5 maggio
Domenica di maggio.
Yoga. Napoleone e i combustibili fossili. Tesina sull’Infinito. Zuppa di ceci e cavolo nero. Uncinetto. Milan Kundera.
Una boccata di verde e papaveri.
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
8 maggio
Quando all’alba mi sono svegliata, stavo per lanciarmi con la zip line. Le persone che si buttavano prima di me avevano smorfie di preoccupazione e una volta appese remavano nel vuoto, annaspavano sventolando le braccia come se fossero loro a dover decidere la direzione e l’andatura.
Stamattina, dopo giorni di pioggia, il cielo è asciutto. Nuvolo ma le previsioni dicono: migliorerà. In stazione, poco prima che partisse il treno, due donne e una ragazza si sono messe in posa per farsi fare una foto, abbracciate. A volte salutarsi prima di un treno è un salto appesi a un filo. Molte cose lo sono – in certi casi lo sappiamo prima, in altri lo scopriamo poi. Quello che si può fare è regolare bene l’imbragatura e aver fiducia nel filo.
9 maggio
Quello che vuol dire, per me, stare bene.
Stai bene è quando vedi, in ogni giorno che comincia, un luccichino di speranza.
Una cosa anche minuscola, come quando ti siedi sulla riva di un fiume e un raggio di sole lo tocca e si sbriciola e una di quelle briciole ti sfarfalla tra le ciglia e tu socchiudi gli occhi e sai che di quella scintilla puoi fare qualcosa di buono.
Stare bene è una cosa piccola, ma neanche poi tanto, a starci attenti.
22 maggio
Certi giorni mi sembra che si sia congelato un certo dialogo che intrattenevo con me stessa. Con una certa parte di me che trascende la ragione e arriva a vedere oltre il muro, sopra il tetto, dietro le porte chiuse. Come se quel canale si fosse ristretto, infeltrito. Le parole che prima cadevano a pioggia adesso devono farsi piccine, per passare attraverso. Giungono a me rinsecchite, infeltrite, apparentemente inusabili. Intraducibili.
Mi vengono meglio altre cose, al momento. Lo yoga, l’uncinetto. Fare ricerche su disparati argomenti. Fare cose con le mani, con il corpo. Sgarbugliare nodi, cercare l’equilibrio sulle mani. Ascoltare. Andare nell’orto a controllare la crescita delle zucchine e dello scalogno. Forse questo non è il tempo della messa a fuoco. È un tempo bislacco, fuori stagione come queste piogge che sembrano non finire.
Ma ogni cosa verrà quando e come deve, mi dico. La natura sa come far germogliare il seme. Forse non serve che lo sappia anch’io.
In treno, la donna seduta di fronte a me attacca discorso.
Sulla vecchiaia (mia), parte seconda.
Continui a cercare fuori.
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