Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Genesi di un amore

    On: 28 Ottobre 2015
    In: lettera
    Views: 2274
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    genesi di un amore
    C’è stato un momento che mi sono fatta protezione perché eri bambino.

    Con le parole che adesso sono dei tuoi figli, con i loro stessi stupori e l’aggrapparsi alla vita come fosse una cosa facile, liana da un ramo, una cosa che ti trovi impacchettata sotto l’albero a Natale.
    Semplice. Come semplice è adesso averne scordato il sapore.

     

    C’è stato un momento che mi sono fatta tenerezza perché eri un ragazzo.
    Giovane come l’erba nuova di marzo, con la forza di un tronco appena screziato dalle tempeste irruenti delle estati in piena.
    Giovane come me e le mie mani di calendula e neve, i sogni di rivoluzione che intrecciati tra i capelli erano promesse di cambiamento urlate ai venti.

     

    C’è stato un momento che mi sono fatta donna, perché sei diventato uomo.
    Con scarpe robuste e passi che tentennano poco, solo per l’ombra di un pudore.
    Con i dubbi che scavano crepe tra le promesse cieche e le certezze sceme di prima.
    Con vita più vissuta che raccontata tra le mani e il cuore: adesso sai che non serve gridare per fare rumore.

     

    C’è stato un momento che mi sono fatta grande perché sei diventato padre.
    Padre dei figli generati da un innesto delle nostre carni. Tu giardiniere capace di germinare piante, questa volta hai generato vita.
    Tu, con me, abbiamo dato un futuro al mondo: il solo possibile, per noi.

     

    Ci sarà un momento che mi farò balsamo perché sarai vecchio.
    Per il dolore inevitabile del non saper fermare le lancette. Nemmeno per poco, per restare allacciati ancora, come quando ragazzi ci siamo immaginati in una bolla di sapone che non scoppia, che solamente naviga dove vogliono i venti.
    Era facile, allora, non credere alla luce occidua della sera.

    (altro…)

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  • E se non capitasse mai che tu mi chiami amore

    On: 15 Luglio 2015
    In: lettera, sproloqui
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    in spiaggiaE se non capitasse mai che tu mi chiami amore
    mi accontenterò di immaginare la tua bocca che lo fa:
    la a larga della virata di un Airone sul lago,
    la emme morbida di una Maglia di lana
    in inverno,
    della Mano che mi dorme sulla pancia, distratta,
    la o profonda di un’Ora con le tue gambe
    che mi stringono i fianchi
    -che sia fuga o che sia resa-,
    la erre arrotata del Raso di pelle abbronzata
    sotto il tuo sguardo nascosto.

    La e, che sia sempre e solo
    E così sia.

    Ma se sentirò la tua bocca
    dirmi amore
    scorderò vocali e consonanti
    e conserverò
    il bisbiglio tra le dita,
    il soffio sulle ciglia,
    il brivido alla base del collo.

    E la e di E così sia.

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