Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Avventura nel Paese dei balocchi

folletti sul tetto
In times like these
in times like those
what will be will be*

 

Germania del nord, Colonia, notti lunghe con cieli spumosi come il latte macchiato che fanno qui, costruzioni moderne di vetro e acciaio che si incastrano tra le enormi cattedrali slanciate verso l’infinito, di pietre vecchie e grandi vetrate.


La nostra avventura tedesca è cominciata con una notte di viaggio: 2 nanetti girovaghi incastrati sul sedile posteriore per 10 ore e mezzo di risvegli a singhiozzi, con corollario delle più strane e insistenti richieste, diviso 970 km di buone intenzioni (ovvero litanie di: mai più viaggi in auto così) e promesse di paesi dei balocchi là in fondo all’autostrada.

vista dal terrazzo
chiesa a kolnduomo a kolnPoi il Paese dei balocchi lo abbiamo raggiunto, anche se con gli occhi pesti e gonfi come valige, ci siamo sciacquati dal sonno con un lungo caffè nel bar più mattiniero di Koln.
Abbiamo rivisto amici che ci hanno aperto le porte del loro loft con vista su un grande cortile pieno di luci e vetrate e addobbi di natale. Ai bambini è piaciuto da pazzi scorazzare per qualla grande stanza senza pareti, tra biciclette parcheggiate in ingresso e gigantografie di Silver Surfer alle pareti. Ai nostri amici (super sportivi e senza figli) sarà piaciuto meno ritrovarsi 120 metri quadri di vetrate tappezzate di mini impronte digitali e il pavimento cosparso da uno stato di briciole giochi e figurine semi permanente. Ma ci vogliono bene e ci hanno tenuti così.

vista di kolnmonumenti a kolnfoto allo specchioveduta di kolnveduta del RenoSono stati giorni di visite ai sette mercatini di natale (sì, sette!!) sparsi per la città, che ha messo su quella faccia sfacciata di festa come solo sanno fare le città del nord quando si agghindano per le notti di gala.
Nani, elfi, folletti e babbi natale fanno a gara in giro per le piazze per sistemarsi nei posti migliori e restare lì a godersi lo spettacolo. E alberi decorati, e rami pieni di cuori e di stelle come frutti ben succosi.
Passeggiate lunghe sul Reno bianco di freddo, che scivola via luccicando come dentro un presepio. Occhi accessi e guance arrossate sbucano da sciarpe e berretti lanosi. Calendari dell’avvento, una chicca tra i miei ricordi felici d’infanzia, che si preparano a svelarsi.

E dopo tutta questa poesia un germanico e bellicoso virus ci ha colpito e affondato (ogni Paese dei balocchi presenta controindicazioni, che siano orecchie d’asino o mal di pancia). Non mi dilungherò sugli effetti prosaici e vagamente splatter, basti sapere che era fondamentale stazionare in prossimità semisimbiotica di una toilette.
Tutti contaminati, ospitanti e ospitati, grandi e piccini. Tutti tranne Federico, a ribadire il suo ruolo di maschio alfa – è la birra tedesca l’antidoto, garanisce lui, proponendo così una versione meno salutista della celeberrima mela al giorno, per la gioia degli assidui frequentatori di Oktoberfest.

A ogni modo, dopo un giorno e mezzo di malessere e lazzaretto, sono uscita a procacciare cibo e beni di prima necessità.
E su quelle strade lucide, respirando ghiaccio e riempiendo i polmoni di energia pulita, in una città da scoprire, mi sono inventata in pochi passi una vita diversa e ho ri-scoperto perché amo (visceralmente) viaggiare:

per essere libera di essere altro restando me stessa.

Il jolly è: (ripetutamente) partire. Che fatica ma quanta meraviglia!
* dovevo venire in Germania per scoprire Jack Johnson. Grazie Aky
rami decorati a koln
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