Per cinque giorni alla settimana esco di casa alle sei e quaranta e varco la soglia, al ritorno, verso le sette e dieci, quando tutto fila liscio, tra treni, auto e tram vari. Dunque entro in cucina, esausta dopo due tranche di viaggio di due ore l’una e l’ufficio in mezzo, e mi si para davanti lo scenario seguente: due bimbi scatenati (di 1 e 2 anni suppergiu) con i loro piatti davanti al naso mentre papà e (spesso) nonno cercano di imboccarli o convincerli con ogni metodo lecito a nutrirsi in autonomia. Non sempre con risultati immediati e soddisfacenti.
Quando i due nani mi sentono arrivare, nella maggior parte dei casi, mi si precipitano incontro mentre io avanzo per la cucina dribblando giocattoli e utensili sparsi e cominciano a contendersi le mie attenzioni prima ancora che io riesca, non dico a passare in bagno a cambiarmi, ma nemmeno a levarmi la giacca.
Dopo che faticosamente riusciamo a concludere il balletto del loro pasto, tra mari di briciole e pastine spiaccicate in giro per il pavimento della cucina, è il momento di cenare noi. Bé, cenare è una parola grossa: a quel punto Fede e io ci accontentiamo di scovare qualcosa di commestibile tra frigo, cibo della linea scongelato e mangiato e avanzi abbandonati dai bimbi.
Ma lì viene il difficile. Perché i monelli, piccati per essere stati trascurati per gran parte della giornata, cominciano a litigarsi le mie braccia a colpi di spintoni pugni e morsi, urla da rompere i timpani, pianti e altre (pericolose e/o fastidiose) invenzioni dell ultim’ora. Così capita spesso che, nonostante le promesse di inflessibilità fatte a me stessa, me li ritrovi entrambi sulle ginocchia, mentre con abile mossa da contorsionista cerco di portare il cucchiaio alle fauci.
Ma lì viene il difficile. Perché i monelli, piccati per essere stati trascurati per gran parte della giornata, cominciano a litigarsi le mie braccia a colpi di spintoni pugni e morsi, urla da rompere i timpani, pianti e altre (pericolose e/o fastidiose) invenzioni dell ultim’ora. Così capita spesso che, nonostante le promesse di inflessibilità fatte a me stessa, me li ritrovi entrambi sulle ginocchia, mentre con abile mossa da contorsionista cerco di portare il cucchiaio alle fauci.
Il momento del dopo cena è quello dei libri sfogliati insieme, ma soprattutto delle lotte sul tappeto e delle corse intorno al tavolo. Finché non crolliamo esausti, chi nel letto, chi sul divano (Federico e io, ovviamente).
Il week and non è più semplice. Federico lavora e io sono sola coi discoli che naturalmente vogliono recuperare tutto il tempo perso durante la settimana. Quando li lascio un momento da soli, semplicemente volgendo la mia attenzione a qualcosa che non siano loro, si azzuffano. Urlano. Si lamentano:
“Mamma, Dado prende giochi miei… Sgridolo…”
” Mam mam mam maaaa…”
“Mamma, Dado prende giochi miei… Sgridolo…”
” Mam mam mam maaaa…”
Quando non fanno nulla di tutto ciò capita di peggio: in quattro e quattr’otto organizzano un’associazione a delinquere degna di una cosca malavitosa. Mi distraggo un attimo e non faccio in tempo a stupirmi dell’anomalo silenzio degli ultimi quattro minuti che: trovo il guardaroba in giro per la casa in allegri mucchietti multicolori o il bagno allagato e loro due a mollo nel bidè. Che se la ridono.
Insomma, non mi dilungo e traggo le somme. Come avrete capito il mio stratagemma per far fronte alle difficoltà quotidiane è uno solo : puntare alla sopravvivenza.
Il jolly è: step by step. E riderci su
Questo post partecipa al blogstorming
Tags: bimbi, blogstorming, caos, disastri, jolly, quotidianità, sopravvivenza
evviva! trovo qualcuno che attua la mia stessa strategia: sopravvivere! magari ridendoci su qualche volta :-))) ciao ciao, Vale
The Real Person!
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siamo (almeno) in due? questo conforta moltissimo anche me, credimi… 🙂
Salve! Siamo Midori, AlexV e Lucia! Per motivi di rischio del nostro anonimato abbiamo esportato il blog ad un nuovo indirizzo: http://lecronachedeglielefanti.blogspot.it
Per un po’ non saremo indicizzate su google, quindi l’unico modo per raggiungerci è tramite l’url ed i commenti 🙂 se sai di qualcuno che ci legge ma non è iscritto, passaparola!
Ci scusiamo per il disagio, ma vi racconteremo tutto!
A proposito di correre ‘dietro agli avvenimenti’, vero?
Dai, lo sai che non sei sola! 😉
The Real Person!
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no, tutt’altro che sola… siamo un esercito! ben allenato, per giunta 😉
I miei due furfanti da questa settimana hanno iniziato a giocare assieme( 3 e 1 e mezzo) a volte succede che non li sentiamo più e per qualche minuto rimangono da soli a comunicare tra loro. Ci sembra impossibile…benedico il tuo “caos”domestico! Molto simile al nostro!!! Ci siamo dotati di una carriola giocattolo e il gioco e’ raccogliere tutto da terra…per ora la raccolta piace.
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carriola giocattolo? mi pare un’ottima idea… provvederò a procurarmene una, grazie per la dritta!;)
Diciamo che almeno la fase del bimbo in braccio mentre mangi passa 🙂
Ma il senso di resa di fronte al frigorifero con l’eco o non riuscire a terminare una conversazione tra adulti senza mille interruzioni … ecco permane.
Io per fortuna me la cavo con una mezzoretta di viaggio quindi accorcio un pò i tempi ma si parla sempre di giornate troppo lunghe.
Tu con due bimbi di quell’età sei una santa, col jolly migliore del mondo!
The Real Person!
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ma quale santa, sono una che incespica, zoppica, ci prova e ci riprova.
e che non è mai sola, grazie alla sterminata generosità dei nonni…
il jolly quello sì, mi sfozo di tenerlo sempre in tasca, anche se alle volte si diverte a nascondersi nel mazzo…
condivido il jolly e più che mai oggi lo faccio mio!
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massì, dai, facciamoci una bella risata!
in fondo alle volte basta guardare le cose da un’altra prospettiva (ALLE VOLTE…)
un abbraccio
Per me sei fin troppo brava, io con due non ce la farei proprio, ho una pazienza limitata. O forse nel bisogno la pazienza aumenta?
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assolutamente sì, Moky. naturalmente i momenti di sclero non mancano, ma in qualche modo, poi, i due discoli mi sanno ripagare di tutta la fatica…
È lunedì, è un giorno difficile e questo tuo jolly cade a fagiolo… Piano, piano, piano si impara a riderci su. Per esempio, quando tuo figlio rovescia tutto il succo che oltre a cadere sul pavimento schizza sulle pareti e solo dopo mooolti lavaggi le tue ciabatte non si appiccicheranno più o quando mentre ti aiuta a preparare la sua torta al cioccolato preferita, muove in modo indescrivibile il cucchiaio con il quale stava mescolando e riesce a tingere di cioccolata tutto quello che c’è attorno? Cosa si può fare? Respirare, respirare, respirare e poi ridere, guardarsi attorno, e insieme alla piccola peste provare a pulire, e lì ricomincerà una nuova storia….
Grazie per il tuo racconto, mi sento in splendida compagnia.
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e adesso anche io mi sento in splendida cmpagnia, grazie! ma sì, io mi dico sempre, nei momenti di maggior stanchezza o tensione, che riguardandomi indietro tra un po’ di anni tutto questo mi mancherà terribilmente. e così cerco di godermelo, pazienza se non tutto fila liscio come vorrei, non ha così tanta importanza, no?
un abbraccio