Ricovero ospedaliero per: safenectomia (addio vena varicosa)
Prognosi: 1 mese, contrattato con il chirurgo a 3 settimane
Prescrizione medica: stare sdraiata o camminare. No seduta, no ferma in piedi, no alzare pesi.
Quello che mi sono immaginata: luunghe giornate solitarie passate alternando
- lettura/scrittura mollemente adagiata sul divano, portatile accucciato fedele al mio fianco, libri tutti intorno
- lunghe passeggiate tranquille nella mia campagna, salutata dalla natura che si sveglia (un po’ Biancaneve nel bosco, per dire, con trillo di uccellini e scoiattoli che fanno il girotondo, evidentemente ubriachi).
Quello che è stato nella realtà: dopo il giorno numero 1 di ritorno dall’ospedale, per le successive due settimane, bambini a casa dall’asilo: uno o tutti e due. Causa tosse e bronchite acuta, accompagnata da laringospasmo notturno. Risultato: mamma con cardiopalma, oltre che zoppa.
Reazione: i primi due giorni ero spaventata, arrabbiata, abbacchiata dagli antibiotici miei e dei bambini, affaticata dal loro bisogno di attenzioni, preoccupata per la loro salute.
Insomma, incazzata nera.
Insomma, incazzata nera.
Poi, quando loro hanno cominciato a stare meglio e io pure, le cose sono cambiate.
Mi sono accorta che anziché perdermi in un libro era più bello smarrirmi nei racconti con loro. Guardarli giocare con calma, una volta tanto, ascoltare le chiacchiere e ridere dei dispetti.
Anziché scrivere il best seller dell’anno venturo, aveva più certo risultato portarli a fare il sonnellino e ascoltare il sonno che arriva e gli soffia sugli occhi sempre più stretti.
Mi sono resa conto che anziché le lunghe passeggiate solitarie per colline erano molto più divertenti i passetti con loro intorno a casa. Zigzagare in giro, seguire una farfalla o un grillo, poi sedersi e guardare i cavalli pascolare: la nostra tv in mezzo al prato.
Sereni, senza fretta.
Mi sono accorta che anziché perdermi in un libro era più bello smarrirmi nei racconti con loro. Guardarli giocare con calma, una volta tanto, ascoltare le chiacchiere e ridere dei dispetti.
Anziché scrivere il best seller dell’anno venturo, aveva più certo risultato portarli a fare il sonnellino e ascoltare il sonno che arriva e gli soffia sugli occhi sempre più stretti.
Mi sono resa conto che anziché le lunghe passeggiate solitarie per colline erano molto più divertenti i passetti con loro intorno a casa. Zigzagare in giro, seguire una farfalla o un grillo, poi sedersi e guardare i cavalli pascolare: la nostra tv in mezzo al prato.
Sereni, senza fretta.
I primi giorni ero arrabbiata perché ero certa di aver bisogno di risposo, anche psicologico.
Poi, ho capito che era altro ciò di cui avevo bisogno davvero e che per fortuna anche questa volta la Vita lo ha capito per me: avevo bisogno di questo tempo -lento- con i miei figli.
Non era la gamba che necessitava di più attenzioni, ma il cuore.
Poi, ho capito che era altro ciò di cui avevo bisogno davvero e che per fortuna anche questa volta la Vita lo ha capito per me: avevo bisogno di questo tempo -lento- con i miei figli.
Non era la gamba che necessitava di più attenzioni, ma il cuore.
Il jolly è: capire perché le cose succedono. Di solito il motivo è appena sotto la pelle dell’apparenza.
La convalescenza è sempre un catalizzatore di energie.
Ciao 🙂
The Real Person!
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sì, e speriamo che durino un po’, queste energie! 😉
Grazie di condividere le tue emozioni…è bellissimo quello che hai scritto e che stai vivendo…mi hai commosso…un abbraccio fortissimo
The Real Person!
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ma grazie cara. spero di rivederti presto, un abbraccio grande!
Buona guarigione! E grazie per le belle cose che hai scritto. Preziose
The Real Person!
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grazie mille a te!
LE COSE NON SONO MAI COME SEMBANO, GRAN BANALITA’ MA VERA (SCUSA IL MAIUSCOLO)
BUONA GUARIGIONE, E SCRITTURA ANCHE SAI, PERCHE’ LE STORIE MATURANO PIANO POI ESPLODONO E TE LE RITROVI LI’ TRA LE MANI. BACIONE
The Real Person!
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è proprio così: tocca covarle, le storie un abbraccio!