Mi sa che l’estate si è stancata di essere accaldata. Ne ha diritto, probabilmente, dopo secoli e secoli trascorsi a sudare. Probabilmente ha pensato basta, quest’anno mi voglio rinfrescare un poco anche io. Così ha chiesto alle amiche nuvole di scontrarsi più spesso per chiamare temporali. E vento e lampi fulmini e saette.
Magari se ne va in giro travestita da ragazza sotto un grande ombrello, gustando il fresco che le alza le sottane e i capelli sparsi all’aria, anziché tutti sudati e appiccicati addosso.
Magari ci ha pure sentiti, l’abbiamo incrociata per strada proprio mentre ci stavamo lamentando di questa estate balorda, di questi scrosci improvvisi, di questo grigio umido che pare infilarsi sottopelle. Delle giacche indossate fuoristagione e i bikini stipati in valigia. Per una volta che non ho scordato di portare i solari, dico io.
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Magari ci ha pure sentiti, l’abbiamo incrociata per strada proprio mentre ci stavamo lamentando di questa estate balorda, di questi scrosci improvvisi, di questo grigio umido che pare infilarsi sottopelle. Delle giacche indossate fuoristagione e i bikini stipati in valigia. Per una volta che non ho scordato di portare i solari, dico io.