L’amore di padre è un abbraccio travestito da solletico.
È una bicicletta smontata nel bagagliaio della macchina, per portarla in ferie.
Amore di padre è un viaggio di chilometri nel caldo d’agosto, con l’auto stracarica. E poi tornare solo, poche ore dopo – l’auto vuota, la musica alta e il finestrino giù.
Amore di padre sono le macchinine fatte correre, le pile per far funzionare i giochi, i palloni gonfiati a fiato, i cerotti sulle sbucciature, i graffi da disinfettare. Tutti i giocattoli da aggiustare, le sorpresine kinder da montare, castelli di sabbia da costruire, le partite a dama, l’altalena da spingere, la bicicletta senza rotelle. Le gite della domenica con la radiolina per ascoltare le partite.
Amore di padre è chiamare i bambini quando sono al mare e rimproverarli per la tristezza della sera -non fare così che ci vediamo presto. Poi chiudere la telefonata con il cuore un po’ più stretto.
Amore di padre sono le occhiate che non hanno bisogno di parole, i dispetti fatti per tenersi i figli addosso.
Una madre stringe, un padre stropiccia. E in quello stropicciare ci sono le carezze e le parole che si sanno senza dirle.