Immaginate un posto in cui possedere una baracca di cinque metri quadrati da dividere in quattro è quasi un privilegio. Un luogo in cui mantenersi facendo il cercatore di rifiuti occasionale è un buon traguardo. In cui chiedere una tangente per evitare una falsa testimonianza in un processo è la norma.
Questa è l’India raccontata da Katherine Boo in “Belle per sempre”, quella che si incontra in uno slum di Mumbai accanto alla lussuosa zona del nuovo aeroporto.
Questa è l’India raccontata da Katherine Boo in “Belle per sempre”, quella che si incontra in uno slum di Mumbai accanto alla lussuosa zona del nuovo aeroporto.
L’aspetto straordinario di questo lungo racconto, a metà tra romanzo e reportage, è che l’autrice lo ha scritto dopo 4 anni di vita nella baraccopoli. Dopo aver osservato, intervistato, interrogato, cercato documenti.
Dopo essersi adattata a una realtà talmente estrema da sembrare irreale.
Dopo essersi adattata a una realtà talmente estrema da sembrare irreale.