per questo mondo
    -storto, zoppo, disassato-
    che non ho capito e
    che non so aggiustare.

    Ci ho provato con le storie della sera
    le parole rassicuranti e un po’ inesatte:
    il gigante cuore grande
    salva il regno e sempre in tempo,
    mentre l’empio, il ciarlatano, il traditore se la batte.

    Perdono, se potete,
    se ho trassato un po’
    se ho giurato che i lupi qui non possono arrivare.
    Era per cullarvi,
    era per farvi dormir bene,
    era per farvi innamorare.

    A mia discolpa posso dire
    che ho barato per amore solamente:
    che se non si stana un po’ di buono in mezzo al marcio,
    -da che mondo è mondo-
    non si aggiusta niente.

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  • (Senza titolo)

    On: 12 Aprile 2017
    In: lettera, sproloqui
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     1

    pioppetoAl fondo delle poesie si mette il luogo e la data di scrittura,
    hanno pur diritto ad una nascita
    – il giorno e il posto,
    per sapere se era inverno oppure primavera,
    o magari autunno, in qualche città del nord.

    Al principio delle poesie si mette il titolo,
    hanno pur diritto a un nome
    -un tratto più marcato,
    qualcosa che le annunci,
    qualcosa che serva per farle ricordare.

    Le mie poesie le scrivo
    con inchiostro di limone sopra i tronchi di betulla
    o sulle foglie chiare e tremule la sera
    -sono corde di chitarra per la brezza.

    Anonime e di incerti natali, hanno comunque un’anima
    un profumo, e un suono.

    (E che suono bello fa il vento, di poesie senza parole…)

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