Ci sono cose che si fanno soltanto in montagna ad agosto. Ad esempio, le cene della contrada nel prato davanti a casa, ognuno cucina qualcosa, i bambini giocano con le bici e i palloni e se ne vanno in giro a cercare i ghiri lì intorno, che quest’anno ce n’è un’invasione.
A fine serata tutti –eccetto i bambini- si beve grappa, scegliendola tra una decina di tipi, e si intona (si fa per dire) Quel mazzolin di fiori e Vecchio scarpone.
In montagna ad agosto i tuoi figli scalano alberi e tu pensi che era giusto ‘sta mattina, o ieri al più tardi, che su quei ciliegi ti arrampicavi tu, che allora avevi i codini e le ginocchia sempre spelate. Ora ci sali ancora, dietro tuo figlio, e lo guardi da basso, con le braccia pronte alla presa e il cuore a strappi.
L’estate in montagna è così estate che ti sembra debba durare sempre. Il giorno dopo basta un temporale che ti precipita –qualche ora- in autunno.
In estate in montagna ci sono le gite, quelle facili che ci arrivi in macchina e quelle che servono solo le gambe, e bene allenate.
Ci sono i sapori di malga, di terra, di erba. C’è la te scalza di tanti anni fa che ti corre avanti e ti fa una pernacchia, e scompare dietro una curva in salita. Resti indietro a guardare e le mandi un sorriso.
Questo agosto a Obra c’è stato rivedere amici, farsi coccolare dalla famiglia, rincorrere nanetti che però adesso vanno come fulmini; e scrivere, scrivere dalla stanzetta dove da ragazza dormivo, per il bello di addormentarmi con le Piccole Dolomiti (che tanto piccole non sono) che mi spiano tra gli scuri.
E c’è stato scansare acquazzoni, leggere un po’, Tabucchi e Fenoglio, una serata a teatro, un pomeriggio a guardare i cervi, una camminata sui 2240 metri, relax, verde e qualche striatura d’autunno, una presentazione di Ovunque tu sarai con accoglienza memorabile, qualche polenta, molte chiacchiere, alcune confidenze, tre arcobaleni.
E notti a occhi in su, nel prato sul fianco della casa a domandar piaceri alle stelle cadenti. E anche a quelle che di cadere non ne voglion sapere, se gli va di ascoltare, che son così belle. Ma così belle.
Estate qui è lasciare un altro pezzo di me inciso su qualche sasso, sulla corteccia dei miei meli, sui sentieri che portano al bosco.
E portarmi a casa ancora una briciola d’azzurro, da questi miei monti bellissimi e azzurri.
Leggendoti il cuore si risveglia sui ricordi di quell’istante di adolescenza che ci portiamo dentro come un tesoro raro. Leggendo ti io mi racconto.
The Real Person!
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e io ti mando un abbraccio che comprende anche i monti… da balcone a balcone:)