26 Agosto 2015
Ci sono cose che si fanno soltanto in montagna ad agosto. Ad esempio, le cene della contrada nel prato davanti a casa, ognuno cucina qualcosa, i bambini giocano con le bici e i palloni e se ne vanno in giro a cercare i ghiri lì intorno, che quest’anno ce n’è un’invasione.
A fine serata tutti –eccetto i bambini- si beve grappa, scegliendola tra una decina di tipi, più o meno amabile, e si intona (si fa per dire) Quel mazzolin di fiori e Vecchio scarpone.
In montagna ad agosto i tuoi figli scalano alberi e tu pensi che era giusto ‘sta mattina, o ieri al più tardi, che su quei ciliegi ti arrampicavi tu, che allora avevi i codini e le ginocchia sempre spelate. Ora ci sali ancora, dietro tuo figlio, e lo guardi da basso, con le braccia pronte alla presa e il cuore che va a strappi.
L’estate in montagna è così estate che ti sembra debba durare sempre. Il giorno dopo basta un temporale che ti precipita –qualche ora- in autunno.
In estate in montagna ci sono le gite, quelle facili che ci arrivi in macchina e quelle che servono solo le gambe, e bene allenate.
Ci sono i sapori di malga, di terra, di erba. C’è la te scalza di tanti anni fa che ti corre avanti e ti fa una pernacchia, e scompare dietro una curva in salita. Resti indietro a guardare e le mandi un sorriso.
Questo agosto a Obra c’è stato rivedere amici, farsi coccolare dalla famiglia, rincorrere nanetti che però adesso vanno come fulmini, scrivere, scrivere dalla stanzetta dove da ragazza ci dormivo, per addormentarmi con le Piccole Dolomiti (che tanto piccole non sono) che mi spiano tra gli scuri.
E c’è stato scansare acquazzoni, leggere un po’, Tabucchi e Fenoglio, una serata a teatro, un pomeriggio a guardare i cervi, una camminata sui 2240 metri, relax, verde e qualche striatura d’autunno, una presentazione di Ovunque tu sarai con accoglienza memorabile, qualche polenta, molte chiacchiere, alcune confidenze, tre arcobaleni.
E notti a occhi in su, nel prato sul fianco della casa a domandar piaceri alle stelle cadenti. E anche a quelle che di cadere non ne voglion sapere, se gli va di ascoltare, che son così belle. Ma così belle.
Estate qui è lasciare un altro pezzo di me inciso su qualche sasso, sulla corteccia dei miei meli, sui sentieri che portano al bosco.
E portarmi a casa ancora una briciola d’azzurro, da questi miei monti bellissimi e azzurri.