



Sono stati pomeriggi al computer mentre i figli dormono e appunti portati in giro in una tasca del borsone, tra gli asciugamani e i solari. Tra Tabucchi e Pessoa.
E d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione.
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Avrei pianto volentieri e forse l’ho fatto. Dev’essere successo nell’ultima mezz’ora, dopo un paio trascorse in auto alla disperata ricerca di un –bip- di parcheggio, e dopo aver setacciato ogni angolo di costa ligure con la pedanteria di un cercatore d’oro.
Sì, doveva essere l’ultima giornata al mare della stagione, una roba mordi e fuggi che io non amo molto (vorrei perlomeno riuscire a fare un bagno che mi dia il tempo di inumidirmi), ma che col mio moroso sono la norma in questo periodo (ovvero durante tutto l’anno eccetto novembre: momento poco adatto per le gite fuori porta). Sempre meglio di, dice il saggio.