Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Gli anni addosso

    On: 18 Gennaio 2016
    In: sproloqui
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    gli anni addossoMi si scollano di dosso gli anni,
    vecchi francobolli attaccati a saliva.
    Mi cade sulle spalle l’anno che garrivo
    sulle spalle di mio padre, allegra e dritta,
    regina di portamento sulle strade sgarrupate di paese,
    tra la piazza e il cortile.

    Mi scivola sul petto il 1994,
    anno del primo amore incoronato, in un giugno di sabbia tiepida
    e sementi. E molle di ubriachezza e di qualche cosa che sembrava intero
    ascoltavo le canzoni di Battisti, ballavo le canzoni degli Smiths.
    Cantavo le canzoni alla chitarra senza accordi sulle dita, senza note
    allo spartito, muovevo dottor martens rossi a braccio,
    sul palchetto scheggiato e liso alle feste d’Unità.

    Dalle tempie rotola una carezza di madre,
    la raccolgo nell’incavo del collo e ci poggio la testa,
    in riposo. Dondolo piano, da un piede all’altro,
    cercando quella fermezza di granito,
    quel basalto di tenerezza quieta che non ho trovato dopo,
    dentro nessun abbraccio, dietro nessuna barricata.
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  • Si apre il sipario e buona la prima

    On: 3 Agosto 2015
    In: sproloqui
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    uno spicchio d mondoIl mondo sarebbe un poco più leggero se ci fermassimo tutti, adesso. E buttassimo i sassi dalle tasche, setacciassimo i grumi dai pensieri, levassimo ste scarpe strette, sempre troppo strette.
    Il mondo sarebbe un posto più onesto se ogni uomo somigliasse un po’ alle parole che dice.

    Il mondo sarebbe più largo se nessuno reclamasse un posto acquisito per diritto di nascita e capisse, ora e per sempre, che la fortuna di nascere dalla parte giusta del mondo non ha merito, pure il proverbio lo sa, che la fortuna è cieca. Lo sa persino quel poveretto arrivato da lontano, ma così lontano che ha finito le scarpe, e ha mani magre che gli vedi le ossa, e sulla faccia la collezione di tutti i racconti che noi non vogliamo sapere. Lui sa che la fortuna è cieca, perché se gli venisse in mente che invece ci vede, gli toccherebbe di andarla a cercare per ficcarla su un barcone e lascarla in balia dei pescecani.

    Sarebbe più largo, il mondo, se non ci sedessimo sulla nostra cittadinanza con l’arroganza di un bullo sul tram, che mette il culo su due sedili per non farci stare nessun altro.

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  • Troppe finestre spalancate, certe sere

    On: 19 Agosto 2014
    In: sproloqui
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    cervo, liguria

     

    Non s’allunga il tempo, non stride il freno della corsa sui binari.
    Pesano certe assenze, posti vuoti occupati da nessuno. Ma i fili ci sono, e legano. Nonostante l’evidenza di un quotidiano che ha scolorito le vecchie consuetudini, che avanza riflessi nel pozzo della memoria. Calo un secchio. Ma è così pieno di istanti che non ho braccia abbastanza per tirarlo vicino. Che restino lì. Drappi di amori confusi, inservibili come monete fuori corso, ma luccicanti come pance di lucciole nei prati umidi di notte e d’estate.
    Del resto, le lucciole accendono luci prima dell’amore.

     

    I ricordi scavano solchi dove il cuore si spaura. S’addensano e come arterie inspessite ostacolano l’andata e il ritorno dal cuore. Conto gli anni sulle dita, come bastasse per antidoto alla morte. Addiziono, sottraggo, applico formule che non salvano dal dubbio e dalla nostalgia.
    (Ma se m’appoggio al muro quando fumo sono ancora bella).

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  • Se mi scrivessi una lettera

    On: 3 Giugno 2014
    In: sproloqui
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    semiscrivessiSe mi scrivessi una lettera comincerebbe così: è da tanto che non ci sentiamo.
    Se mi scrivessi una lettera vorrei sapere come sto, esattamente. Dietro i giorni a correre dietro ad appuntamenti, a riempire le strade di passi, a depennare voci da elenchi di cose da fare. 

    Mi chiederei cosa sogno la notte, quali colori ritrovo al mattino quando spalanco la porta di casa, quale viaggio sto tratteggiando sulla mappa segreta che tengo nella tasca del giaccone.

    Mi chiederei quale canzone mi saltella in testa mentre sovrappensiero salgo sul treno in stazione, quale paio di scarpe vorrei comprare per andare a prendere a calci un cattivo pensiero che la notte mi viene a svegliare.
    Mi chiederei come mi pettinerò per andare a ballare sulla vita, una sera di queste che non ho nulla da fare.

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  • Scrivere è malattia

    On: 19 Febbraio 2014
    In: sproloqui
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    scrivereTroppo da scrivere. Troppo, certi giorni. L’enciclopedia definitiva, altro che Diderot.
    Riscrivere il mondo, in fiorentino.
    Una poesia, per l’amore del cielo, tutto il mondo è fuffa, senza poesia.
    Quante ricette, da scrivere. Mescolando gli ingredienti, rigorosamente sbagliati, annacquati, affumicati, invertiti. Inventati.
    Poi qualcosa che ti faccia ridere. Ma ridere così a crepapelle da scompisciarsi, da tossire fuori lo stomaco a forza di attacchi di riso.
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  • Allora sapevamo tutto

    On: 10 Ottobre 2013
    In: lettera
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    donna in un pratoHo una storia da raccontare, se vuoi ascoltarmi.
    Dice di te e di me, prima di ieri, prima del tempo e del gheriglio di noce.
    Ce ne stavamo stretti e in pace, forse sovrapposti e senza nessun bisogno.  Ce ne stavamo zitti, perché le parole non erano state ancora inventate.

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  • Scusate non mi lego a questa schiera

    On: 9 Luglio 2012
    In: sproloqui
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    bimbo nell'ortoIncredibile: in meno di un mese sono riuscita a leggere un libro. Tutto eh, da pagina 1 fino alla quarta di copertina, indice compreso. Sono stata brava. Ho letto acrobaticamente con un pupo sulla pancia e uno appiccicato al collo, poi girando in cortile col passeggino e il libro appoggiato sopra, poi quando dormivano, ma pochissime righe perché è un gran difficile che dormano in contemporanea. Ho letto –poco poeticamente- in bagno e nelle posizioni più scomode mentre facevo addormentare Eliandro, che lui se vede un libro se lo vuole mangiare (come ogni altra cosa semi solida nel suo raggio d’azione). Ho letto ad alta voce per Lemuele, ma pochissime parole perché alla quinta o sesta lui capisce che non è una favoletta delle sue e che la mamma sta cercando di farlo fesso.

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