Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Un racconto e un dolore. Storie che si intrecciano

On: 24 Maggio 2013
In: il progetto, ospiti
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"Fai bei sogni" sul cruscotto
L’intuizione ci rivela di continuo chi siamo. Ma restiamo insensibili alla voce degli dei, coprendola con il ticchettio dei pensieri e il frastuono delle emozioni. Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire, perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi. 

Credo non sia facile scrivere una bella autobiografia, e nemmeno trasformarla in romanzo. Massimo Gramellini con “Fai bei sogni” ci è riuscito perfettamente.
Parla con la delicatezza, l’ironia disincantata di un bambino. Con un mal dissimulato e prepotente dolore che corrompe dall’interno.

Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa d’indefinito.Così mi sentivo io. Non avevo saputo trattenerla.

Non ho capito subito che il giornalista avesse riportato in modo così fedele il proprio vissuto e quando mi sono resa conto che quella era esattamente la sua storia, mi ha molto colpita, per diversi motivi.


Il primo motivo è il tema del racconto, ovvero la morte della madre e tutto il tempo venuto dopo, quello faticoso che ha impiegato per ricucire la ferita e ritrovare se stesso.  Questo sarebbe bastato a tenermi incollata al romanzo, perché ho passato buona parte della lettura a chiedermi cosa sarebbe successo se mia madre se ne fosse andata quando ero piccola, anziché alla soglia dei trent’anni. Quanto di lei mi sarei persa e quanto quel vuoto mi avrebbe resa diversa da ciò che sono. Quanto il dolore avrebbe plasmato la mia mente più malleabile di bimba. Inesorabile, la domanda successiva, è quanto la sua assenza mi abbia modificata comunque.
La mia passione per le vite deli altri è sempre dipesa dal desiderio inconsapevole di scoprire come fossero riusciti a sopravvivere al primo impatto col dolore. 

La seconda ragione per cui questo libro mi ha incatenata alle sue pagine è che anche io mi sono messa in testa di scrivere qualcosa che somigli a un romanzo. E anche se non è un ‘autobiografia, è centrale nella vicenda la malattia della madre della protagonista.
No, non è un caso.

Credo che il mio bisogno di buttare fuori questa storia, maturata silenziosamente e di soppiatto negli ultimi otto anni della mia vita, nasca proprio dal desiderio di venire a patti con quelle emozioni che troppo prepotentemente hanno occupato la mia testa e il mio stomaco. Non posso liberarmene, e probabilmente non sarebbe un bene, ma forse ridimensionarne l’ingombro, quello sì. Una lunga seduta analitica a basso costo, insomma.
Perché, da grafomane senza speranza di guarigione quale sono, ho capito una cosa: chi scrive lo fa certamente per regalare qualcosa di buono a chi leggerà, fosse pure una persona sola. Ma lo fa innanzitutto per curare se stesso, per mettersi in salvo.

Insomma, in questo romanzo ci ho trovato briciole dei miei pensieri. E visto che l’ho scelto per caso da uno scaffale in libreria, sembrerebbe proprio una buffa coincidenza. SE credessi alle coincidenze.

Il jolly è: sapere che Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderti dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene. Continuerà a mandarti dei segnali disperati, come la noia e l’assenza di entusiasmo, confidando nella tua ribellione.

Altri preziosi suggerimenti letterari al Venerdì del Libro di Homemademamma

 

giornata di neve

 

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19 Responses to Un racconto e un dolore. Storie che si intrecciano

  1. marika ha detto:

    io penso che se ti è capitato questo libro tra le mani è perchè lo dovevi leggere, stavi cercando qualcosa dentro di te e in quel libro l’hai trovato.
    Niente succede per caso
    Lo leggerò anch’io

  2. mammamari ha detto:

    La morte di una madre apre voragini. E quando noi stesse diventiamo madri abbiamo il bisogno di ritrovare la nostra madre, ricucire una linea spezzata, trovare riparo.
    “Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva” e a me viene alla mente il vissuto dei bambini adottati che lotteranno per curare una ferita che fa fatica a rimarginarsi…

    Scrivere per curare se stessi e anche uno solo dei lettori, quanto sento reali queste tue parole.

  3. stefania ha detto:

    L’ho letto e recensito anche io, di recente. E’ arrivato tra le mie mani su suggerimento di un’amica: se non me l’avesse caldamente suggerito lei credo che non l’avrei mai letto visto che non ho un gran feeling con Gramellini…. Con questo è andata decisamente meglio di come non sia andata con “L’ultima riga delle favole” anche se resto dell’idea che tra me e lui non c’è feeling… Cose che capitano…

  4. moonlitgirl ha detto:

    Anche io sono convinta che scrivere sia curativo….ed è forse il motivo principale per cui ho iniziato a scrivere nel mio blog….anche se del dolore vero che ho vissuto durante la separazione….non l’ho ancora raccontato….forse un giorno.
    Anche a me piacerebbe scrivere un romanzo….forse un giorno.
    Nel frattempo aspetto il tuo perché sono convinta che sarà meraviglioso….come questo post e come tanti altri.
    I dolori vanno curati ma soprattutto vanno fatti uscire dall’anima….altrimenti sono un fuoco che ogni giorno può divampare…..
    Scrivi scrivi scrivi….io aspetto con ansia!!!!

  5. Marzia ha detto:

    Hai ragione, i sogni ti inseguono e tornano da te quando meno te lo aspetti. A quanto pare prima dobbiamo tagliare fili e paure, trovare la nostra cura e il punto zero da cui ripartire carichi di esperienze ma meno doloranti.
    Percorsi davvero simili i nostri …

  6. ogginientedinuovo ha detto:

    Le coincidenze non esistono, il Caso sì. E qualcosa vorrà pur dire se la mano ti è scivolata su questo libro… L’ho letto anch’io l’anno scorso, in una sera. Ero scettica perché lo stile di Gramellini lo trovo adatto a pezzi brevi e incisivi, ma devo dire che mi sono ricreduta: nonostante la lieve retorica qua e là, è un bellissimo libro. E questo tuo post non è da meno: scrivi la storia che ti si mescola dentro e dalle voce, sarà bellissima!

  7. Letto. Non sarei riuscita a scrivere una recensione migliore della tua, quindi non la scriverò;), dico solo che mentre il primo suo libro (ultima riga delle favole) non sono proprio riuscita a leggerlo, questo l’ho letto (nonostante la parte centrale proceda a fatica) senza pentirmene. Non è un capolavoro di letteratura, ma è una bella storia autobiografica, ironica ma non ridicola o sminuente, che mette in risalto, secondo me, l’incapacità di chi sta attorno ad un bambino che ha perso la madre, di dargli ciò di cui ha bisogno. L’ho letto quando ho appreso della morte prematura di una madre che ha lasciato il figlio duenne e mi si è stretto il cuore, augurandomi che trovasse braccia amorevoli, sguardi amorevoli, quando lui ne avrà bisogno, da altre figure, come quelli che gli avrebbe riservato la sua mamma.

  8. tinella ha detto:

    Ho finito proprio oggi (stanotte per l’estattezza) di leggere questo libro e volevo dirti che hai scelto delle citazioni bellissime. E’ uno di quei libri che ti divorano finchè non li hai finiti. Il modo di scrivere di Gramellini non mi convince fino in fondo, ma la storia arriva diretta come una sferzata di vento, e già questo in qualche modo è saper scrivere.
    In bocca al lupo per i tuoi progetti e buona giornata 🙂

  9. Anonimo ha detto:

    letto l’anno scorso piangendo e ridendo nello stesso momento. Dico una cosa: vedo Gramellini un po’ come il De Amicis de noartri , capace con la sua padronanza linguistica a giocare con le tue reazioni e sentimenti, capace di metterti le mani in pancia e farti il solletico ugualmente bene. a volte lo accuserei di eccesso di retorica a volte volte darei un rene per sapere scrivere come lui 😉

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