Hai presente quei giorni che ti svegli al malefico trillo della spaccasogni (quella con le lancette che vanno a mille e tutte le volte che la senti vorresti dirle Addio e scagliarla contro la finestra del vicino), dicevo ti svegli incazzato e ti sembra che sia mezz’ora che ti sei addormentato e infatti è mezz’ora perché alle cinque circa tuo figlio ti ha svegliato con il ventimillessimo rantolo catarroso? Ecco.
Quei giorni mi alzo pensando a che cavolo serve l’aerosol se non a incrinare perdutamente il rapporto genitore /figlio a furia di minacce e ammonimenti. Di solito quelle mattine lì (che arrivano sempre almeno in gruppi di dieci) proseguono che arrivi alla macchina e trovi i vetri ghiacciati, così sminchi la custodia del cd nuovo per grattarlo via, che qualcuno ti ha appena fregato la spatolina (o forse te la sei persa un paio di inverni fa, ma te la dovrai pure prendere con qualcuno).
Poi arrivi trafelata in stazione e prendi il treno al volo, ma: perdi la coincidenza (#grazieTrenitalia). Aspetti un quarto d’ora al gelo che sembra il più lungo della tua vita e pensi inevitabilmente ai discorsi di tua nonna che ti raccomandava l’uso della canottiera, santa donna. Sali sul treno e, di conseguenza, sulle scarpe di un tipo con cravatta più scazzato di te, chiedi scusa e ti ritagli uno spazio tra il borsone di uno e il gomito di un altro, in precario equilibrio e speranzosa attesa.
In genere poi quello è uno di quei giorni che il tram poi non passa e il tuo pensiero torna alla nonna e alla sua borsa dell’acqua calda benedetta. Sali sul tram e passa l’immancabile controllore che ti pesta un piede e poi l’altro, ti fa cercare mezz’ora il biglietto nella borsa mentre ti fai largo a spintonate e quando riesci a estrarlo e glielo metti vittoriosa sotto il naso, lui non lo guarda e passa oltre e ti chiedi se a quel punto non poteva crederti sulla fiducia.
Miracolosamente entri in ufficio, in ritardo, e una collega entra dopo di te, è quella che abita a un isolato da lì e si lamenta del traffico e ti viene voglia di ferirla scagliandole addosso il mouse, ma poi taci perché sai che la tua è solo invidia e per auto-sedarti ti ripeti come un mantra Ma io abito in campagna, peccato se per sette mesi l’anno parti col buio e arrivi col buio, che stare in miniera è uguale.
Quei giorni proseguono che al ritorno rifai tutto uguale con gli stessi ritardi, arrivi che i bambini ti dicono, arrabbiati, Ricorda domani di non andare più a lavorare, tra un colpo di tosse e il naso che cola, e non ti resta che fargli l’aerosol e metterli a nanna, in terrorizzata attesa del malefico trillo e augurandoti che domani sia un giorno diverso, non come in quel film dove Albanese rivive sempre la stessa giornata.
Ecco, sono reduce da un nutrito grappolo di giorni così, con piccole e fastidiose varianti capaci di alterare un Sufi.
In periodi così, per non soffocare nella propria bile, c’è un unico rimedio: attaccarsi… all’ironia!
Il jolly è: respiri lunghi e profondi
Tags: #grazietrenitalia, aerosol, antonio albanese, è già ieri, jolly, ma la notte no, pendolarismo estremo, sfighe, sufi, treni, trenitalia
Almeno il fronte catarro si attenua col passare degli anni, coraggio! E l’aerosol se lo fanno da soli 🙂 Per il resto purtroppo non bastano gli anni ma ci vorrebbe un radicale cambiamento di vita … se scopri come fare dimmelo! Un forte pat pat e un augurio per una settimana meno complicata.
The Real Person!
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Grazie cara. prima o poi lo scopriremo, non dubitare! 😀
In questo periodo le nostre case hanno lo stesso soprammobile: l’aerosol!!!
E abbiamo anche gli stessi ritmi di sonno forse, risvegli ad ogni rantolo catarroso!
Buon weekend!
The Real Person!
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Fantastico. E il brutto è che a differenza degli altri soprammobili l’aerosol non prende mai polvere per inutilizzo!
a parte la parentesi non proprio piccola del treno condivido e rivivo tutto. Cacchio proprio tutto.
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e allora facciamoci coraggio! 😉
Condivido ogni tua parola e ogni tua situazione…..Ma quanto catarro hanno in quei nasini così piccoli?
The Real Person!
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eh… bella domanda! 😀