Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Quello che non faccio

    On: 15 Marzo 2016
    In: sproloqui
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    quello che non faccioAbbiamo già detto tutto e fatto niente.
    Restiamo a vedere immagini di corpi gonfi risputati dal mare o sanguinanti lungo qualche confine domandandoci se sia giusto o no pubblicarle, quelle immagini, facendo analisi di sofismi, ripercorrendo il passato, sbattendoci in faccia l’un l’altro dati, date, eventi, nomi, leggi.
    Ci parliamo addosso, disquisiamo, ci rimproveriamo, puntiamo il dito, puntiamo il dito, puntiamo il dito. Bastasse puntarlo un triliardo di volte perché si staccasse, avremmo tutti la mano monca.
    Così siamo. Capaci di guardare gente che muore a due centimetri di mare sul mappamondo e parlare. Giudicare. Avranno diritto di scappare? Soffrivano abbastanza? Scappano proprio da una guerra o solo da qualche scaramuccia? Mica hanno fame: c’hanno il telefonino. Macché persecuzione, quello hai visto che faccia tranquilla, ci prende per il culo tutti, in salute com’è. Ci rubano il pane, il salame, le case.

    Sindachiamo. Schediamo. Sproloquiamo. Con il culo al caldo e la tv accesa. Come fossimo dei dell’Olimpo a guardare da basso ci arroghiamo il diritto di spiegare quale sofferenza sia più giustificata di un’altra. Quale il dolore sopportabile, quale la morte cercata.

    Invece che vedere i nostri figli in quei figli, le nostre madri in quelle donne senza voce. Invece che sentire i colpi dei manganelli sulle nostre teste. (altro…)

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  • I soli confini invalicabili sono quelli dell’indifferenza

    On: 7 Maggio 2015
    In: ospiti
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    nepalVi ho già presentato Marzia. La mia amica che ha deciso di seguire il proprio sogno, dilatando la zona comfort, è il caso di dirlo, fino ai confini del mondo. Lei è in viaggio, senza meta: Looking for love è la sola traccia a guida dei suoi passi.
    Le ho chiesto di parlarci del Nepal, terra che conosce bene: è stata in un bellissimo paesino rurale della Kathmandu Valley da novembre 2014 a febbraio 2015. Le ho chiesto anche di aiutarci ad aiutare questo Paese generoso, duramente colpito dal terremoto di fine aprile.

    Come e perché hai deciso di visitare il Nepal?

    Sono in viaggio senza meta alla ricerca dell’amore, quella forma incondizionata che si manifesta in varie forme. Ho scelto di mettere in circolo il mio, collaborando con l’associazione Human Traction che, da anni, opera in un piccolo villaggio della Kathmandu Valley.

    Come hai conosciuto Human Traction? E come operano sul territorio?

    Sono venuta a conoscenza dell’associazione Human Traction tramite un altro viaggiatore nell’estate 2014 e, a novembre, ho deciso di prendere l’aereo che mi ha portata in oriente. L’Associazione si occupa di una ventina di bambini e ragazzi, a cui garantire uno standard di vita migliore. È stato costruito l’ostello, sono stati dotati di elettricità tramite pannello solare, è in atto un progetto per erogare acqua in modo continuo, si cerca di dotarli anche di spazi ludici e poi ci sono progetti a lungo termine, per poter permettere ai più grandi di svolgere un’attività.

    Che impressione ti ha fatto? Quali sono i tuoi ricordi più vividi di quel Paese e della sua gente? 

    È un paese meraviglioso e lo sostengo da sempre. Ha ubriacato i miei sensi, confuso tutti i miei pensieri, modificato le mie abitudini e rubato il mio cuore. I ricordi sono tutti vividi perché sono trascorsi solo tre mesi e, grazie alla tecnologia, non ho provato un gran distacco. Sono nella vicina India, dove tutto è “same same but different” (simile simile, ma diverso). La cosa che mi colpì al mio arrivo fu la gioia che il popolo nepalese ha nel DNA, è profonda, è reale. I loro sorrisi sono disarmanti.  (altro…)

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