Ci sono giorni che hai voglia di buttartici dentro, nella vita che sgroppa fuori dalla tua porta, appena oltre l’ingresso. Altri giorni invece, vuoi soltanto startene in disparte, a osservare dalla finestra il flusso delle cose che vanno lente, senza che tu faccia nulla per cambiarne il corso.
Non è che sei arresa, no. È che ti lasci cullare da quello che c’è intorno, come se quello che succede fosse semplicemente un film della cui trama non ti importa molto.
In quelle giornate potresti startene in pantofole senza nemmeno cambiarti il pigiama. O sprofondarti in una vasca di acqua profumata e guardare le bolle che ti scoppiano tra le dita. Così. Come fossi lontana anni luce da te stessa.
E non ti importa se la tua vita non è un capolavoro, se la lancetta ticchetta inesorabilmente e tu stai buttando minuti a vagonate nel cesso, inutilizzati. A ben pensarci vorresti essere in mille posti diversi. Troppi. Per cui te ne stai buona dove sei. Magari sfogli un giornale, ma perché hai perduto la capacità di stare semplicemente ferma, ad ascoltarti. O forse non l’hai mai avuta. Schiava del fare, produrre, organizzare, inventare, esplorare, trasformare, sistemare. Schiava delle azioni che sei abituata o costretta a compiere. Terrorizzata –soprattutto- dal perdere tempo, dal non mettere a frutto ogni istante.
Qualche volta, però, no. Ti metti di lato e lasci che facciano gli altri, che passino, che se la sbrighino loro. E tu provi a respirare più a fondo, con l’addome, come ti hanno insegnato a qualche corso di yoga. Provi a vederti dal di fuori. Così piccola, e spettinata e spaventata.
Spaventata dal non riuscire a fermare questo istante così com’è, dalla certezza inflessibile e apparentemente innocua che non ci sarà un altro giorno uguale, in cui avrai gli stessi vestiti, l’espressione a quel modo, quel graffietto sul polso e gli stessi pensieri di adesso. Questo adesso che ti scivola via e tu un po’ senti dolore al’idea che tutto scivola via, come un nastro umido tra le mani. Non lo avresti mai detto quando eri bambina e le giornate di giochi in cortile duravano un anno. O quando da adolescente i tormenti d’amore rendevano le tue notti più lunghe di una stagione. Sembrava non passasse la vigilia di un esame all’università, o la vacanza dopo la maturità, che l’hai aspettata come durante la guerra si aspetta la pace.
Invece è successo, è passato. Quello e le ore più lunghe di sempre dentro un ospedale, e i nove mesi di gravidanza, per ben due volte, e quei minuti della nascita dei tuoi figli, pieni di sudore e di sangue e di preghiere perché finissero. Sono finiti, passati, come le notti d’amore più belle.
E adesso lo sai, che tutto passa, ne hai fatto esperienza. Anche se ti aggrappi a questo presente fingendo che duri. Ma quando ti sorprende quel lampo di lucidità, quello che ti fa stupire di aver vissuto 37 anni come un sogno lungo un battito di ciglia, allora senti quel freddo dentro lo stomaco. Quello che ancora devi scoprire come si fa, a rispondergli per le rime, a farlo andare via di lì. A non relegarlo semplicemente, ma a dargli un nome e un senso.
Magari col tempo imparerai. Per adesso hai capito perché sono così poche queste giornate passate soltanto ad ascoltarsi. Accantonando le liste di cose da fare e i libri da leggere, abbandonando i fagiolini nell’orto e le scarpe da ginnastica, mettendo da parte i progetti, gli esercizi di inglese e le pulizie di casa.
Perché quando resti ad ascoltarti vengono fuori anche le cose che non vorresti sentire. Le nostalgie e le paure, quelle in agguato appena sotto il primo strato di pelle. Appena in coda alla prima mezz’ora che passi alla finestra a spiare la vita che passa.
Il jolly è: imparare a darsi retta e a guardare in faccia tutto quello che hai dentro
Tags: ascoltarsi, jolly, sentimenti, silenzi, tempo
Il jolly… l’hai scritto tu quale è!
Ps: Più ti leggo e più penso a ‘quel’ libro che ho finito da poco di cui ho parlato. Lei è tra i più venduti da Feltrinelli, e, a questo mondo, non c’è giustizia.
(quasi quasi ti scrivo privatamente il titolo e l’autrice… 😉 )
The Real Person!
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ti prego… fallo!
terrò per me l’informazione ma tenetrò di carpirne i segreti! 😉
“Schiava dell’azione” … eccomi! Hai descritto così bene la situazione. E dire che prima di essere madre sapevo spegnermi del tutto, persino meditare. Ora devo impegnarmi per cancellare quel senso di colpa strisciante che riappare ogni volta che sono solo Marzia.
Il blog un po’ mi aiuta, scrivere è pensare ma anche libertà, un luogo solo mio …
The Real Person!
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scrivere è la mia salvezza, da sempre. questo blog ha solo un anno ma scrivo per me da che ho memoria.
quasi una mania, a dirla tutta. ma anche la mia ancora di salvezza.
però è bello: essere ogni tanto solo Marzia o solo Fioly. dobbiamo solo lavorarci su, io credo.
ti abbraccio
La sincerità che c’è nelle tue parole colpisce come un pugno allo stomaco. Parole vere per te come per – forse – ognuna di noi. Gli anni sono quasi gli stessi, i figli uno di meno per adesso, ma le paure, a grattare sotto la superficie, identiche. La forza del volersi bene e del pensare che, ancora, il meglio debba venire, auguro a te che sia la stessa che ho io.
The Real Person!
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sì Silvia, certo, sempre guardare oltre col sorriso. è che a volte mi sento così bene nella mia pelle, con quelle cose semplici ma che da sole rendono bella una vita, che mi piglia la paura di non trovarle più. ma è solo un momento, eh 😉
grazie per essere passata di qua
Graffiante post, omeopatica cura per l’anima.
La neve, ancora una volta, è complice delle tue magie.
The Real Person!
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le tue parole, sono balsamiche, per me.
grazie
[sigh! 😉 ]
Davvero bello questo post e tanto vero!
Io -ogni tanto- ho proprio bisogno di queste giornate, mi servono per poi rituffarmi con entusiasmo ed energie nella vita. Ora che sono mamma, posso permettermene molte di meno, ma anche un paio di ore ferma a guardare me le concedo ogni tanto!
The Real Person!
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è vero, da mamme anche un’ora sola è un notevole strappo alla routine!;)
grazie
questo post è bellissimo e ne avevo davvero bisogno. Ti ringrazio.
The Real Person!
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e io avevo bisogno di queste tue parole.
grazie