Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Sopravvivere al baby shock: il manuale

On: 28 Aprile 2014
In: ospiti
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I papà vengono da Marte, le mamme da Venere

 

Baby shock: solo l’espressione fa paura ed è quella con cui si apre “I papà vengono da marte le mamme da venere, manuale per i genitori a uso terrestre“.
Gli autori sono una coppia di genitori, Barabara Tamborini e Alberto Pellai: psicopedagogista e autrice lei, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva lui, sono sposati e hanno quattro figli (quattro! perciò mi fido).

 

Dicevamo, baby shock: nel testo viene descritta come quella fase destabilizzante in cui si trova catapultata una coppia alla nascita del figlio. Chi ci è passato lo sa: è quel periodo in cui non dormi come prima, non mangi come prima, non ti riposi come prima, non ti rilassi come prima, non fai all’amore come prima, non ti lavi nemmeno, come prima. L’elenco potrebbe continuare all’infinito.
L’aspetto ancora più crudele è che non si tratta di un momento veloce: pare che per uscire dal tunnel ci vogliano tre anni. E tre anni possono mettere alla prova anche la coppia più collaudata.

 

Questo manuale ha l’obiettivo di aiutare mamma e papà ad affrontare i mesi complicati del post partum senza mettere a rischio la solidità della coppia (cosa per nulla scontata, stando alle statistiche). Per questo racconta i momenti topici della nascita di un figlio dal punto di vista femminile a maschile.
Sì perché differenze ce ne sono, eccome. Sono strutturali, determinate dalla conformazione cerebrale, dalla secrezione di ormoni, da secoli di evoluzione e  tradizioni.

Per esempio: quando il bambino piange la mamma reagisce più prontamente, è più adatta in situazioni di emergenze, mentre il papà, abile nel non scomporsi mantenere la calma, riesce meglio a fare addormentare il bambino o a calmarlo quando è agitato. A farlo mangiare quando non ne vuol sapere e la mamma si strugge d’ansia  (per il papi, invece: Chi non mangia, mangiò o mangerà).
La figura paterna è importante per fare rispettare le regole perché è un ruolo che gli appartiene dalla notte dei tempi, mentre la mamma, dal momento del parto, è colei che accoglie e protegge la prole.

 

In alcuni casi mi sembra che gli autori abbiano spiato nella nostra quotidianità. Ad esempio quando lui dice a lei:

 

Lasciatelo dire: se c’è una cosa che non mi piace molto di te è che leggi sempre (…)
Mi ha ricordato i tomi e tomi letti nei 9 mesi + 9 di attesa, e di come ogni cinque parole su temi neonatali citassi una più o meno autorevole fonte.

 

Oppure quando Federico entra in casa e ci saluta in una smorfia di dolore vedendo la casa in brandelli e noi intenti a dipingere con le dita/cucinare un dolce/ giocare con il Didò.

 

Le tempere, nella tua lista dei tabù, vengono poco prima delle sigarette e dei superalcolici.

 

O, ancora, quando l’autrice perde secoli di vita nel vedere il babbo che lancia in aria il pupetto di otto mesi, per fargli fare l’aeroplano. Qui la sola differenza è che Federico lo ha fatto la prima volta intorno al secondo giorno dopo il parto. Ho seriamente temuto che le infermiere di turno ci togliessero la creatura per affidarla ai servizi sociali.

 

Comunque, la ricetta fondamentale è una: usare dialogo ed empatia. Bisogna mettersi nei panni dell’altro, rispettarne tempi e modi. Crescere un bambino vuol dire crescere come coppia e come famiglia. È una fatica al cubo ma, se si trova un equilibrio, anche i frutti sono generosi.
I genitori sono entrambi fondamentali: le donne regalano le radici, i papà un paio di ali.

Di entrambe le cose, secondo me, ha necessità anche un nucleo familiare: buone basi per non volare via nei momenti di tempesta e gli strumenti per elevarsi insieme. Ancora e sempre.

 

Il jolly è: leggere questo manuale, edito da De Agostini, da domani in libreria. Poi, sperimentare. Con sensibilità e attenzione.

 

Altri preziosi suggerimenti letterari al Venerdì del Libro di Homemademamma

 

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