Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Scusate non mi lego a questa schiera

On: 9 Luglio 2012
In: sproloqui
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bimbo nell'ortoIncredibile: in meno di un mese sono riuscita a leggere un libro. Tutto eh, da pagina 1 fino alla quarta di copertina, indice compreso. Sono stata brava. Ho letto acrobaticamente con un pupo sulla pancia e uno appiccicato al collo, poi girando in cortile col passeggino e il libro appoggiato sopra, poi quando dormivano, ma pochissime righe perché è un gran difficile che dormano in contemporanea. Ho letto –poco poeticamente- in bagno e nelle posizioni più scomode mentre facevo addormentare Eliandro, che lui se vede un libro se lo vuole mangiare (come ogni altra cosa semi solida nel suo raggio d’azione). Ho letto ad alta voce per Lemuele, ma pochissime parole perché alla quinta o sesta lui capisce che non è una favoletta delle sue e che la mamma sta cercando di farlo fesso.

A ogni modo, l’ho finito. E quello che volevo dire è che è stata una bella lettura. Pecoranera di Devis Bonanni (qui il suo progetto) è il racconto autobiografico di un giovane che lascia il lavoro in ufficio per la campagna. La cosa interessante è che il progetto è di quelli che affascinano, ma ancor più che è scritto BENE. Naturalmente non ci trovi dentro colpi di scena o svolte inaspettate. Ma quella consapevolezza lucida di chi è abituato a dialogare coi propri pensieri, a parlarsi allo specchio guardandosi dritto negli occhi.

A volte conduciamo delle vite scellerate per anni e anni solo perché non troviamo una sola ora per nasconderci da tutto e da tutti e rimanere da soli con noi stessi.

C’è la poesia delle cose piccole, la lungimiranza contadina. L’entusiasmo pacato e profondo di chi sa misurarsi con il gesto senza fronzoli, con la quotidianità che incalza. La saggezza di chi scende a compromessi soltanto con l’ineluttabilità delle stagioni e le intemperanze del clima. C’è l’intelligenza di chi indaga e non accetta cibi precotti – in tutti i sensi. Dentro si sente l’aria umida di certe mattine, l’odore di un pasto che nasce dalla terra lavorata con le proprie mani, il dolore allo stomaco che ti prende quando ti incazzi con la grandine che ti distrugge il raccolto.

Ma non è solo questo, che mi ha colpita. E non è soltanto la storia in sé. Perché anche il mio fidanzato ha lasciato un lavoro da geometra (meglio retribuito) per dedicarsi alle cose che ama: la terra e i cavalli. Magari in maniera meno radicale, ma è lo stesso stata una scelta coraggiosa. Rischiosa. Ma appassionata.
Quello che mi ha colpita di Pecoranera è che è un libro con dentro la genesi di una trasformazione. E mi ha così attratta, credo, perché ci si interessa ai racconti di cambiamenti quando si sente qualcosa che si smuove dentro, che si fa strada piano piano, tra le pieghe dei pensieri.

È che non so bene in che direzione stia andando la mia canoa. Non so quanto assecondare la corrente, quanto e come sfidare la forza delle mie braccia per remare contro. Non può più essere tutto come prima. Anche se non cambierò lavoro, ora ci sono due persone in più nella mia vita, rispetto a un paio d’anni fa. E queste due persone sono quelle attorno a cui ruota tutto il mio mondo, adesso. Pensare di stare lontana da loro intere giornate, quando a settembre rientrerò in ufficio, mi fa paura. Paura di perdermi delle cose. Proprio quelle cose di cui mi importa. Forse cambierà poco, se l’azienda terrà duro -di questi tempi la grandinata rovina raccolto è sempre dietro l’angolo- continuerò a fare il mio lavoro, che pure mi piace. Magari chiederò soltanto un part-time. Magari. Ma lo stesso ci penso e ci ripenso, a come sarà, a cosa sarà.

Questo libro mi ha accompagnata in un pezzo di riflessione. Perché sempre fa bene leggere di chi ha avuto il coraggio di inventarsi una vita diversa, di dirsi che cambiare è possibile. Basta anche qualcosina di piccolo, alle volte, per riaggiustare l’equilibrio. Correggere il tiro, cambiare postura. Fermare la corsa della biglia sul piano inclinato.

Coltivare la Terra è una condizione naturale. Come respirare. Come nutrirsi. Come scappare dentro al bosco per un improvviso scroscio di pioggia. È come fare l’amore.

Certo, Pecoranera, adesso, fa quello che piace a me: scrive e fa cresce qualcosa di suo. Una soluzione perfetta per chi ha bisogno di contatto con la terra e cibo per la mente. Per questo mi ha colpita così. Perché va controcorrente e a me piace così tanto, immaginarmi a risalire un fiume verso la cima, verso l’origine. Più fatica, tanta di più. Ma vuoi mettere la soddisfazione!

Per adesso queste sono solo le immagini visionarie di una pecora bianca (facciamo grigia, va’) che alza il muso e guarda in su, appena appena sopra la massa di lana che la circonda.
Che strappa le erbacce nel suo piccolo orto e inventa per i suoi bambini storie di anatroccoli che trovano il coraggio di volare. E spera che, crescendo, loro sceglieranno la strada per il prato più scomodo ma da dove si vede una fetta di mondo più grande. Per essere liberi di guardare lontano e scegliere da sé quale sogno inseguire.

Scusate, non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera

Il jolly è: dare voce alle minoranze. A forza di ascoltare i cori dissidenti dentro la testa, la quadra si trova. Spero.

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8 Responses to Scusate non mi lego a questa schiera

  1. Alice ha detto:

    E’ strano leggere proprio oggi questo post. Sto rimuginando da mesi di cambiare lavoro, ho la sensazione di avere forse un po’ trascurato i miei figli e insomma provo la sensazione di voler cambiare qualcosa ma senza aver ancora deciso come.
    E oggi sono girate voci di esuberi, tanti esuberi dove lavoro. E non so cosa pensare. Non so se preoccuparmi davvero o prenderla come un’opportunità. La spinta che mi ci voleva, il piano che finalmente si inclina e fa correre la biglia, per citarti.
    Sono confusa e non so cosa pensare, ma leggere il tuo post mi ha fatto stare meglio.
    Grazie.

  2. Nitro ha detto:

    A suo tempo anch’io avevo letto un libro di A. De Carlo che raccontava la storia di uno che mollava tutto per vivere più vicino alle cose vere, quelle che contano (per me e per quelli come me), e che danno il giusto ritmo alla vita. Il seme germoglia, solo dentro a chi il seme ce l’ha cara Fioly, quindi che uno ci pensi oppure no, prima o poi le cose accadono, se hai il seme dentro di te, è sicuro che germoglierà, a meno che la paura non lo faccia morire! Comunque andranno le cose, credo che avrai le tue risposte, o parte di esse, quando tornerai a lavorare, per ora puoi solo fare congetture ed invece dovresti goderti quest’estate ricca dei tuoi piccoli folletti! Bacinic

  3. Raffaella ha detto:

    Grazie per il suggerimento di questa lettura e per la riflessione che ne scaturisce. Come capisco quel piccolo tarlo nella testa che comincia a rosicchiare i pensieri per poi invaderli in ogni loro parte. Quel desiderio di cambiamento, latente, presente, costante. Lo conosco fin troppo bene. A volte è frustrazione a volte è paura di godere di quello che si ha, allora si ha il bisogno di inventarsi nuove mete. Nuovi sogni, per non morire dentro. Vorrei i cavalli, scrivere, viaggiare e possedere una casa sull’albero. Sognare delfini e immaginare di cavalcarli.
    Raffaella

  4. Danila ha detto:

    Le scelte coraggiose e rischiose sono sale, pepe e talvolta anche lo zucchero della Vita. Al gregge spetta la routine del pascolo a fianco del solito sentiero.Non sempre la curiosità paga, ma non è nemmeno detto che la felicità è data dall’essere comuni ed ordinari! La pecoranera, non avrà da percorrere sentieri in discesa, e forse, nemmeno piani…ma almeno avrà la soddisfazione dell’averci provato. E da qui l’appagamento. [troverò il tempo per qs. lettura :-)]

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