Mamma, aiuto. Queste le prime parole di Lemuele dopo il minuto numero uno del primo giorno di asilo.
Il mattino gli stavo preparando la colazione quando l’ho visto arrivare, i suoi passetti leggeri e lo sguardo ancora pieno delle code dei sogni, le guance rosse e calde di nanna. L’ho visto entrare in cucina sorridente e curioso per questa nuova avventura. Senza sapere cosa aspettarsi esattamente ma pieno di fiducia nelle promesse di mamma e papà: vedrai come sarà bello l’asilo.
Ha preso il suo biberon di latte e qualche biscotto, si è lamentato come ogni giorno del cambio del pannolino, ha accontentato mamma mettendosi in posa per qualche scatto (vedere, dice poi, allungando la mano verso la macchina fotografica, ormai rassegnato alla mia fotodipendenza). Ha agguantato il suo sacchetto, quello di stoffa a quadretti piccoli bianchi e blu. (Ne aveva uno uguale la mamma, a quadretti bianchi e rossi, gli ho raccontato mentre cercava di sollevare quel rettangolo di tela pieno di tutti i suoi interrogativi, i suoi entusiasmi e qualche dissimulata paura).
Con una scatola di pennarelli sotto il braccio siamo partiti, tra i baci della nonna e le telefonate di papà. Più emozionato di quanto non voglia mostrare. Ed eccoci dentro l’asilo, un luogo che presto gli diventerà familiare, a tratti casa, a tratti scatola di timori, spero il più possibile acquario tiepido e accogliente.
(Belle le maestre, così pazienti e forti al timone in quel marasma di pianti e sentimenti impazziti).
Arrivati al nostro armadietto sono stata colpita dal ricordo dell’odore che c’era dentro alla mia scuola materna. Sapeva di cera, di colori e di carta, di minestra della mensa, di grembiulini stirati di fresco. Non lo so definire ma lo riconoscerei tra mille. Raccontava di primi amici, di primi nemici. Di paure grandi come una casa, di quella voglia di mamma e papà, di volti conosciuti. C’erano sentimenti buoni come quei lavoretti che facevamo per le feste, e sentimenti cattivi, come quel desiderio di scappare da un posto dove non avevamo scelto di essere. C’era quel senso di abbandono e di inesorabile insieme alla curiosità di crescere.
Mi è sembrato di vedere le stesse cose negli occhi di mio figlio, in un lampo breve. Quello sguardo circospetto e guardingo di chi ha capito che l’inganno c’è e prima o dopo esce allo scoperto. L’ho osservato tutto il mattino giocare, per lo più da solo, e tentare l’approccio con gli altri bambini in una danza alternata di slanci di generosità e aggressiva difesa del territorio (oh, come è difficile non intervenire! Sospendere il giudizio e restare fermi, non correre a salvarlo, a fermarlo, a trattenerlo, redarguirlo, carezzarlo).
L’ho visto quando per un attimo mi ha persa tra le altre mamme e gli si è disegnato il terrore sul volto, perché sotto sotto lo sa, che presto resterà lì dentro senza papà mamma, senza le sue rassicuranti abitudini fatte di abbracci, giochi e capricci.
Ebbene sì, rientro a pieno titolo tra le madri ansiose che faticano a lasciare il proprio bambino. Lo so. Non avrei creduto ma è così. Eppure come ha detto Federico guardando una foto di Lemuele neonato Eccolo lì, il nostro fagiolo, e ora lo lasciamo a qualcuno che non siamo noi.
Gli piacerà, ho consapevolmente mentito io. All’uscita gli ho chiesto come è l’asilo, la prima volta mi ha risposto brutto, la seconda volta (glielo ho richiesto per dargli la possibilità di rivedere la sua posizione) ha detto è morto. Così, per non lasciare adito a dubbi.
Eppure lo so, che tutto passa da lì. Dal distacco. Distacco. Questa parola dura con quelle due ci che alzano un muro, con quella esse in mezzo che sa di tradimento. Questa parola che insegna tutta la vita, perché questo è il primo distacco di una serie infinita e impietosa.
Solo così crescerà, si farà grande e imparerà a bastarsi, a trovare dentro di sé tutto (o quasi) ciò di cui ha bisogno. Lo so. Ma mi ferisce un po’, oggi, sapere che nei prossimi giorni si volterà spaventato e non troverà gli occhi di mamma a sorreggerlo. Si sperderà e guarderà in giro e penserà che le persone che ama lo hanno lasciato.
Poi imparerà che le persone che ama torneranno. Appena possono, appena è giusto. Ma resta il fatto che quello non sarà giusto per lui.
Tutto ha un prezzo, però, e questo è il primo che dovrà pagare per diventare un uomo. Mamma si farà forte con lui.
E se un giorno il mio nanetto leggerà queste parole, spero che non siano che la conferma di quanto avrà capito già da un pezzo: che mamma ci sarà. Per quanto la vita gliene darà la possibilità, resterà a spiarlo da poco lontano. Anche quando non sembra.
Il jolly è: farsi forti e aver fiducia nelle capacità di questi ometti che inciampano, ballando e traballando, nella vita.
Tags: asilo, figli, jolly, sentimenti
[…] i bambini hanno ricominciato l’asilo. Primo anno di materna per Eliandro, secondo per Lemuele. È vero, nessuno dei due deve fare l’inserimento perché Eliandro lo scorso anno ha […]
Avevo appena smesso di piangere e ho cominciato di nuovo. Hai descritto così bene i sentimenti che provo che poteri essere io l’autice di questo post. Non per la bellezza, è stupendo, ma per la sofferenza. E’ una settimana che facciamo l’inserimento e mio figlio è regredito. Mi sta incollato tutto il giorno ed ha capito l’inganno. Io sono devastata dai dubbi. “Quello che è giusto”. Io non so più cosa sia giusto.
Ti abbraccio e abbraccio i nostri bimbi.
Raffaella
The Real Person!
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già, è proprio quello il problema: che cosa è davvero giusto. una cosa è quello che è “possibile” fare. i genitori devono lavorare, non si possono lasciare per l’intera giornata due pupi ai nonni, la situazione economica non offre mille alternative etc. tutto sacrosanto e razionale. ma mi piacerebbe sapere che l’asilo è davvero la soluzione migliore anche per i bimbi. anzi, anche per Lemuele, perchè ogni bimbo ha i suoi modi e i suoi tempi per affrontare la vita.
di certo noi facciamo del nostro meglio per fare quello che è meglio per loro. consoliamoci così.
un abbraccio grande e grazie
Concordo con Liz. Siete bravissimi entrambi, anzi, tutti e tre. Un abbraccio.
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ma grazie. faremo del nostro meglio;)
Andrà tutto bene, ne sono sicura.
Non temere i cambiamenti, sono parte integrante della vita.
Un abbraccio
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ci provo, promesso.
e grazie. un abbraccio a te
il tuo jolly come un mantra, da ripetersi ogni mattina. però poi passa e loro iniziano a divertirsi e si affezionano alle maestre e il mondo ti sorride…anche se continui ad emozionarti quando vai a riprenderli e li vedi così grandi!
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tu dici che comincerà a divertirsi? ma intendi prima di cominciare le superiori?;) guarda, lo spero tanto, anche perchè mio figlio ha la testa dura come il marmo: se decide che una cosa non gli piace è dura fargli cambiare idea… (tutto la mamma!). grazie per l’incoraggiamento.