Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Ennesimo inutile sproloquio sulla guerra

On: 16 Luglio 2014
In: sproloqui
Views: 2504
 1
tramonto

 

È un’estate strana, più fredda e umida che mai, un paradiso per zanzare e pinguini, mi vien da pensare. Federico è indietro con il lavoro di campi e di trattori, penso che impazzirei a fare un mestieri per cui si deve ogni giorno scendere a patti con il tempo meteorologico.
È un’estate insolita, ma non era male -i bambini sempre affamati di attenzioni, le ore passate insieme, i treni che vanno e non vanno- ma non era per niente male, insomma, era vita.

 

Poi, da qualche giorno, questo vento di morte. Lontano, sì. Ma nemmeno poi tanto. Si insinua dalla tv lasciata accesa, dalle pagine di tutti i giornali (ma comunque mai abbastanza, dovrebbe urlare più forte); persino dalle bacheche di facebook, dal flusso perpetuo di tweet.
Dappertutto, ma soprattutto, non abbastanza. (Spesso le notizie stanno dopo la cronaca dei Mondiali, o dopo le news sul maltempo. Essenziali per chi non sa cosa mettere in valigia o chi tifare alle semifinali, per carità).

Ma la guerra c’è. Quella cosa che io conosco soltanto attraverso i film, i libri di storia, i racconti dei sopravvissuti. Cosa posso fare, se non ringraziare che sia così? Davvero, non è una domanda retorica: cosa posso fare? cosa possiamo fare?
Non mi interessa stabilire di chi sia la colpa. Ho le mie idee, abbastanza precise per la verità, ma non è quello che importa. Da entrambe le parti ci sono gli innocenti, le vittime ignare, i perduti. Quelli che dormivano e gli è caduta la casa sulla testa, quelli che passeggiavano e gli si è aperta la terra sotto i piedi. Quelli lì, con quelle facce che hanno finito persino le preghiere.
Quelli che vanno a dormire e si dicono Chissà se esisterà, domani. E che faccia avrà, se viene.

 

Ho letto da poco “Mattatoio n° 5” di Kurt Vonnegut. Parla di un’altra guerra, fatta con armi diverse, altre tattiche, una diversa geografia. Ma la faccia grottesca e terrificante è la stessa di tutte le guerre. Come in Siria, Iraq, Afganistan. L’elenco è lungo, troppo.
Da quando sono madre, più di tutto, sono le immagini dei bambini che mi levano il sonno. In tutti quei volti ci sono quelli dei miei figli, e mi chiedono perché. Cosa sta succedendo e cosa stiamo facendo perché non succeda.

 

(Ce n’è una, per esempio, dove si vedono mitra spianati intorno a un corpicino. Avrà un anno scarso, se va bene. Ma non fa ridere? Non fa piangere? Non è nemmeno più grottesco: che cos’è?).
Ecco, io una risposta non ce l’ho. Nemmeno inventata a metà, di quelle che tiro fuori, ad esempio, quando mi chiedono perché la nonna è in cielo. Però mi rassicurerebbe sapere che qualcuno, anche una persona soltanto, una risposta l’avesse.
Perché, se come sembra visto da qui, tutto questo un senso non ce l’ha, allora siamo davvero un’umanità perduta.

 

(Ho scritto qualcosa di utile per qualcuno? No, solo un mucchio di ovvietà. Solo che non scriverle mi sembrava peggio).

 

La vignetta è di Vauro

 

 

Share
Tags: , , , , , , , ,

2 Responses to Ennesimo inutile sproloquio sulla guerra

  1. emanuela ha detto:

    non hai scritto alcuna ovvietà nè alcuna banalità. Hai scritto parole-pugnali che entrano nel cuore e che tutti dovrebbero avere nel cuore e farlo sanguinare un po’.
    Scusa, mi presento. Sono Emanuela, non ho un blog ma ho scoperto da un po’ di tempo il tuo ed ora queste parole che scrivo mi stanno uscendo di getto.
    Grazie. Emanuela
    PS cerca, se ne hai voglia, su Google “Paola Manduca”. E’ una mia amica, leggi quello che fa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share
UA-31736997-1