È un’estate strana, più fredda e umida che mai, un paradiso per zanzare e pinguini, mi vien da pensare. Federico è indietro con il lavoro di campi e di trattori, penso che impazzirei a fare un mestieri per cui si deve ogni giorno scendere a patti con il tempo meteorologico.
È un’estate insolita, ma non era male -i bambini sempre affamati di attenzioni, le ore passate insieme, i treni che vanno e non vanno- ma non era per niente male, insomma, era vita.
È un’estate insolita, ma non era male -i bambini sempre affamati di attenzioni, le ore passate insieme, i treni che vanno e non vanno- ma non era per niente male, insomma, era vita.
Poi, da qualche giorno, questo vento di morte. Lontano, sì. Ma nemmeno poi tanto. Si insinua dalla tv lasciata accesa, dalle pagine di tutti i giornali (ma comunque mai abbastanza, dovrebbe urlare più forte); persino dalle bacheche di facebook, dal flusso perpetuo di tweet.
Dappertutto, ma soprattutto, non abbastanza. (Spesso le notizie stanno dopo la cronaca dei Mondiali, o dopo le news sul maltempo. Essenziali per chi non sa cosa mettere in valigia o chi tifare alle semifinali, per carità).
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Dappertutto, ma soprattutto, non abbastanza. (Spesso le notizie stanno dopo la cronaca dei Mondiali, o dopo le news sul maltempo. Essenziali per chi non sa cosa mettere in valigia o chi tifare alle semifinali, per carità).