Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Futura

    On: 23 Aprile 2015
    In: sproloqui
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    meduseMi sveglio da un lungo sonno. Dopo mesi sdraiata in spiaggia, mi bucano la pelle per riassemblare le ossa. Riparano le più malandate, mi riverniciano la pancia. Sento solletico. Sul fianco scrivono, con la vernice blu, Futura. Martellano, piallano, tamponano. Ci mettono giorni, forse settimane.
    Poi, una sensazione che credevo di aver dimenticato: l’acqua che solleva, mi culla, lascia strisce saporite di alghe e di sale. Galleggio e sorrido in uno scricchiolio di assi di legno.

    Ma dura poco: subito sento passi calpestarmi la schiena. Persone. Uno, due, tre, dieci, undici, dodici, trenta, cinquanta, settanta. Perdo il conto. Sono uomini, donne, bambini. Scalpitano, si pestano, mi pestano, si stringono, urlano, si spintonano. Non ho mai portato tutte queste persone insieme: è uno scherzo.
    Invece mi guidano lontano dalla spiaggia pietrosa d’Africa, a forza di strattoni sono in mare aperto con il mio carico umano: piedi, dita, capelli, bocche, ginocchia. La luce arriva dritta, e taglio l’acqua a prua con una mossa precisa. L’Equatore mi si disfa alle spalle, davanti la terra è un bisbiglio in un’altra lingua, più che all’approdo somiglia a una promessa.

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