Mi è capitato di ascoltare in passato Silvano Agosti con un misto di curiosità e dubbio e attrazione. Con una dose di scettiscismo.
Oggi sono andata a cercarmi i suoi monologhi, li ho ascoltati con attenzione, e sento quale grande fondo di verità sta nelle sue parole.
Oggi, pensando a un’altra intera giornata lontana dai miei figli, fuori casa dalle 6:30 alle 19:30, oggi penso che abbia davvero ragione lui.
Che una rivoluzione culturale è necessaria come l’aria che respiriamo, che ci hanno tolto ogni libertà di scelta, ogni dignità di discernimento, ogni velleità di vivere (e non solo sopravvivere).
Al di là della felicità che ognuno ricerca –saggiamente- dentro se stesso, quello che c’è lì fuori è abbastanza uno scempio.
Agosti si pronuncia contro la necessità di lavorare 8 ore al giorno 5 o 6 giorni alla settimana, in cambio del cibo, di un tetto sopra la testa. In cambio della possibilità di scegliere “tra ventisette marche di dentifricio”. (Figo, se anche questa sera prima di crollare esanime sul divano trovo il tempo di lavarmi i denti potrò provare il nuovo gusto sbiancante al ribes selvatico. In effetti, son cose).
Silvano Agosti, questo pazzo rivoluzionario che si ascrive perfettamente tra i folli geniali che piacciono a me, ci ricorda che una cella con i fiori alle finestre ci leva la voglia di scappare. Ci anestetizza. Ci ripete ancora che chi detta le leggi di questa società malata ha svilito l’uomo fino a trasformarlo in un animale in cattività.
Questi discorsi, validi un po’ di anni fa, sono tanto più attuali oggi, con questa crisi che ci piega fino a farci toccare la fronte per terra e fino a farci ringraziare per un lavoro svilente a annichilente, per una vita di stenti che ci permetta di sfamare la famiglia.
Esagero? Forse sì. O forse ci stiamo drammaticamente abituando al peggio, come se quella fosse la norma. Il lavoro nobilita l’uomo, qualora ci venga data la possibilità reale di esprimere noi stessi con una professione, con un’attività che ci realizzi, che ci appaghi. O, se proprio non ci fa crescere, che almeno ci lasci spazio per tutto il resto di quella cosa che dovrebbe essere la nostra vita. Come dice Agosti, per giocare e amare. Per creare, per dare un senso al nostro passaggio su questa terra.
Dove sta scritto che io per mantenere i miei bambini debba stare lontana da loro 14 ore al giorno? Dove sta scritto che, per quanto io ami la mia professione, non possa trovare ritmi e modi più adeguati ai miei bisogni profondi?
Prima di avere figli non mi rendevo conto di questo bisogno di TEMPO così profondo. Perché ci hanno disabituati a occupare la nostra mente e il nostro corpo con qualcosa che non sia obbligo o routine.
Il tempo e la possibilità di disporne sono la nostra sola grande risorsa.
Vuoi realizzare te stesso lavorando? Devi avere la possibilità di farlo scegliendo la tua strada, quella che ti fa sentire felice. Vuoi stare con le persone che ami, o meditare o fare volontariato, o liberare le tue energie facendo origami perché QUELLO ti fa stare bene? Devi poter disporre del TUO tempo senza per questo morire di fame.
Tutto ciò è strano, forse poco credibile, molto diverso da quello a cui siamo abituati. Ma, che si concordi o no, io credo valga la pena pensarci su. Farci delle domande, promuovere il dubbio.
Non credo, purtroppo, che io potrò vedere grandi cambiamenti in questa moribonda società. Ma i miei figli, forse, magari.
Bisogna cambiare modo di pensare, sradicare abitudini incancrenite, bisogna minare alla radice abiti mentali troppo stretti e dati per scontati per comodità.
Benediciamo i semi che generano domande, scardiniamo le consuetudini intellettuali, combattiamo il cinismo passivo e ricominciamo a pensare che una cella confortevole è pur sempre una cella.
Continueremo probabilmente a essere schiavi, ma perlomeno saremo schiavi pensanti.
Il jolly è: non rassegnarsi al fatto che questa sia la sola strada percorribile (grazie a Silvano e a quelli come lui). Vi consiglio di cominciare da qui.
Tutto vero, ma forse un tempo le mamme che stavano a casa a far le mamme, non avevano le pretese consumistiche di quelle di oggi, erano gli “angeli del focolare” che oltre ad occuparsi della casa, del cibo e dei figli, erano le artiste dell’economia domestica, sapevano risparmiare il centesimo, riciclare gli abiti dismessi, rattoppare i calzini bucati, rimagliare i collant smagliati, noi apparteniamo ad una generazione di transizione, in cui alcuni hanno fatto tesoro degl’insegnamenti di mamme e nonne ed altri invece hanno preferito rivolgersi al progresso e comprare calzini nuovi, avere la colf che fa le pulizie, comprare cibi già pronti ecc…ecc…è chiaro che non si può fare tutto, o meglio…si può fare (del resto la maggior parte delle donne sono wonder woman!) ma ovviamente qualcosa verrà fatto male o trascurato. Allora bisogna scegliere tra una delle due cose, del resto se non ricomincerà a scendere la manna dal cielo, il pane dovrà pur essere guadagnato in qualche modo, ma decidere se impastarlo o comprarlo dal fornaio, rimane nostro esclusivo appannaggio. Visto che ti piacciono i Jolly, te ne lascio uno:
Non credo a quelli che hanno tutto, a qualcosa anche loro avran pur dovuto rinunciare.
Bacinic
The Real Person!
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Anche io non credo a quelli che hanno tutto e che qualche compromosso vada fatto. ma ho l’impressione che più passa il tempo e più i compromessi diventano pesanti per la stragrande maggiornaza di noi. e viene anche “venduto” come se questa fosse la sola strada percorribile. su questo no, non sono per niente d’accordo
baci a te
Non credo che sarei stata così capace a descrivere il mio stato d’animo attuale, così come hai fatto tu. Leggere le tue parole mi fa sentire meno sola ed anche un po’ meno folle, per pensarla così. Molto felice di averti scoperta. Buona giornata.
The Real Person!
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benvenuta, Mamma Piky, ora siamo in due a sentirci meno sole …meno folli magari no, ma che c’importa!;).
Molto felice che tu sia passata di qua
Concordo in ogni riga di questo pezzo. Questa crisi non ci ha reso migliori, come ogni tanto si sente dire, questa crisi ha indebolito chi forte non è mai stato. E noi mamme siamo spesso l’anello debole di una catena che è malata alla radice.
The Real Person!
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tutto vero, ahimè. e sarebbe ora che gli anelli deboli prendessero un po’ di vigore e coraggio…
Sono millenni che la nostra presunta civiltà ci induce in vite di “doveri”, come dici tu adesso la galera ha finestre dorate quindi abbiamo anche smesso di fare rivoluzioni (almeno nella nostra parte del mondo). Ci sto pensando molto, sono in un momento in cui il tempo da dedicare alla famiglia è preziosissimo perché so che la mia presenza fa la differenza. I discorsi di Agosti hanno molto buon senso, ma è difficile spezzare le nostre sbarre … se solo io smettessi di avere paura …
The Real Person!
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se solo NOI la smettessimo di avere paura… però mi aggrappo al pensiero che già il fatto di riconoscerlo, che siamo vittime anche delle nostre ansie e dei nostri timori, possa farci sperare che prima o poi acquisiremo quella consapevolezza e quella spinta che ci manca per affrancarci da (almeno) qualche piccola schiavitù. Riusciremo? ce lo auguro di cuore
Fioly recuperiamo le chiavi di queste celle o scardiniamole del tutto!
usciamo.
il mondo intero aspetta di essere osservato da vicino..
..hai un’alleata sovvertiva [e sognatrice]sulla quale contare!
ti abbraccio e ti auguro una vitalibera 🙂
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scadinare… mi piace! sono pronta. qui urge inontro per progettare piano sovversivo!
vitalibera per due!;)
non posso aggiungere nulla, conosco Agosti e condivido molto, anche se non aiuta poi quando ti guardi intorno e ringrazi per il tuo lavoro svilente, perchè tu hai pur sempre un lavoro.
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hai perfettamente ragione, sta proprio lì la magagna: più passa il tempo più ci tocca ringraziare per cose che ci spetterebbero di diritto. (un abbraccio)
Hai perfettamente ragione, purtroppo… Inizierò a leggere cominciando da li!
Buona settimana! un abbraccio
The Real Person!
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buona settimana a te e buona lettura. un abbraccio