Certe notti vorrei fare cose così grandi che non mi ci stanno nella fantasia. Rotolano fuori e scavalcano i limiti, e il mio cuore è un uovo imbottito di albume e merlot.
Giorni di sole rapiti a un autunno che smorza il verde, su un’isola lontana e lenta, fotografia sfocata di un mondo che non torna indietro.
Resteranno, sulla mia pelle, tatuaggi invisibili: i passi dei miei figli sulla battigia, a caccia di conchiglie, le risate vive e taglienti come ferite, la luce sguincia che naviga l’oceano, piante grasse e la loro tenerezza nascosta.
Ci sarà questo voler rubare tempo al nostro tempo- che mi resti accanto come un gatto che fa le fusa- e un sapore nuovo. E sogni lunghi come il pentimento. (altro…)
Così eri tu.
Mi facevi sedere scomoda per terra contro il muro e mi disegnavi con la pelle bianca e il viso ovale – tu Amedeo Modigliani, io Beatrice Hastings.
Così facevi.
Mi portavi due giorni a Paris col treno di notte a mangiare dolcetti e bere Pastis. Mi franavi sul collo per navigarmi i nei sulle spalle, noi due accovacciati e segreti sul palmo della Rive Gauche.
*Una bella iniziativa va premiata, e quella di Zelda was a writernon può lasciarmi indifferente. È un progetto di scrittura creativa. Ogni settimana lei propone alcuni materiali di ispirazione e chi vuole si lascia ispirare e lancia a briglia sciolta la fantasia. Le istruzioni qui. Il mio timido contributo qui sotto.
Non credo che riuscirei a lavorare in un ambiente così smaccatamente gerarchico. Lo so che a questo mondo non siamo tutti uguali, ma non sopporto i posti che lo sottolineano.
(Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile)
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