Il mare gli risvegliava la percezione d’una vita anfibia, prenatale. Lo sentiva avvolgente come quel ricovero uterino, da cui s’era staccato tanto tempo fa, e dove avrebbe desiderato tornare. Morire, entrando nel mare. Così, forse, con la risacca, anche lui sarebbe riemerso da quell’inghiottitoio acqueo, sul bagnasciuga d’un’altra spiaggia, insieme ai sedimenti marini: i vetruzzi levigati, i pezzi di legno catramosi, i filamenti delle meduse. Fino a diventare una spora portatata dall’aria, che andrà a germogliare chissà dove, lontano
Niente, quando una nasce col jolly della scrittura in tasca c’è poco da fare. Poco da incazzarsi perché quella naturalezza dalla tua penna s’accanisce a non uscire. Poco da impuntarti a leggere, rileggere, tornare indietro per indagare il mistero di una prosa tanto graffiante che pare uscire dal libro insieme alle cose che racconta, tutte intere, con la loro poesia o il loro schifo attaccato addosso.
Gran bel gioco del cazzo la vita, quado inizia a palleggiarti con la morte! Questo è mio, questo è tuo: si mettessero d’accordo pima, e li tracciassero più netti questi confini.
Parlo di Margaret Mazzantini e de Il catino di zinco, suo primo romanzo. La scrittura è un poco più ricercata e forse anche un poco più ostica, di quella delle sue ultime opere, ma è comunque imprendibile.
La storia è bella, ma non è quello che ti rimane impresso, ma il modo di far vivere tutto quelli che ci naviga dentro, nel bene e nel male, nella bellezza di una cosa bambina, nella disgrazia e nell’impotenza monca di una vita agli sgoccioli che arranca e che si perde.
La storia è bella, ma non è quello che ti rimane impresso, ma il modo di far vivere tutto quelli che ci naviga dentro, nel bene e nel male, nella bellezza di una cosa bambina, nella disgrazia e nell’impotenza monca di una vita agli sgoccioli che arranca e che si perde.
È la narrazione dell’esistenza di una donna, di cui fino alla fine non si conosce il nome, raccontata dalla nipote, attraverso i tratti del carattere, le vicende più salienti e gli intrighi non sempre felici che il destino le ha servito su una tavola male apparecchiata. Viene fuori una scorza spessa, una caparbietà di madre, un profilo austero in cui bene e male, giusto e sbagliato, si fondono e perdono i confini.
“Oh, nonnaaa… T’allungo un po’ della mia vita. Lo senti come batte forte e misurato il mio cuore? Potrebbe aiutarti a rinsanguare il tuo, potremmo tentare un innesto. Vuoi che lo cerchiamo insieme il punto per il nodo? […]>”
Tirai le tende. Nessun’alba avrebbe ricomposto, per lei, quel riqudro azzurro, che a tratti si sbavava di verde. Non più cielo, non più alberi, non più baci… Niente. Così è la morte.
La Mazzantini non ti racconta una cosa, non la descrive: te la squarta e ti ci fa mettere il naso dentro, anche se è ributtante, anche se è sporca. Ti fa provare sentimenti che non sapevi o non ricordavi di aver vissuto, che per pudore avevi relegato in un angolo remoto dello stomaco. Come il fastidio per una vecchia mezza paralizzata e con poca memoria relegata su una sedia a rotelle. Fastidio per quella mente che si dilegua, anche se si tratta di tua nonna e tu la ami forte e forte la vorresti anche trattenere ancorata a te.
Mazzantini ti mette davanti allo specchio e toglie il velo che attenua i segni della vita sulla tua fronte, e ti mostra il te stesso che non sempre porti a spasso con orgoglio.
Ti mostra il vero, anche quando non vuoi.
Mazzantini ti mette davanti allo specchio e toglie il velo che attenua i segni della vita sulla tua fronte, e ti mostra il te stesso che non sempre porti a spasso con orgoglio.
Ti mostra il vero, anche quando non vuoi.
Il jolly è: scoprire pezzi di sé seminati tra le sue parole
Me ne andai. Assistere alla migrazione di una vita, con l’intento di carpire al morente qualcosa che ci possa tornare utile per il nostro transito verso l’eterno, è un affare da figli di zoccola ladra.
Altri preziosi suggerimenti letterari al Venerdì del Libro di Homemademamma
Tags: homemademamma, il catino di zinco, jolly, letture, libri, margaret mazzantini, stile, vecchiaia
Il jolly della scrittura ce l’hai anche tu!
“Venuto al mondo” mi ha emozionata in un modo assoluto, “Non ti muovere” mi ha straziata. Non guardo i film tratti dai romanzi, o al limite, lo faccio dopo aver letto il romanzo.
The Real Person!
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Sì, la Mazzantini ha il potere di scatenare emozioni, ed è un dono grandioso
è l’unico romanzo che abbia letto di M.M. e mi piace quel suo modo di scrivere che ti trascina come un fiume in piena…..sto sonnicchiando per gli altri romanzi perchè ho già visto i film..ahimè…
un bacio!
The Real Person!
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secondo me ti riservano comunque belle sorprese! però capisco, anche io dopo aver visto il film in genere ho meno voglia di leggere il libro.
un bacio a te!
E’ stato il suo primo libro per me, ormai anni fa.
Mi sono innamorata di lei così, ficcando la testa in quel catino.
E ogni volta che la leggo provo come l’impeto di tirarla fuori, ogni 20 pagine,
per respirare un po’ e ributtarmi più a fondo.
The Real Person!
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hai descritto la sensazione che provo leggendola.
alla lettera