Stiamo impastando il Didò, Lemuele e io, in un pomeriggio dopo l’asilo. Lo faccio chiacchierare a ruota libera. Lui scantona senza limiti, come tutti i bambini della sua età. Esce dal seminato, inventa, mi stupisce, canta, ridacchia, dice cose sceme per farmi ridere. Come tutte le volte che ci mettiamo a chiacchierare a tu per tu.
Io lo seguo: invento, improvviso. A un certo punto gli domando:
“Lemuele, da dove viene la felicità?”
“Dal baule. Sta lì e urla”
“E la tristezza?”
“Anche lei dal baule”
“E cosa fa?”
“La tristezza sgrida”
“E che mi dici dell’allegria?”
Risata. “L’allegria è dentro la bottiglia che gioca” (ehm, eppure non dovrebbe avermi mai vista su di giri dopo un paio di bicchieri di vino…).
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“Lemuele, da dove viene la felicità?”
“Dal baule. Sta lì e urla”
“E la tristezza?”
“Anche lei dal baule”
“E cosa fa?”
“La tristezza sgrida”
“E che mi dici dell’allegria?”
Risata. “L’allegria è dentro la bottiglia che gioca” (ehm, eppure non dovrebbe avermi mai vista su di giri dopo un paio di bicchieri di vino…).