Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Quando le mamme raccontano

On: 29 Aprile 2013
In: la mia vita e io
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mamma e bebèAvete presente le pubblicità in cui ci sono dei neonati? Sono situazioni perfette: tenere, soffuse, pacate. Le madri sono sorridenti e luminose, un trucco discreto, un sorriso docile. I bambini sono angioletti profumati e silenziosi con la pelle liscia e gli occhioni socchiusi.
Ecco, quando penso al ritorno a casa dall’ospedale coi miei bambini nuovi nuovi, mi vengono in mente quelle immagini lì. Infatti è stato esattamente tutto l’opposto. 

Come raccontato qui e qui, io dopo il primo parto ero un cencio pallido e provato e camminavo a fatica, che in confronto il dottor House è il ritratto dell’incedere armonico. Avevo i capelli sporchi, i vestiti troppo stretti o troppo larghi, un dolore anche fisico che ci ha messo un po’, a farsi rimuovere.

I giorni -ma soprattutto le notti- in ospedale sono stati molto impegnativi, passati a pesare e ripesare quell’animaletto urlante che oramai mi aveva messo la bandiera sulla anima, e io avevo paura sempre: che la bilancia dicesse non è cresciuto abbastanza, che il termometro dicesse è troppo caldo, che l’ ostetrica dicesse non mangia a sufficienza.

Quando sono tornata a casa credevo che sarebbe stato il giorno più bello della mia vita. Invece ero così a pezzi e dolorante che, a vedere la stanza del bimbo amorevolmente agghindata da nonni e zie, per poco non sono scoppiata in lacrime.
Grazie al cielo il baby blues mi ha sfiorata appena, giusto a farmi capire che esiste, che non è l’ultima trovata di donne o dottori troppo apprensivi. Come è venuto se ne è andato, appena il corpo si è un po’ riparato e i pensieri si sono messi in pari.
Non ho mai davvero temuto di essere inadeguata, dopo la nascita di Lemuele, ma di essere troppo stanca e troppo poco felice per godermi quei momenti da manuale, sì.

Quando sono rientrata con Eliandro, invece, ho proprio temuto di non farcela. Stavo fisicamente meglio ma mi aspettava a casa un bimbetto di 13 mesi risoluto a farmi la guerra, per via di quell’estraneo formato mignon che avevo introdotto nella sua vita. Entrambi erano minuscoli ed entrambi avevano bisogno della mamma. Non avessi avuto l’aiuto delle persone che mi stavano intorno, non so se e come me la sarei cavata.

Perché i neonati, a differenza di quelli delle pubblicità delle creme per il culetto e i pannolini, sono bestioline bisognose: fanno rumore, sporcano, non ti danno pace. E le madri si disperano, si avviliscono, hanno paura.

Per questo è importante raccontate anche come sia difficile e quanto la depressione post partum sia insidiosa: perché ogni donna ha il diritto di vivere quei momenti nella maniera migliore e più facile possibile.
Per godersi la bellezza di due nuove vite che si affacciano al mondo: quella di una nuova persona e quella di una nuova madre.

Il jolly è : parlarne, raccontare, condividere. Come si sta facendo su Cinquanta sfumature di mamma
comitato libeazione mamma
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7 Responses to Quando le mamme raccontano

  1. Tutto verissimo! E io, anche se sapevo dell’esistenza dei blog, non trovavo il tempo neanche per fare pipì da sola…figuriamoci per riuscire a sollevare il coperchio del mio portatile….! Sigh! Sinceramente me lo ricordo come un periodo molto triste: sensazione di essere inadeguata costante per mesi e mesi…e anni và! 🙂 Grazie per questo bel post! Anna

  2. Patrizia ha detto:

    Verissimo. Ed io non avevo ancora scoperto l’esistenza dei blog….

  3. mammamari ha detto:

    Prima di leggere il post ho guardato e riguardato la tua foto nella quale si sente l’odore di quei primi giorni, tanti colori messi insieme, sovrapposti. Un viso beato di neonato che dorme solo fino a quando sente di essere ancora immerso nel corpo della madre. Tutto attorno immagino il delirio che in parte ho vissuto…
    Grazie Fioly, appena riesco a ritagliarmi qualche minuto tra allattamento della piccola e gestione della duenne e del quattrenne faccio un salto per conoscere l’iniziativa che segnali.
    P.S. Leggendoti pensavo al film appena uscito “tutto parla di te”
    Le riflessioni che mi ha regalato le scriverò, chissà quando, nel mio informe blog

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