
Il mare sul principio dell’autunno ha quel blu che lo tiene legato all’estate ma sai che manca poco perché ruzzoli verso la sfumatura, perché perda il lucore piatto e acquisti profondità.
È facile innamorarsi di spiagge dove puoi stenderti e star largo sotto un sole tenero, un sole tiepido che invita. Ascoltare l’andata e ritorno dell’onda al mattino, quando sul lungomare con le scarpe da ginnastica riempi i pensieri di iodio e poi ti fermi al caffè per un tu per tu col mare. Tu parli e parli, lui ascolta e non interrompe.



Il mare a settembre è stato balsamo e ossigeno, la felicità del giornale letto al mattino in balcone, la focaccia per pranzo e vino bianco la sera, sotto un pino marittimo, stanchezze che evaporano nell’aria secca che anima panni stesi ai balconi.
Sono stati pomeriggi al computer mentre i figli dormono e appunti portati in giro in una tasca del borsone, tra gli asciugamani e i solari. Tra Tabucchi e Pessoa.
Sono stati pomeriggi al computer mentre i figli dormono e appunti portati in giro in una tasca del borsone, tra gli asciugamani e i solari. Tra Tabucchi e Pessoa.







La Liguria a settembre è stata una domanda precisa, definitiva come una fucilata: ma com’è che si passa qualche anno della vita a impazzire di entusiasmo per una giostrina sul lungomare e la restante parte del tempo a cercar di rivivere proprio quella felicità?
Il mare a settembre è stato un saluto e un grazie all’estate, una camminata lunga sul bagnasciuga.
Qualche castello di sabbia, molti castelli in aria, un appartamento tra i palazzi da dove si vede il mare e qualche collina che a sera mette a dormire il sole.
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