1 agosto
Scendere nell’orto prima di cominciare la giornata, in estate, è un rito che mi va comodo.
Scendere nell’orto prima di cominciare la giornata, in estate, è un rito che mi va comodo.
Scendere con la bocca ancora impastata dai sogni, i piedi negli stivali, la maglia a maniche lunghe nonostante il caldo già prepotente, per non farmi rosicchiare dagli insetti.
C’è un esercito di insetti, tra i fiori delle zucchine, tra le file di pomodori. Ti fischiano nelle orecchie come fuochi d’artificio.
Nel silenzio dell’alba, ogni cosa sembra al suo posto. Forse per questo la natura ci affascina tanto. Anche l’ape che ti punge fa il suo lavoro. L’hai spaventata, hai invaso il suo territorio, lei si difende come sa: niente di personale.
Forse per questo la natura, a volte, tranquillizza: a differenza delle faccende tra umani, ogni cosa segue il suo corso. E il modo in cui vanno o non vanno le cose non dipende da niente che non sia la loro essenza – piegarsi al vento, nutrirsi di pioggia. Rigenerarsi con la luce del sole.
Non c’è colpa, né senso di colpa, né aspettativa, scopo o frustrazione. Solo lasciarsi vivere e morire e poi rinascere. Ogni cosa al suo tempo, nel presente – una musica esatta.
10 agosto
Che poi è facile, se ci pensi.
Che poi è facile, se ci pensi.
Quello che abbiamo è questo sentiero, persone con cui fare dei tratti, un cielo sulla testa che delle volte dice sole e altre tempesta. Altre volte ancora se ne sta azzurro e distante, fa finta di niente.
E abbiamo queste gambe che è meglio far andare e scarpe da scegliere robuste. E abbiamo voci che ci scortano lungo la strada e che il più delle volte ci riportano a casa.
14 agosto
Pensare un nuovo tatuaggio.
Pensare un nuovo tatuaggio.
Il bosco.
Preparare il tiramisù per un ferragosto in cortile.
Famiglia.
Il primo caffè del mattino in bottega o sul balcone.
Cognetti – Giù nella valle.
Appunti di viaggio.
Amici. Le birre al laghetto.
Camminare.
Meditare sul pavimento di legno, di fronte al Pasubio e le sentinelle di pietra.
I pasti condivisi.
Chandra Livia Candiani e Mariangela Gualtieri.
Ricordare.
Le serrature del silenzio, la preghiera del ruscello.
La notte, un nero mare capovolto punteggiato di stelle.
Moquette d’erba sotto i piedi.
Nel letto coi bambini, le parole prima di dormire.
Mi inchino al Dio dei giorni semplici – con la fronte a terra benedico ogni minuscola sterminata grazia.
19 agosto
Tu e io, una notte in rifugio, camminare al tramonto. E poi all’alba. La superluna blu di agosto giallissima e quasi piena e tutte le nostre parole – parole che vengono facili, qui, lontano da tutto. Tu che mescoli storie da bambino e riflessioni da uomo, tu che racconti con la voce quasi da ragazzo.
Mangiare come lupi, dormire come sassi – il vocabolario dello stare bene è preso in prestito dal bosco.
Come sempre perderci, noi due (anche questa una quasi tradizione), arrabbiarci un po’ nell’erba bagnata, alta che ci arriva ai fianchi, Te lo avevo detto che non era questa la strada. E poi trovare un segno, la rotta, la via – una riga rossa e una bianca su un tronco. Rieccoci sul sentiero che ci riporta a casa.
(Perché domani, ovunque tu vada, sappia riconoscere sempre il sentiero che ti riporta a casa).
27 agosto
Salire al rifugio Fraccaroli è un rito dell’estate – uno dei tanti eppure uno dei più significativi.
La sveglia prestissimo, la prima parte della salita nella pancia scura e ancora fresca del bosco e poi venire alla luce sulle pietre chiare, sbiancate dal sole.
La merenda -pane e cioccolata- alla prima bocchetta, quando la vista spazia dall’una all’altra valle, al rifugio infilare le ciabatte, i pasti abbondanti, guardare salire la nebbia, la birretta rigenerante, le gambe a pezzi, il belato lontano di un gregge, il tramonto lento, lento, che non arriva mai – il giorno che non vuol finire.
Ogni volta le stesse domande su altitudine, chilometri, distanze, la camerata rumorosa, tre piani di letti a castello, al ritorno surfare sul ghiaione.
Quell’allegria annebbiata, storie di montagna, la polenta e il vino e sempre dire tra noi che la prossima estate magari si cambia meta, magari si dorme in un altro rifugio, magari… e sempre sapere che intanto la prossima estate è qui che ritorni. Perché i riti celebrano il tempo e gli restituiscono senso.
28 agosto
Quando un nube
inghiotte i monti
roccia cielo terra
tutto svanisce
– ma solo agli occhi.
Oltre il visibile
tu ci sei.
Nulla in me dubita della tua presenza.