Ho avuto un cavallo per amico. Che veramente era una cavalla.
Quando frequentavo il maneggio parecchi anni fa, molto prima di fidanzarmi con il suo proprietario, vederla vagabondare libera intorno a casa, è stata una delle cose che mi ha fatta innamorare di quello che poi sarebbe diventato il luogo che abito.
Potevi arrivare a qualsiasi ora del giorno e della notte e la trovavi lì, intenta a brucare nel prato accanto al portico. Tranquilla e placida, come un cane fedele che ti aspetta a ogni ritorno.
Quando frequentavo il maneggio parecchi anni fa, molto prima di fidanzarmi con il suo proprietario, vederla vagabondare libera intorno a casa, è stata una delle cose che mi ha fatta innamorare di quello che poi sarebbe diventato il luogo che abito.
Potevi arrivare a qualsiasi ora del giorno e della notte e la trovavi lì, intenta a brucare nel prato accanto al portico. Tranquilla e placida, come un cane fedele che ti aspetta a ogni ritorno.
Perché lei, a differenza degli altri quadrupedi residenti al Pom Granin, aveva i privilegi che vengono dalla vecchiaia e da anni di onorato servizio. Ne aveva portati a centinaia, di grandi e piccini sulla sua groppa.
Così, negli ultimi anni, poteva girare dove voleva, ficcanasare dappertutto, e capitava spesso che si sgranocchiasse le pagnotte -servendosi direttamente dal pacchetto- che avevi distrattamente dimenticato sul tavolo in cortile.
Così, negli ultimi anni, poteva girare dove voleva, ficcanasare dappertutto, e capitava spesso che si sgranocchiasse le pagnotte -servendosi direttamente dal pacchetto- che avevi distrattamente dimenticato sul tavolo in cortile.
D’estate poi se ne andava per un paio di mesi in villeggiatura, perché i troppi insetti che stanno da noi non le tormentassero il meritato pensionamento. È stato un cavallo così, più amato di tante persone.
È morto una domenica di agosto; aveva 41 anni. La notte prima, mentre noi eravamo tutti impegnati nella festa dell’estate, quella che facciamo ogni anno in quel mese, lei si è intrufolata nella stalla -pareva avesse braccia e mani vista l’abilità- per uno spuntino notturno, per festeggiare con noi.
È morto una domenica di agosto; aveva 41 anni. La notte prima, mentre noi eravamo tutti impegnati nella festa dell’estate, quella che facciamo ogni anno in quel mese, lei si è intrufolata nella stalla -pareva avesse braccia e mani vista l’abilità- per uno spuntino notturno, per festeggiare con noi.
Il giorno dopo è venuta a sdraiarsi per l’ultima volta in cortile, dove stavamo pranzando. Ha rifiutato di alzarsi, pareva chiedesse Vi prego, fatemi andare.
Intorno a lei, una decina di persone con gli occhi lucidi. Chi le sistemava una coperta sotto la testa, chi le asciugava la fronte e gli occhi con un panno. I miei figli hanno preso un cuscino e si sono accomodati in terra per carezzarla.
Intorno a lei, una decina di persone con gli occhi lucidi. Chi le sistemava una coperta sotto la testa, chi le asciugava la fronte e gli occhi con un panno. I miei figli hanno preso un cuscino e si sono accomodati in terra per carezzarla.
Con il suo corpo tutto spigoli ci ha salutati così, facendosi lisciare il manto consumato dagli anni e dalle scorribande attraverso i campi.
Champagne è morta il 24 agosto: il compleanno della mia mamma. Ho detto ai bambini che la nonna l’ha chiamata lei, che era il suo turno di cavalcare attraverso le nuvole.
E ci credo pure io, che se la stanno spassando lassù, che adesso anche mamma ha imparato a galoppare. Grazie alla pazienza della nostra amica dolcissima.
Champagne è morta il 24 agosto: il compleanno della mia mamma. Ho detto ai bambini che la nonna l’ha chiamata lei, che era il suo turno di cavalcare attraverso le nuvole.
E ci credo pure io, che se la stanno spassando lassù, che adesso anche mamma ha imparato a galoppare. Grazie alla pazienza della nostra amica dolcissima.
Grazie Champy. Ciao.
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