Ho fatto due pupi e ancora credo di non aver capito come ci si occupa di un neonato. O meglio, dal bersagliamento di consigli (spesso non richiesti), suggerimenti e ammonimenti che più o meno tutti si sentono in dovere di offrirti –dall’esperto in tv, al signor tuttologo, al lattaio che da bambino ha allevato due criceti- io ho ricavato una ricetta personalissima e lacunosa.
Poco tempo fa raccontavo di come mi sono sentita al ritorno dall’ospedale dopo il parto: uno scempio. Uno scempio che avrebbe già il suo bel da fare a rimettersi in pista da solo, ma che in più ha un altro essere umano formato mignon a carico.
Ecco, da dove si comincia?
Per fortuna ho capito abbastanza in fretta che un neonato sano non è fatto di galiverna: a dispetto delle apparenze puoi prenderlo in braccio, ninnarlo e persino cambiargli la tutina senza che vada in frantumi. E meno male, aggiungerei, altrimenti vista la mia grazia avrei dovuto brevettare un sistema per incollare i pezzi ripetutamente.
Tra l’altro: come deporlo nella culla? La posizione raccomandata dalla comunità scientifica pediatrica è attualmente quella supina e senza cuscini sotto la testolina. Il fatto che ogni pochi anni le disposizioni cambino –prima prona, poi su un fianco, con tre cuscini di piume, in bilico, a gambe incrociate e di nuovo da capo- non mi pare proprio sinonimo di garanzia, ma tant’è. Atteniamoci al dictat del momento echediocelamandibuona.
Che poi anche sulla nanna le scuole di pensiero sono innumeri più una. Finché il pupo ha pochi giorni nessuna esitazione: più dorme e meglio è. Ma man mano che il lattante cresce iniziano a diversificarsi i punti di vista. Da chi ti dice di farlo dormire addosso a te e guai se nella notte ti allontani anche solo per andare in bagno –anzi, meglio se ti cuci un marsupio in similpelle e ce lo lasci 24 ore su 24- a chi ti consiglia di lasciarlo nel suo lettino, nella sua stanza e se possibile a casa dei vicini, e di accorrere alle sue urla solo se raggiungono un livello di decibel prestabilito o se il suo viso raggiunge una certa tonalità paonazza. In mezzo, uno sterminio di variabili.
Quindi che fare? Io tendo a tenerlo appiccicato a me PARECCHIO, al limite del MOLTO, senza però che la culla diventi proprio una perfetta sconosciuta. E non corro certo al primo vagito, no no. Al secondo, però, sono già da lui.
Posso dire che fino a ora questa tecnica (che peraltro è frutto di istinto e non di scelta strategica) ha dato i suoi frutti. O semplicemente sono stata fortunata. Il primogenito è sempre stato pacifico e anche se nella notte mi svegliava un notevole numero di volte, l’ho sempre allattato sdraiata su un fianco e riuscivo a dormire insieme a lui. La pace dei sensi.
Anche perché –fondamentale da tenere a mente- mentre il bimbo tetta, la mamma produce ossitocina, un ormone che rilassa e dà benessere. Altro che valeriana.
Con il più piccolo è andata anche meglio perché a nemmeno due mesi (e qui rischio di attirarmi le stramaledizioni di molte neomamme) già dormiva di notte 6 o 7 ore filate. Lo dico sottovoce, ché è un attimo che il pupo ti fa pentire di averlo anche solo pensato, di aver avuto più culo che anima.
Stessa confusione intorno alla pratica dell’allattamento. Anche quando vai dalla pettinatrice (fortuna che non ci vado quasi mai, e si vede) c’è sempre una quindicina di mamme-zie-nonne-baby sitter pronte a dirti la loro.
“Ma come, hai mangiato due ore fa e ne vuole di nuovo? Sei sicura che digerisca bene? Poverina, sarai sfinita… guarda che se gli dai il vizio poi non glielo togli più”
“Oh, sento che si muove nella carozzina… non lo prendi per dargli il latte? Ma non sarebbe meglio un bel biberon o della camomilla?”
“Ma anche di notte TI mangia così spesso? E non TI dorme? Pensa che il mio Ginetto a due mesi e due giorni faceva già quattro pasti a intervalli regolari… Sì, la riga a destra, grazie”
Ecco, io su questo non ho mai avuto dubbi: allattamento al seno a richiesta per le prime settimane. Quando il bimbo mi è sembrato pronto ho provato a fargli allungare un pochino la pausa tra una poppata e l’altra, ma a senso, senza sclerare dietro a orologi, cronometri e altre (inutili) torture. I bambini sono bravissimi ad autoregolarsi e il latte della mamma è un latte “intelligente”, capace di rispondere alle esigenze del neonato.
(Una lettura per me illuminante, a questo proposito, è stata E se poi prende il vizio? di Alessandra Bortolotti.)
[to be continued – stay zen]
Questo post partecipa al blogstorming
ironico e sorridente il tuo post
mi è piaciuto!
..quanto mi manca quell’ossitocina lì…
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siamo tutte ossitocinadipendenti, dopo il parto! 😀
grazie
Hai ragione… altro che valeriana!!!!! Perchè quando tutti mi davano mille consigli (non richiesti) e io riuscivo a rimanere calma e pacata (senza mandare nessuno a quel paese…).. mi chiedevo… ma cosa caspita mi sta succendendo?!!? eh si tutto merito dell’ossitocina!!! 🙂
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esatto, la nostra alleata ossitocina!;)
Quanto è vero che tutti hanno da dire su tutto! Sull’allattamento, sul sonno, sulla posizione della nanna, sulle coccole, sul ciucciotto e su quanto mangia e su quanto piange e su… chi più ne ha più ne metta! E’ che a volte ci si sente perse tra queste mille informazioni…e il grande lavoro a volte diventa proprio quello di trovare un proprio centro in relazione al nostro cucciolo
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esatto. pare proprio che tutti siano esperti tranne te
clap clap clap brava, più si scrivono certe cose e più si capirà che ognuno di noi sa meglio degli altri come crescere i propri figli
ps io la riga la porto al centro 😉
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o quantomeno ciascuno di noi ha diritto di provarci senza essere sempre sotto stretta osservazione!;)
Ok… comincio a prepararmi a pensare a tutto e al contrario di tutto…
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proprio così, ma vedrai che tra i mille punti di vista tu troverai esattamente la tua strada!