C’era una volta una giovane donna che trascorreva buona parte delle proprie estati nella casa di famiglia in montagna. Le giornate passavano liete e ancor più le notti: tra giri in valle, passeggiate nei boschi con gli amici (stile Carpe Diem), serate in piola a forza di canti e di grappa, lunghissimi pomeriggi assolati a girare di casa in casa per quattro chiacchiere e una partita a carte, una scarpinata al rifugio, un bagno al lago.
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Formazione casalinga: io, i due nani, Antonella amicadaunavita e la sua bimba di 6 mesi. Età media dei tre pupi: 11 mesi. Aiuti: zii e nonni sparsi, a caso e in turnazione (santi subito). Mission: appena appena possible.
Ero stata qui con Antonella nell’estate dei 17 anni, quando la nostra principale preoccupazione era stabilire quale fosse il ragazzo più carino del paese e procurarci una bottiglia di Forst che ci bastava per ubriacarci dure un paio di sere. Intorno, allora come adesso, i miei amici storici, quelli che incontri ogni anno al paesello e a cui sei legato da un laccio inossidabile.
Non bisogna fare i confronti con la vita pre-filiazione, lo so. È masochistico. Ma le comparazioni si affacciano alla mia mente così, senza volerlo. Provo a scacciarli, come con gli insetti molesti. Tutto inutile.
Il risveglio, prima. Sveglia alle quandotipare, colazione in balcone baciati dal sole sorseggiando mollemente caffè per riprendersi dalla notte di via crucis tra locali e feste di paese. Sottofondo musicale: Facciamo colazione anche con un toast del resto. Spesso.
Il risveglio , adesso. Sveglia alle quandovoglionoinani, colazione dopo di loro rincorrendoli per le stanze, sorseggiando un’insipida tisana che fa bene al latte, e sognando il caffè per riprenderti dalla notte di via crucis tra la culla e il tuo letto. Sottofondo musicale: Vola vola vola l’ape Maia.
I pasti, prima. Pranzo e cena alla quandonehovoglia, un po’ che te li trovi scodellati nel piatto da nonne e mamme volenterose, un po’ che li scrocchi a casa degli amici; da consumare su terrazze vista Dolomiti, scalzi e con musica rock a tutto volume.
I pasti, adesso. Pranzo e cena in batteria, a metà tra la naja, la catena di montaggio e i polli da allevamento. Parte un pupo con la sua pappa ai cereali, segue la seconda che attende il suo turno per usare il seggiolone. Se proprio la fame è tanta e le urla sovrastano un prefissato numero di decibel, la si arrangia sulla sdraietta e si comincia l’imboccamento seriale. Chiude il terzo che va rincorso e acchiappato in cortile, blandito con promesse di giochi mirabolanti e assistito mentre si ostina a voler mangiare persino la frutta con la forchetta (sicuro che non ha preso da me, che mangerei con le mani persino la minestra).
Alla fine tocca alle mamme, grondanti di pappette melmose che pare di aver fatto la lotta nel fango, ormai seminauseate a furia di rimestare omogeneizzati. Il tempo del pranzo è continuamente interrotto, manco a dirlo, da uno da cambiare, uno da far addormentare, uno da raccogliere dal pavimento.
Il momento delle pappe ha di sottofondo lo stridente sovrapporsi di filastrocche ripescate nella memoria e/o inventate sul momento.
Passare il tempo, prima. Giornate a fare una beata fava di niente ma te la godevi che era una meraviglia. Lettura, riposo, passeggiate sognando amori lontani erano i tuoi momenti di solitudine. Scorribande per il paese, lunghe chiacchierate, grandi bevute, sovversivi piani per cambiare il mondo erano la base del tempo trascorso con gli amici.
Passare il tempo, adesso. Tempo libero: disperso. Finito, scomparso, sepolto. Ogni ora ha la sua attività, quando non se ne sovrappongono cinque o sei. Giochi nel prato, bagnetto, cambio pannolino, passeggiata, nanna, rutto, ri-nanna, preparazione cibo. Mischiare questi ingredienti nell’arco delle 24 ore, shakerare con forza, aggiungere una dozzina di inconvenienti e piccole grane da risolvere ed ecco le nostre giornate.
A zonzo, prima. In giro in infradito, pantaloncini, sigarette e qualche euro in tasca.
A zonzo, adesso. Passeggini, giochini tampona-capriccio, golfini, biberon con acqua, crema solare, pannolini per il cambio, macchina fotografica, cappellini parasole, biscotti (per la verità questo è quello che CI VORREBBE. Quello che mi ricordo di prendere è tutta un’altra cosa)
Gli amici, prima. Chi nella vita ha avuto una seconda casa in un piccolo paesino fuori dal mondo sa come funziona. Qui gli amici diventano una seconda famiglia, li incontri a ogni ora del giorno e della notte. Ma senza appuntamenti, telefoni, sms o email. Semplicemente esci di casa e li trovi. Per strada, al bar, alla fontana, a casa di uno di loro. Oppure piombano tutti da te. E dopo ti inventi di fare quello che vuoi. Un giro in città, una partita a briscola, una merenda a base di fortaie*. O anche NIENTE, con buona pace di chi non si sa divertire con poco. Sottofondo canoro: It’s a perfect day
Gli amici, adesso: Siamo tutti nella stessa bagna. Ovvero: tutti i miei amici, come me, per qualche misterioso filo del destino, hanno deciso di figliare negli ultimi due anni. Così adesso ci troviamo –bell’esempio di famiglia allargata- con prole al seguito. Minimo 1 massimo 2 pupi a genitore, tra i pochi mesi e i due anni di vita. Attività possibili? Nessuna. O meglio rincorrere, pulire, consolare, sfamare o addormentare pargoli. Nel mentre, mezze parole sugli ultimi mesi e frammenti delle nostre vite raccontati tra un pianto e un capriccio.
Meno male che ci siamo riposati prima, mi vien da dire. Sottofondo canoro: Nella vecchia fattoria, ia ia o
Potrei andare avanti così per giorni, la morale è: la musica cambia, eccome. Cambia l’orchestra, il ritmo e la sinfonia. La cosa strana è che non è male nemmeno adesso, anche se non sembrerebbe. Proprio vero che ti rincoglionisce, ‘sto amore materno.
(Però, amici miei, una delle nostre belle giornate in stile braccia rubate all’agricoltura, spaparanzati al sole e coi Doors di sottofondo… che ve lo dico a fare!)
Il jolly è: imparare ad apprezzare ogni cambio di repertorio
*tipico piatto giobrese simile alle crepes
Questo post partecipa al blogstorming sul tema l’insostenibile leggerezza dell’estate
Tags: amici, confronti, donnie brasco, forst, fortaie, la mia vita e io, lou reed, musica, non-proprio-vacanze, vasco rossi
tutto vero, ancora per un po’. quando entrambi avranno superato i 4 anni comincerai a vedere la luce che c’e fuori dal tunnel e quando avranno superato i 6 sarai fuori! tranquilla fino all’adolescenza…
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in realtà passa così veloce, il tempo, che so che presto mi troverò a rimpiangere queste fatiche. certo però, un po’ di puro relax, nel frattempo, non guasterebbe!
che dire, hai proprio ragione! Però almeno le amicizie sono rimasta, io invece sono rimasta sola, che le uniche amiche che hanno figliato come me sono 600 km lontane da me e gli amici che avevo qui si sono dileguati da un pezzo, non riuscendo a stare dietro alla giornata tipo di una mamma!
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sì gli amici sono rimasti, la fortuna è anche che siamo tutti coi pupi a seguito. ora sì che ci si diverte!
Ma che brava, rende perfettamente l’idea!!
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…e ho fornito la versione light!;) grazie!
bellissimo (ho riso un sacco, nonostante tutto ;D)
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e pensare che ti avevo invitata qui a obra! mi sa che con questo post mi sono giocata la tua presenza per un bel po’! (grazie, eh =)