Se dovessi riassumere dicembre in una frase: tornare a casa e trovare luci accese.
Vederle di lontano, arrivando lungo il viale che certe sere è stata duro di ghiaccio, altre sere, pantano molle dopo la pioggia.
Arrivarci dopo una giornata lunga, ma dire giornata non è giusto, perché a dicembre non sono tante le ore del giorno. Comunque, arrivarci certamente al buio, come al buio si è partiti, delle volte sotto un tetto di stelle – e che stelle! Bocconi bianchi come neve che aggiungono una dimensione al cielo.
Sul viale che dicevamo, tirare giù il finestrino, far entrare aria fredda e metterci il naso dentro, in quel cielo multidimensionale e prepotentemente bello da far scordare la stanchezza. Rallentare fino a fermarsi e guardare casa da lì, da una distanza non piccola non grande: la distanza che ti fa mettere a fuoco le cose che hai nel cuore. O in un posto che ci somiglia.
Un posto che somiglia al cuore è la casa, intesa come un luogo dove ti piace tornare.
(Puoi averne cento, o una sola. Ma conta poco, perché quell’una può esser grande come una parola detta da qualcuno un mattino o combaciare con il mondo).
Dicevamo, però, di certe luci da quel viale: basterebbe vedere accesa quella del bagno, o della cucina, che vuol dire Qualcuno che ti aspetta. O, alla peggio, che si aspetta che tu stia tornando. Non è uguale, ma non è poco.
Ma adesso c’è anche la fila di lucine intermittenti lungo il portico, che se ti metti in una certa prospettiva fanno da corona al cielo e ci vedi dietro la collina scura, la stalla e il castello di Gabiano. (Come nelle fiabe, mi sembra: la stalla e il castello). E ci sono le mie preferite, le luci sull’albero in balcone. Luci semplici e tutte bianche che mi piacciono tanto perché le vedo dal letto, di notte, e tutta la stanza diventa speciale.
Ripenso ad altre luci, altri Natali. L’altra casa che ho, che sono io bambina. Sono a casa e aspetto le luci di un’auto nel viale: mio padre, mia madre, mia sorella. Magari c’era la neve e la macchina andava avanti piano, accendendo i vetri del ghiaccio con i fanali, un momento.
-Chi lo avrebbe detto che sarei cresciuta davvero.
Invece sì, o non ci sarebbe questo dicembre, rallentare nel viale tornando da lavoro, salire in cucina e spegnere tutto per stare insieme a guardare: luci bianche che pulsano al buio come piccoli cuori accesi.
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Istanti rubati a dicembre2016 (tornare a casa e trovare luci accese)
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Istanti rubati a #dicembre
Dicembre è fatto di momenti intimi, luci piccole. A lui non serve urlare per farsi sentire, parla a bassa voce, sussurra.
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