14 Dicembre 2015
Quando si viaggia con i bambini, niente è come sembra.
Niente è come sembra nemmeno quando si è a casa, a dire il vero, ma in viaggio si nota di più. Forse perché gli occhi loro, spalancati e spropositati come quelli dei Tarsius di notte, colgono dettagli che tu nemmeno al microscopio. E non è tanto quello che notano, ma il modo in cui lo decifrano, con un candore ineffabile e con una lucidità spietata. Vengono fuori sentenze surreali, dialoghi da sbacalire Ionesco, mezze magie che spalancano universi come scatolette di tonno Riomare.
La gita in Portogallo non ha fatto eccezione. Sono partiti felici come due avventurieri pronti a salpare, perché Sai, maestra, domani io vado a Portogallo e sto tanti giorni là, mentre tutti voi siete qui all’asilo, pure di lunedì, mi dispiace.
Per dire il vero erano poi altrettanto felici di tornare, ché gli mancavano i nonni, il cane e i cartoni in tv (a me e Federico piace pensare che sia perché amano la loro casa e le rassicuranti abitudini, e non perché si sono sfranticati le palle a farsi trascinare in giro per chilometri da due bohémien fuori stagione che non si rassegnano all’idea che l’era dei viaggi zaino-in-spalla è conclusa, o quanto meno sospesa).
Dunque, tra un giro di fado e una crocchetta di bacalhau, abbiamo scoperto che:
Insomma, tutto può capitare in viaggio coi bambini. Eccetto che ci s’annoi.
Il jolly è: come fanno i cani in Portogallo? Baunji, baunji. (Poi la smetto).