Siamo imprecisi e senza misura
sempre pronti alla confusione
non certo per mancanza di cura
ma per eccesso di immaginazione.
Abitiamo luoghi arredati a casaccio
le gemme le stelle le impronte di gatto
un glicine adesso vestito di viola
le storie dei libri e quelle di scuola.
Son fantasiosi i nomi che abbiamo
ma solo a un esame superficiale
chi ci conosce sa che non sono
il nostro tratto più originale.
A chi ci chiede Ti piace la scuola?
è sempre sì la nostra risposta
la scuola ci piace, niente da dire,
ma abbiamo l’ardire di una proposta:
(siamo sicuri che approvano in tanti)
due giorni in classe e cinque nei campi.
Leggiamo Tom Sawyer e Geronimo Estinto
e le nuvole prima del temporale,
la traiettoria nel cielo stinto
del volo del falco con il cannocchiale.
Leggiamo i solchi tracciati nel grano
le impronte di volpi e cinghiali nel bosco
le orme del T-Rex le riconosciamo
ma stiamo alla larga perché è un tipo losco.
Scriviamo poesie con poche parole
tantissima terra che nutre le aiuole
son povere spesso di acca e di accenti
ma non lesiniamo innamoramenti.
Se mancano i segni di interpunzione
abbondano macchie di erba e lamponi
ma non è certo una distrazione:
mettiamo su carta le nostre stagioni.
Siam visionari per costituzione
andiamo per balzi, scarti e intuizione
la nostra condotta non è molto austera
ma tu non temere, lasciaci fare:
noi siamo proprio come la primavera
a volte pigri, ma pronti a sbocciare.