Cosa succede quando si mette in fondo a un libro la parola FINE?
Dopo mesi o anni di scrittura, intendo.
Ancora non l’ho capita bene, questa sensazione. So che mi sento un pozzo prosciugato, un buco asciutto e terra rossa intorno e crepata dall’arsura. Ma allo stesso tempo: levità. Come dopo un esame, una maratona, una cosa che ci hai provato e in tanti momenti ti sei detto Non ce la faccio mica, e invece.
E sento un desiderio di muovere il corpo, di andare fisicamente verso qualcosa. Dopo sere e sere e sabati e domeniche e notti e mattine davanti a uno schermo, sento il corpo semiatrofizzato che reclama il suo diritto a muoversi, camminare, ballare, salire una montagna. Faticare.
Per questo -anche per questo- mi sono messa a dare il bianco. Adesso ho vernice persino sulle mutande, casa mia sembra lasciata indietro da uno tsunami e per passare dal bagno alla cucina devo fare lo slalom tra scale, secchi di giallo, pennelli, rulli e secchi di blu, senza scivolare sui nylon stesi qua e là. E no, non sarà una cosa tanto veloce.
Ma la vernice fa un odore buono e da qualche parte si sta stampando una storia che mi è costata mesi -e persino anni- di impegno. Mica male, mi dico, grattando via macchie dai pavimenti, dalle braccia e dalle ginocchia. Mica male.
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