Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Inverno è una terra (Istanti rubati a #dicembre2021)

    On: 9 Marzo 2022
    In: istanti rubati, quasi poesia
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    È una terra misteriosa, l’inverno.
    Si svela la geografia segreta di luoghi che credevi di conoscere. Tutto è intimo, raccolto.
    Per quanto ci guardi, per quanto ogni cosa appaia nuda ed evidente, ti accorgi che c’è un altro strato. Una dimensione a cui -ancora- non hai accesso.
    Inverno è un paesaggio che sta dietro gli occhi, un cannocchiale puntato al cuore.

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  • Un regalo bellissimo (Istanti rubati a #novembre2021)

    On: 16 Dicembre 2021
    In: istanti rubati, la mia vita e io, lettera
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    Ho ricevuto un regalo bellissimo.
    Inatteso e bellissimo.
    Mi avrete già sentito parlare di Obra, e della Vallarsa, in Trentino.(Immagino la risposta degli amici: Pure troppo!) Chi mi conosce da un po’, che ci sia stato o no, può dire di conoscerla come le proprie tasche. Chi ha letto qualcuno dei miei libri, l’ha trovata tra le pagine.
    Sono i luoghi che mi abitano, i luoghi senza i quali non somiglierei lontanamente a quello che sono.Sono i luoghi in cui è nata la mia mamma, i miei nonni; da cui viene metà della mia famiglia.
    Ecco, ieri, durante una cerimonia ufficiale, ho ricevuto la cittadinanza onoraria.”Quale riconoscimento per aver promosso con i suoi romanzi la conoscenza, la bellezza, la storia, la cultura della Vallarsa e della sua Comunità e per amarla profondamente. Mi hanno detto che sono la prima donna ad averla ricevuta.
    Ieri mattina sono salita a Obra con Federico e i bambini. C’era un sole che è stato un regalo nel regalo, i monti accesi da una luce quasi primaverile, ma più bella, perchè siamo in novembre, e nessuno se l’aspetta, in novembre, una luce così. Ho riabbracciato amici, camminato i miei sentieri. La nostra casa, il bosco, il camposanto. Ho pensato che non so se me lo merito, questo riconoscimento. Ma che mi riempie il cuore di gratitudine.
    Ho pensato che la mia mamma voleva dirmi qualcosa. E che di sicuro, da lì dov’è adesso -da qui dov’è adesso- mi guarda. E sorride.

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  • Scala reale (Istanti rubati a #ottobre2021)

    On: 1 Dicembre 2021
    In: istanti rubati, lettera
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    Il mio poker d’assi sono foglie in autunno, una guida sul comodino -un posto mai visto-, la stufa accesa in cucina quando torno, la sera. Il mio poker d’assi è uno spritz con gli amici dopo un giorno di lavoro, la mezz’ora di yoga, un libro da cominciare, una valigia da preparare.
    La mia scala reale sei tu che torni da scuola, lo zaino più grande di te, e ancora, nel viale di casa, camminando piano, lasci che ti prenda per mano.

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  • E tu ci porti a vendemmiare (Istanti rubati a settembre2021)

    On: 3 Novembre 2021
    In: istanti rubati
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    Settembre, prima di andare, raccoglie foglie ramate, le finestre spalancate fino a sera, i convegni degli uccelli nel cielo sbiadito, le sue promesse di marinaio impunito.
    Settembre ciao, tu e le tue dita macchiate di vino, le mille imprese millantate e gli entusiasmi da bambino.
    Settembre ciao, mani macchiate di verderame, tu e la tua voglia di scherzare: ti chiediamo il vino e tu ci porti a vendemmiare.

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  • Sono cresciuta un po’

    On: 3 Novembre 2021
    In: quasi poesia
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    Anche questa estate
    sono cresciuta un po’.

    Ti ho lasciato arrivarealla seconda boa,
    allo scoglio più lontano per cercare i granchi.
    Sono cresciuta un po’quando ti ho permesso
    di andare venti passiavanti a me
    sulla strada
    con gli amici. 
    Questa estate sono diventata più grande:
    altezza e taglia son rimastele stesse
    ma ho aggiuntouna stanza
    nel cuore
    perché tu possa
    allargare il tuo spazio. Ho sentito tante
    piccole scosse
    -come succede quando c’è un terremoto.
    Ma erano scosse di assestamento:
    tu cresci
    e il mio mondo si espande
    per contenere il tuo.

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  • Mi dai la mano (Istanti rubati ad agosto2021)

    On: 4 Ottobre 2021
    In: la mia vita e io
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    Tu e io, rifugio Arp, una notte con gli stambecchi, i laghi, colle Palasinaz, Gianni Rodari e Richard Ford, la stanchezza buona, la caccia (fotografica) alle marmotte, i tuoi nuovi amici, la sera che scende e il mattino, gli incontri belli che abbiamo fatto, i letti a castello, la cioccolata e il caffè.

    Tutte le volte che, sul sentiero, mi hai detto: Mamma, mi dai la mano?

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  • A volte, restare (Istanti rubati a luglio2021)

    On: 4 Ottobre 2021
    In: la mia vita e io
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    Per lo più la meta è partire.
    Ma alle volte, nelle ore lente dei pomeriggi d’estate, restare mi basta.

    Tenermi il giallo brunito del grano e i cerchi che s’allargano in acqua
    e a ogni cerchio, a ogni cerchio, a ogni cerchio,
    trovare l’eco di un pensiero felice
    lanciato al largo quand’ero bambina
    e difeso con cura
    dal disincanto,
    dall’incuria che porta alla ruggine
    e dall’ingordigia dei pescecani.

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  • Ultimo giorno di scuola e del ricominciare a scrivere lettere (Istanti rubati a giugno2021)

    On: 27 Luglio 2021
    In: la mia vita e io, quasi poesia
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    18 giugno
    Ieri i prati intorno a casa erano pieni di lucciole. Era una vita che non ne vedevo così tante. C’eravamo noi, le torce e un tappeto di puntini luminosi.Questa mattina sono uscita a camminare. Passando davanti a una vecchia cassetta delle lettere ho pensato che non ricevo una lettera da non so quanto tempo (mail quelle sì, ogni giorno). Ho pensato a una frase bella trovata in un libro, parla delle cose che non troviamo mai il tempo di fare.
    Non troviamo il tempo di sederci in balcone a guardare le nuvole, di passeggiare in un campo di notte, di tenerci abbracciati senza nessuna ragione. Il libro si intitola Luce d’estate ed è subito sera. Ci son cose che andrebbero fatte, prima di sera.
    Dovremmo ricominciare a scrivere lettere.

    11 giugno
    Il primo giorno di scuola, 5 anni fa, Lemuele aveva gli occhi grandissimi.
    L’ho lasciato al banco seduto composto, la schiena dritta, quei suoi occhi enormi che sembravano chiedere E adesso? Un fiume stretto tra le ciglia: tutte le lacrime che non voleva lasciare uscire. Anche i miei si sono allargati per contenerlo, lui lì al banco, la nuova classe, i compagni, la cattedra – si sono allargati per trattenerlo e non perdere una briciola del mondo nuovo che lo aspettava. Poi li ho strizzati, è stata questione di un attimo, e cinque anni son passati. Sono stati anni pieni di cose, a pensarci bene. Macchie sui quaderni, inchiostro, lettere sghembe, Hai studiato storia?, la frutta per merenda spiaccicata nello zaino, le tabelline, gli astucci persi, gli astucci ricomprati, gli astucci distrutti, gli astucci aggiustati macchiati bucati. Tutte le storie lette la sera, tutte quelle parole che si fanno universi, e le liti -Non hai ancora fatto i compiti!- i pianti di stanchezza, la scuola davanti al pc, il diario pieno di scarabocchi, di righe cancellate, di righe dimenticate e di corse fuori e dentro il cortile di scuola, tutti in fila con la cartella pesante, le mani in tasca, i quaderni dimenticati, Hai ripassato scienze? E la fortuna di aver incontrato guide illuminate, insegnanti di quelle che sono maestre di vita, di quelle che, amore mio, ti auguro di trovare sulla tua strada ancora, e di saper riconoscere – per avere il privilegio di essere accompagnato da sguardi benevoli e attenti, attraverso questo mondo imperfetto.
    Questo ti auguro, oggi, mentre corri attraverso il cortile. Ti auguro di vedere non la fine ma l’inizio di una nuova avventura- mi sforzo di farlo anche io, lo prometto. Ti auguro di crescere senza smettere di mostrarti per quello che sei.E di conservare i tuoi occhi grandi, i tuoi occhi-mare pieni di futuro. Occhi enormi per divorare il mondo.

    6 giugno
    Questa mattina all’alba: bosco, Guccini e quel boccone in gola che non va su né giù (semicit.) come ogni volta che qualcosa finisce (un anno, una stagione, un ciclo, una lettera, un film, un amore). Per esempio, oggi, giorno di cerimonia. Tra poco farò una doccia, metterò un vestito carino e forse sandali col tacco, un poco di trucco, siederò quasi composta e dirò cose vagamente ragionevoli. Ma io sono là: bosco, Eskimo, scarponcini. E quel boccone che non va su nè giù – quel boccone che forse, a pensarci bene bene, potrebbe persino essere il cuore.

    1 giungo
    Attacchi subdoli di nostalgiapiccoli morsi feroci agguati.
    Basta un poco di musica, un’ora di sole
    e l’assalto dei giorni passatimi sfianca.
    Mi difendo scrivendo gli appunti di un viaggio
    ancora da fare.
    Mi difendo a fughee colpi di coda e, a sera, unguenti cerotti
    soffi gentili
    sui graffi.
    Mi difendo pregandola me di ieri:
    adesso lascia, lasciami andare.

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  • Qualcosa più di niente

    On: 23 Giugno 2021
    In: quaslcosa più di niente
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    Durante l’ultimo periodo trascorso in Grecia come volontarie, un pomeriggio siamo state in un centro per minori non accompagnati, a un’ora di macchina da Salonicco. Abbiamo parlato a lungo con J., un ragazzo congolese diciassettenne dal sorriso luminoso e aperto, venuto per mare attraverso la Turchia.

    «È importante, per noi, poter passare del tempo con qualcuno» ci ha detto, guardandoci e guardandosi intorno. «È importante perché così non continuiamo a pensare alle cose che ci fanno paura.»È importante perché così non continuiamo a pensare alle cose che ci fanno paura.

    È per lui, per loro, per questa frase che continua ad avere un’eco dentro la nostra testa che abbiamo scritto questo libro. È per i nostri figli, a cui vogliamo offrire la certezza che un’altra realtà è possibile, una realtà basata sulla cooperazione, sullo scambio, sull’empatia. Sull’eguaglianza.

    Non sono eroi quelli che aiutano. Come non lo sono quelli arrivano nel nostro Paese come migranti. Ma siamo tutti uomini. Uomini, e donne, nel senso più ampio del termine. E davvero, alla fine, questo dovrebbe bastare. Per J., per ognuno di loro, per ognuno di noi.

    Perché insieme riusciamo a non pensare alle cose che ci fanno paura. Perché insieme riusciamo a sconfiggere le cose che ci fanno paura.

    Parte del ricavato andrà a supporto delle attività nei campi profughi in Grecia.

    https://www.peoplepub.it/pagina…/qualcosa-piu-di-niente

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  • InnamoGrato e una chitarra (Istanti rubati a maggio2021)

    On: 23 Giugno 2021
    In: istanti rubati
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     1

    17 maggio
    Ieri era una sera fredda, una sera di maggembre. Abbiamo cenato fuori, io a tavola con la giacca a vento.
    C’era una luce incredibile -un cielo lucido come un piattino leccato a dovere da un gatto, la luna un’unghia appesa in alto.I campi erano pieni di papaveri dritti e rossi – Eliandro, passandoci veloce accanto con l’auto, aveva pensato fossero rose. Mamma, guarda che belle rose!
    Faceva freddo, l’ho già detto, ma in quest’ultimo periodo il freddo l’ho patito, e non solo per questa primavera che somiglia a un marzo irragionevole e dilatato. Sono stati giorni da tirare su il collo del giaccone, ripararsi dal mondo.
    Tornando, in auto abbiamo acceso il riscaldamento. Noi quattro insieme, il tepore.Lemuele ha detto: Mamma, papà, ma allora oggi è il vostro anniversario?E Federico ha detto: Sì, è il nostro anniversario. E io non solo sono innamorato di vostra madre. Sono innamoGrato. Perchè a volte una lettera può fare la differenza.
    Arriverà l’estate, arriverà. Per adesso teniamoci stretti, teniamoci i papaveri rossi nella luce della sera e tutte le cose piccolissime (anche solo una lettera) che sanno fare la differenza.Ieri ho imparato una parola nuova, ed è bellissima.

    20 maggio
    I miei figli, mesi fa, ci hanno chiesto il telefono per la Comunione – ci hanno provato, la risposta la conoscevano già. Gli abbiamo preso una chitarra. Una chitarra piccola per le loro piccole mani.
    Li guardo e penso a quando la suonavo io, penso a come la suonavo male. Dita troppo corte, nessun senso del ritmo. Polpastrelli senza forza, incespicavo ogni volta nei barré. Mi metteva angoscia il picchiettio monotono e imperativo del metronomo, perché dettava un tempo che non prendevo mai.
    Chissà se loro riusciranno, mi chiedo mentre pizzicano ridendo le corde. Chissà se gli piacerà. Chissà se suoneranno qualcuna delle canzoni che ascoltavo, e che adesso ascoltiamo insieme.Chissà loro che sbagli faranno e se continueranno ad amarmi, quando vedranno coi miei occhi i loro errori.
    Stireranno le dita in un Fa maggiore, io mi stirerò per farmi ponte tra loro bambini e loro uomini, tra la loro azzurra infanzia e la mia vecchiaia, annaspando per restare a tempo – anche se oggi son sicura di aver ragione io, e mica il metronomo: è inesatto il tempo, è una fiamma dove brillano insieme prima e dopo e adesso.
    Poichè sono frecce i figli e archi i genitori, so che dovrò stirarmi per farmi corda, ma non mi verrà come dovrebbe, perché non sarò mai, mai libera dalla paura di mandarli troppo lontani da me.

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