Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Scribacchina pendolare (sulla tratta Torino-Moncestino)

On: 7 Agosto 2013
In: la mia vita e io
Views: 4511
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stazione di crescentinoUna Scribacchina pendolare. Questo sono, da un po’di tempo a questa parte.
Trascorro le mie quattro ore medie di viaggio quotidiano leggendo e scrivendo. Sonnecchiando, quando i bambini hanno avuto una notte particolarmente agitata.
Scivolo su un sedile, mi metto comoda, tiro fuori il libro o il taccuino digitale e mi astraggo fino a scordare tutto quello che ho intorno.
Ogni tanto riemergo per un urlo improvviso, una risata più forte, una gomitata di qualcuno che mi si è seduto di fianco senza che neanche me ne accorgessi. E mi rendo conto che ero stata in esilio su un altro mondo, in un’altra dimensione. Completamente assorbita dal corso dei pensieri o da un fiume di parole di carta, da un nastro ininterrotto di immagini che scorre solo nella mia testa.

 

Ogni tanto gli occhi si perdono fuori dal finestrino. Dentro un paesaggio che cambia continuamente i contorni. Prati che si fanno case, alberi che diventano persone, aperta campagna dove l’occhio scivola via verso l’orizzonte, che, dopo, si trasforma nello scorcio breve della città.
E viceversa. Andata e ritorno. Ogni giorno.

È una fatica, ma mi piace quando la sera ritrovo i miei campi, le strade semi deserte a confronto con le vie torinesi, quell’odore di vita semplice, di intimità più quieta.

Il prezzo da pagare è alto, quando in inverno esco e rientro che è notte fonda. O quando all’alba il primo buongiorno me lo danno la nebbia e due dita di ghiaccio sui vetri.
Ma il venerdì sera mi lascio tutto alle spalle e mi aspettano due giorni in un posto che amo, che mi affatica, anche, e a volte mi fa sentire isolata, ma che è parte del mio modo d’essere.

 

In fondo io vivo di contrasti. Non mi piace stare in una sola dimensione e il mio spirito da Bastian Contrario è appagato se posso abbandonare la scrivania e il computer per ritrovarmi coi piedi nel fango a zappare l’orto o sedermi sotto il portico a guardare in lontananza i trattori al lavoro. Oppure saltare in groppa a un cavallo e perdermi nei boschi.
Ma non potrei essere nemmeno solo questo. Mi mancherebbe il mio lavoro, perdermi in Rete in ceca di spunti, ritrovare ogni tanto una Torino che pure nel caos mi strizza l’occhio da un angolo nascosto.

 

Certo, dovessi scegliere non avrei dubbi, ma per ora va bene anche così.
Per quanto sia pesante, questo pendolarismo estremo, cerco in questa dimensione stramba e sospesa tra strada e ferrovia uno spazio mio, per perdermi in pensieri, sproloqui, monologhi che mi portano molto più lontano del tragitto reale che mi tocca ogni giorno.
Alzo gli occhi come alla fine di un sonno in dormiveglia ed eccomi qua, di nuovo in stazione. Tra un quarto d’ora sono a casa. Anche sta sera la scribacchina pendolare ha fatto il suo lavoro.

 

Il jolly è: cercare una propria dimensione. Anche su rotaie.

 

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11 Responses to Scribacchina pendolare (sulla tratta Torino-Moncestino)

  1. Duda Tissa ha detto:

    Ogni tanto (solo ogni tanto però!) mi manca il viaggio in treno, il tempo esclusivo per me, per leggere, per organizzare le idee. Capisco e condivido il tuo desiderio di vivere la campagna ma non rinunciare alla città e ti ammiro per aver avuto il coraggio di questa scelta.

  2. Raffaella ha detto:

    Penso che sia dura, ma è la tua dimensione, quella che hai scelto e non credo potresti essere o vivere lontana dai tuoi cieli.
    Raffaella

  3. Robin :D ha detto:

    Queste ore sono preziose: hai tempo per stare con te stessa. Grazie per avercene fatto dono!

  4. Elisabetta Pendola ha detto:

    mi piace moltissimo questo tuo blog che non conoscevo, prima d’ora 🙂

  5. verdeacqua ha detto:

    bellissimo. bellissima tu. Mi piace il tuo modo di vedere le cose…
    C’è una me, quella bastian contrario, che vorrebbe ogni tanto fare la pendolare, per perdermi nelle pagine e nelle immagini solo mie… E’ tempo per te, comunque. Anche se toglie ad altro.

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