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Lezioni di viaggio #3 – Del gusto, della gentilezza e della lentezza
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Lezioni di viaggio #1 – Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai (cit.)
Ho quasi 40 anni e pochissime certezze. Ma di una cosa sono sicura: ci sono periodi della vita in cui si impara di più, più in fretta. Molto spesso, questi momenti particolari coincidono con un viaggio, con il fatto di chiudere la valigia e uscire, anche per poco, dalla propria zona comfort.Read More
E anche le due settimane in Marocco mi hanno insegnato -o mi hanno aiutata a ripassare – un po’ di cose.
Qui le prime tre. -
Lettera ai miei figli su un viaggio in Marocco
Succedono viaggi in cui capitano molte cose. Che ti rubino il telefono, di stare una settimana (beatamente) off line, di prendere tre multe.
Che ti accompagnino a fare una ricarica come se ti fossi persa nel bosco, che ti offrano ospitalità.
Succede di vedere una luce bambina (l’infanzia della luce) dalla terrazza in cui fai colazione. Capita di trovare un caldo secco e ventoso in una città enigmatica di mezza montagna, e sull’Oceano un tempo di sole e piogge, veloce come fosse Copenaghen.
Di fare un pezzo di viaggio insieme a tua sorella, che era un bel po’ che non si calcava insieme lo stesso pezzetto di mondo, ed è bello.E di spiare vicoli e stupirti di come certi angoli di mondo siano esattamente, come te li aspettavi. Uomini a dorso d’asino impigliati in qualche ragnatela che intesse il tempo per fregare il calendario e la sua presuntuosa progressione numerica. Donne avvolte in veli che sputano fuori a malapena gli occhi, ma occhi che lasciano una scia di colla quando si muovono.
E bambini così spettinati e belli che ti viene voglia di passargli le dita tra i capelli, per una carezza piccola. Poi li senti ridere – è una cascata di vetri rotti- e capisci che così sono belli: stupiti. E spettinati. -
Istanti rubati a #novembre (con Instagram)
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Destinazione Marrakech
I luoghi sono come le persone: al momento giusto ti chiamano, e si fanno trovare.
Certo, sei tu che scegli la meta, cerchi il volo o disegni il percorso, analizzi variabili – prezzi, clima, difficoltà. Ma c’è una parte di magia imponderabile, che viene prima della scelta o del caso, che ti porta sopra una certa terra, dentro una certa luce.A volte scopri, a volte ritorni. Nella maggior parte dei casi, entrambe le cose.
Fare un viaggio, per me, è aprire una mappa e guardare un disegno astratto che si traduce in istanti, profumi nell’aria, sapore d’un cibo, ruvidezza di un tessuto, imprevedibilità di uno sguardo.
Un sistema intricato di segni si trasforma in strada, fatta prima di immagini dentro la testa, dopo di sassi sotto le scarpe.C’è sempre un momento, se ci vado in aereo, che la traccia diventa reale: è quando la città si disegna sotto il finestrino, e intravedo i profili confusi dei quartieri, le traiettorie oblique delle strade. E’ lì che mi sembra di sfiorare l’essenza del viaggio, di carezzare con lo sguardo -in quel momento esatto- la meraviglia stupefatta di ogni nuova partenza.Read More
Quando tutto è possibile. -
Arcobaleni inventati: i colori dei bambini
“Di che colore è questo? Giallo come?”
“Come il sole”
“Questo è blu come?”
“Il mare”
“Bianco come?”
“La neve”Li insegniamo così, i colori ai bambini. Facili, diretti. Il verde ricorda i prati brillanti della primavera, il marrone le castagne che pesano sugli alberi in autunno. Semplifichiamo per loro una realtà così ricca di sfumature perché noi stessi abbiamo paura di naufragarci dentro.
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