Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Canta che ti passa

On: 23 Luglio 2012
In: la mia vita e io
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bimbi arrabbiatiEcco, ci sono ‘ste giornate così che nascono storte.
Forse sei sceso dal letto col piede sbagliato, poi ti sei inciampato tra la culla e un paio di scarpe che hai lasciato in giro la sera prima. Magari hai fatto qualche incubo che nemmeno ti ricordi, tipo che i tuoi figli si sono svegliati tre volte a turno facendoti sobbalzare ogni volta. A no, quello NON era un sogno.

Quando è così stai certo che i bambini sono noiosi e distruttivi quanto le sette piaghe d’Egitto, che tutte le persone intorno fanno a gara per chi ti staccia le palle più pesantemente.
Ti sei ricordata di farmi quella commissione? Perché non riordini mai gli armadi? Secondo me hai sbagliato a vestire i bambini in quel modo… non vedi,  fa caldo! Non senti? Fa freddo! Mamma tuun.. [sono caduto].
Sono sicura che se avessi dei vicini di casa ci si metterebbero anche loro.
Vai allo specchio e c’hai due borse sotto gli occhi che non te le ricordavi dall’ultimo capodanno child free, quelle simpatiche rughe che si contendono il contorno bocca e che –ci puoi giurare- ieri non c’erano. La pancia gonfia e la ritenzione idrica che ti danno quell’aspetto un po’ così, tipo wurstel sotto vuoto. I capelli stopposi come quelli della bambola della tua infanzia e i brufoli di una quattordicenne che ha appena fatto indigestione di Nutella.
E senti provenire voci dall’esterno del bagno Esci che i pupi urlano, ma quanto ci metti lì dentro?

Così tu diventi acida come nemmeno tutti gli yogurt che settimanalmente riesci a far marcire dentro il tuo frigo. Ti viene voglia di dire Ah sì, sai che c’è? Che prendo e ME NE VADO. Mi giro e vi saluto, arrivederci e grazie.
Poi però hai un barlume di lucidità, ti guardi in faccia (in senso metaforico) e ti dici Ma dove vuoi andare, te? Una finta del genere aveva senso prima dei figli, al limite. Allora non era difficile minacciare genitori o fidanzato di turno e dirgli Io me la squaglio, perché m’avete rotto.
E già allora non intimorivo nessuno, non m’hanno mai filata d striscio, per la cronaca.

Figurati adesso. Con i due nanetti, che lo sanno tutti che non ce la faccio a stargli lontana più di un pomeriggio (bè, una giornata ogni tanto ce la farei, dai) e che se decido di portarmeli dietro entrambi riesco a fare giusto il giro dell’isolato prima di rientrare con le orecchie basse e sventolando bandiera bianca.
Sì adesso è tutto più complicato. Certe scenate posso solo immaginarmele, posso farmi un film dentro la testa, tuttalpiù. Posso chiudere le porte e alzare la musica a tutto volume, proprio come un’adolescente sfigata che non la lasciano rientrare tardi dalla festa dell’anno. (Mi capitava anche quello, comunque).

In quei giorni lì va tutto demmerda. Di sicuro s’inceppa lo stereo, il pc, perdi il portafogli, il telefono non prende proprio quando vuoi chiamare un’amica a caso per sommergerla di parole miste insulti miste imprecazioni (è la giornata fortunata dell’amica, in effetti). La cosa peggiore è quando poi ti s’avvicina qualcuno e ti chiede cosa non va. Ma poi tanto anche se non te lo chiede non va bene lo stesso.

Niente, non c’è rimedio a ‘ste giornate nate storte, o se c’è io non l’ho ancora scoperto. Devo solo aspettare che passi. E sperare che passi velocemente.
E invece sarà un lento susseguirsi di fastidiosi contrattempi.
Visto? L’ottimismo oggi non è il mio forte.

Il jolly è: canta che ti passa (magari). Oppure corri, a volte funziona

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6 Responses to Canta che ti passa

  1. mammacanta ha detto:

    Ciao, se vuoi, vieni sul mio blog, c’è un premio per te!

  2. Annamaria ha detto:

    Credo che il segreto sia proprio chiedere aiuto, Help datemi una giornata di ferie! O almeno un paio d’ore!! Io ho trovato che questo metodo mi salva, lo dico tale e quale a mio marito e mi defilo, anche solo a fare shopping, si sa che a noi donne acquistare qualcosa tira sempre su il morale.

  3. Alessandra ha detto:

    …potresti prenderla filosoficamente e dire “kant che ti pass!”…;-)
    un bacio

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