Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Anita: quello che viene prima

On: 12 Giugno 2013
In: il progetto
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paese di montagna in festaEccomi, qui, per dire: vado avanti.
Con caparbia ostinazione, ecco un estratto dal secondo capitolo. Qui la protagnita, Anita, racconta dell’incontro tra sua madre, ostetrica, e il padre, elettrcista.
Vi va di buttare un occhio?

Ha sempre avuto un passo fiero mia madre, autoritario. La sua camminata riusciva a trasmettere le sue sicurezze, la determinazione con cui calcava le strade del mondo. Fu quello che lo fece innamorare, confessò poi mio padre, quell’incedere senza incertezze.
Così la cercò con un pretesto, quel giorno in ospedale, le chiese informazioni sul reparto fingendo che una cugina dovesse partorire.
Mi viene da ridere, a pensarci adesso, a quel giovane goffo che si inventa una scusa su due piedi per abbordare la bella dottoressa che gli sfila davanti. Conoscendolo, sarà certamente arrossito. Avrà guardato in basso mentre mentiva, concentrato sulle scarpe scalcagnate che usava per infilarsi negli sgabuzzini o arrampicarsi sui pali ad accendere luci.
E mia madre se ne accorse, eccome, ma lo lasciò fare, attratta da quella timidezza onesta. Gli diede le informazioni che lui chiedeva, indugiando sui dettagli, carezzandolo con lo sguardo, appena consapevole di un’attrazione che stava nascendo. E aveva accettato il caffè che lui le aveva offerto, a fine turno al bar di fronte all’ospedale.

Non capita spesso che succeda così: riconoscersi al primo colpo e trovarsi, semplicemente. O forse è il ricordo che ha reso perfetto ciò che nella realtà è stato un poco più laborioso. Fatto sta che da quel giorno hanno preso a frequentarsi.
Mia madre lo ha preferito ai diversi spasimanti che aveva in giro per la valle, mio padre ha smesso le saltuarie frequentazioni che puoi permetterti senza ombra di rimorso quando hai vent’anni o giù di lì.

È stato un amore facile, il loro, fatto di cose piccole. Le uscite con gli amici, i sabati sera a ballare nell’unica discoteca della zona, le camminate nei boschi, fare l’amore nei prati al tramonto dietro ai covoni, complici, ridendo, di nascosto dai contadini che fanno avanti e indietro per far su il fieno. È stato un tempo morbido, con pochi spigoli, finito in un soffio.

Dopo è venuto il matrimonio, mia madre vestita con una gonna blu e una camicia bianca, mio padre coi pantaloni a zampa. La piccola chiesa del paese era un pugno in festa tra le montagne, una navicella strabordante di parenti e amici, manciate di riso sul sagrato, risate grasse di quando si va a far baldoria. Ho guardato tante volte le foto: donne vestite di chiaro, uomini con cravatte improbabili, bambini che corrono fuori dallo scatto –immortalati solo per un braccio o un profilo in movimento- refrattari all’ordine richiesto dalla posa. E dopo qualche anno sono arrivata io. Mi hanno cercata parecchio, già mia madre cominciava a temere il paradosso della levatrice sterile, di un destino stronzo che deride i sogni più grandi. Invece eccomi, il test positivo, la pancia che cresce con la sua promessa di vita. Il parto non è stato facile, mi hanno acchiappata per poco, è stato un filo sottile quello che mi ha tenuta aggrappata al mondo. Però l’infezione non ha risparmiato le tube di mia madre che ha perso la possibilità di procreare. Lei ci hanno dato e lei ci terremo, ha detto stingendomi al seno, con quella pragmaticità coraggiosa che non permette a nessuno di metterla in ginocchio.

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20 Responses to Anita: quello che viene prima

  1. ogginientedinuovo ha detto:

    Scrivi molto bene, il racconto si legge in un fiato. Grazie di condividere. A presto.

  2. Oltreverso ha detto:

    Hai uno sguardo e uno stile che mi appartengono, mi coinvolgono. Resto in ascolto per scoprire come comincerà la storia…
    Paola

  3. pomella ha detto:

    Posso…timidamente commentare a Keypaxx che, a parte la parola “discreto” (assolutamente legittima perchè intrinsecamente opinabile), mi sembra un po’stonata la parola “lavoro”? La leggerezza della lettura non mi evoca affatto un…Leopardi ricurvo e legato alla sedia…! Invece mi fa immaginare una donna molto sensibile, la cui mente vaga per tante ore, come farebbe un palloncino attaccato allo sguardo che punta fuori dal finestrino del treno… E la lettura della storia, su di me, fa lo stesso effetto: mi mette in moto qualcosa che distende, distrae, rilassa e libera la mente su una dolcissimo scenario “verde”… No, “lavoro” è un’altra cosa: accanto alle grandi o piccole soddisfazioni, ci sono le immancabili scadenze, consegne, responsabilità, fatica, sveglia mattutina… E ora il mio modesto parere: Fioly, hai “il sacrosanto DOVERE” di regalarci anche le puntate successive! (ecco come trasformare in “lavoro” una cosa deliziosa….!)

  4. sandra ha detto:

    Piace anche a me. Vorrei dirti di sostituire la parola “stronzo” che, come dice l’editore col quale sto lavorando, rende il testo appetibile a un pubblico “cheap”, considerato che, purtroppo ma è vero, le “parolacce” nella forma scritta risultano davvero amplificate.e sono quindi da usare con grande parsimonia.
    E come già ti dissi “go on!”

  5. mammamari ha detto:

    Arrivata la notte mi gusto i tuoi ” stralci” e mi domando: ma che ho fatto per meritarmi questo? Grazie Fioly, buona continuazione!
    …quella timidezza onesta…
    …la pancia che cresce con la sua promessa di vita…
    …quella pragmaticità coraggiosa…

  6. Alessandra ha detto:

    ma bello!!!! Molto!!! E Anita mi piace tantissimo…è un nome che sceglierei 100 volte!!! Brava!!

  7. Alice ha detto:

    Mi sembra di vederle queste due persone e quando le parole evocano delle immagini, hanno fatto il loro lavoro, allo stesso modo in cui un’immagine, una fotografia parla da sola. Ciao Fioly.

  8. Marzia ha detto:

    Piano piano Anita appare con la complessità del suo presente e del suo passato. Alla prossima 🙂

  9. raffaella ha detto:

    A me piace…
    raffaella

  10. keypaxx ha detto:

    Non mi è possibile giudicare il “progetto”, come da te richiesto. Ma la parte mostrata mi sembra frutto di discreto lavoro che racconta aneddoti di vita vissuta con stile.
    Un sorriso per la giornata.
    ^___^

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