L’ho proposto qualche giorno fa, non ricordo esattamente perché, probabilmente per distrarli da qualche loro attività ad alto rischio di danno casalingo.
“Dai!” È la risposta di Lemuele quando fa il propositivo. E intona una strofa truce (riportata TESTUALMENTE) di sua invenzione, su base melodica improvvisata:
“C’è una mucca nel prato. Prendo motosega e taglio il cacciatore… se no spara lupo. Pun pun! “
Ora, è vero che con un padre che fa (anche) il taglialegna, la motosega è un attrezzo di uso comune, un po’ come le forbicine per le unghie a casa dell’estetista. Tanto è che più di una volta mi figlio ha consigliato Federico di usare il pericoloso attrezzo per radersi.
Tutto vero. Ma non saranno comunque versi un po’ cruenti per un duenne che ancora non ha studiato Allan Poe? Non è che in un maldestro tentativo di non fargli temere il lupo ho trasformato il bracconiere in un mostro sanguinario?
Sicuramente i bambini prima o poi devono approcciarsi con le cose terrorifiche, che entreranno a far parte del loro immaginario quanto quelle fantastiche e consolatorie.
Ma perché in modo traumatico?
Una rapidissima carrellata.
- Biancaneve: una vanitosa patologica avvelena a morte una giovane innocente per salvaguardare il proprio primato estetico (benvenuta l’era del botox, a ‘sto punto).
- Cenerentola: tre orribili creature schiavizzano una povera indifesa macchiandosi della quasi totalità dei reati previsti dal codice penale, dal mobbing, al sequestro di persona alla violenza psico-fisica.
- Cappuccetto Rosso: è strage. Basti dire che l’ eroe della situazione squarta il colpevole dilaninadolo da parte a parte
- Pollicino: abbiamo due genitori degeneri che abbandonano i figli nel bosco e un orco che mangia i bambini. Qui il campione d’astuzia scampa la morte certa facendo sgozzare sette bambine senza colpa
- Hansel e Gretel: anche qui i genitori abbandonano i figli (poi chiediamoci il perché degli odi generazionali) e una strega li mette all’ingrasso per papparseli con tutti i calzoni. I buoni bruciano viva la vecchia gettandola nella stufa.
Questo per citare le più famose.
Qual è la soluzione? Certo non si può edulcorare ogni storia che si racconta ai piccoli o epurare dal male ogni pensiero che gli si offre. Sarebbe come cercare di isolarli in una bolla finta di bugie. Ma forse certi scenari mortiferi andrebbero dosati con cura. O proposti quando il mondo interiore del bambino è un tantino più strutturato e meno impressionabile.
Voi come vi regolate? La mia è mania di controllo di una mente popolata da troppe filastrocche senza capo né coda o vi siete già poste il problema?
Il jolly è: fate, folletti e mondi accoglienti.
Per certi versi, tra le fiabe che hanno situazioni da “non far dormire”, metterei anche la mia preferita; Alice nel paese delle Meraviglie.
Un sorriso per la giornata a te.
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Alice secondo me l’apprezzi ancor più crescendo, o almeno per me è stato così
grazie, buona giornata!
E’ una giustissima riflessione la tua! Anche io ne ho parlato nel mio blog e mi sono posta le tue stesse domande da educatrice, ma soprattutto da mamma!
http://www.cheforte.it/blog/entry/245-uneducatrice-per-mamma-fiabe-paurose-come-fare-per-non-spaventare-i-bambini.html
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bene, così vengo a sbirciare le tue riflessioni, mi interessa molto il punto di vista di una “del settore”. grazie!
Io per esempio sugli aristogatti tralascio tutto il rapimento dei gattini, concentrando la piccola sul fatto che edgard in moto perde il cappello…… Birbone!!!!
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oh, bene, allora non è una mia paranoia personale! (Tizi, ma sai che mentre pubblicavo questo post, non so perchè, mi sei venuta in mente? telepatia…)
Come te mi sono posta il problema, credo che D. conosca solo Cappuccetto Rosso. Per il resto il nostro storytelling si basa sull’improvvisazione del momento, e di solito è un dialogo tra noi due, o sui libri di Rodari.
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fiiuuu… quindi non sono l’unica! questo mi fa sentire meglio 😉
Rodari, devo assolutamenbte introdurlo anche io, grazie per il suggerimento!