Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Per quando ho bisogno di semplificare (istanti rubati a #novembre2024)

On: 3 Febbraio 2025
In: istanti rubati
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6 novembre
(Per quando ho bisogno di semplificare)

In questo freddo che viene al mattino mentre le finestre sono bagnate dall’umido e dalla condensa e mi copro con strati di vestiti e le dita picchiano sulla tastiera e una musica lenta aleggia nella stanza, io sono.
Mentre mi lavo i denti davanti allo specchio, senza guardarmi, e dall’altra stanza mio figlio mi chiama e il gatto si struscia contro la porta, io sono.
Mentre mi spoglio del pigiama e a piedi scalzi attraverso la stanza e la moka gorgoglia sul fuoco in cucina, io sono.
Nell’odore del caffè e in quello dell’incenso dentro una chiesa, nell’odore della terra bagnata che dal basso striscia alle mie radici, nell’odore di ruggine e nell’odore del muschio e nelle voci che mi chiamano dal cortile mentre i corvi planano sui prati gialli e una gazza saltella sulla ringhiera del mio balcone, io sono.
Mentre parole si formano sotto le mie dita, parole che vengono da lontano, chissàdove, e solo chiedono un tramite di falangi e carne per essere accompagnate sul foglio: io sono.
È tutto qui: un soggetto e un verbo all’indicativo presente.
Non c’è niente di difficile.

11 novembre

(Per quando ho bisogno di trasformare)

Questo fine settimana sono stata a un seminario.
Un seminario in un bosco.
Abbiamo parlato di trasformazione.
Stamattina, sulla strada verso la stazione c’era uno di quei nebbioni che ti fanno dubitare che esista ancora, un mondo dall’altra parte.
Mi sono detta che sarebbe bello, saper trasformare l’invisibile in visibile. I simboli in interpretazioni. I messaggi segreti in dichiarazioni di intenti.
Decriptare i codici che non sono destinati ai cinque sensi.
Hai presente, qui rumori che senti nel buio, quelle sensazioni che ogni tanto ti scuotono e tu in quei momenti lo sai, che esiste un mondo oltre il muro di fumo ma poi, un istante dopo, non sei più tanto sicura… Sarebbe bello cambiare in certezza questo sentire, mi sono detta, mentre guidavo ai trenta all’ora.
Ma la trasformazione, ci hanno spiegato, avviene nel cuore, un respiro alla volta. E la mente deve stare al suo posto, entro i confini che le sono assegnati.
Intanto, sul fiume, nasceva oltre il grigio una noce di luce sorprendentemente rosa e arancione.

16 novembre

Oggi, al cinema, questa frase: “A volte i cuori delle persone si parlano a loro insaputa” (Il robot selvaggio).
Il mio e il tuo, sono 14 anni che non tacciono un istante.
Auguri, vita mia ♡
#14anni

21 novemre

Osservo la nebbia addossata ai crinali dei colli, i filari appena svestiti giù a valle, un lampo di rosso – e la nevicata gialla che trema sui rami e rinfranca.
Vorrei farne immagine, poesia, dipinto, disegno, intuizione.
Ma poi nello sguardo raccolgo ogni cosa, e mi basta.

29 novembre

Il tecnico della lavastoviglie continua a latitare. Lavo i piatti a mano, concentrandomi sul fatto che lavare i piatti concentrandosi sul lavare i piatti è un’azione mindfulness. Mi consola solo più o meno.
E vado a correre. Quindici minuti, venti. Fa freddo e non ho mai voglia quando è il momento di infilarmi stivaletti e giaccone ma dopo sto bene, lo so. Anche questo, lì per lì, mi consola più o meno.
E scrivo. Ma le parole non si piegano al ruolo che scelgo per loro, si sparpagliano sul foglio come tanti disertori incolpevoli e le frasi si trasformano in rivoli sciolti, affluenti liberi in cerca del mare dove lo vedono loro.
E leggo troppi libri insieme (romanzi, saggi, manuali di scrittura, dispense sullo yoga) e cerco compulsivamente idee per i regali di Natale e cerco di incastrare tutti gli impegni che mi portano nel mondo, e quelli che invece mi vogliono qui, a osservare il letargo che si prepara per me. Qui a fare tana nello spirito del bosco, nelle mie stanze di terra e sonnambula quiete.
E dicembre è alla porta e bussa e mi chiama con la sua voce di abete e campane, e io rispondo da qualche punto lontano di me – nonostante il lavello pieno di piatti e la testa affollata di imperativi e il foglio denso di appunti che mi portano il mare – io rispondo, e dico E sia, e lascio che sia tutto com’è, tutto precisamente come dev’essere.

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