Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Riassunti di viaggio

On: 5 Settembre 2012
In: la mia vita e io
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bimbi sul lettoneCompiti per il rientro a casa: scrivere tre cose che ho imparato dalle vacanze in Trentino.
1 – due bambini con una mamma è l’armageddon. Tre bambini con due mamme è l’armageddon con un’impennata di entropia (e buonumore).

2- rendi grazie a ogni aiuto che ti capita a tiro. Non fare la figa e cospargiti il capo con tonnellate di umiltà: da sola con due marmocchi scatenati e spaesati fuori dai loro circuiti abituali sei una di quelle povere anime stanche che se ne vanno in giro con il codino fatto il giorno prima e la maglietta al rovescio (che dite? Vado in giro in quello stato anche senza figli? Ben gentili). Quindi: nonni e zii non mi lasciate mai! Grazie, grazie, grazie. Non potrò sdebitarmi campassi tre vite.

3 – è bello lo stesso. Anche senza ombra di relax e di vestiti puliti, con una pila di pannolini e una di salviette in mezzo agli omogeneizzati. Anche se mi sono fatta i bicipiti a furia di spingere passeggino più pedana per le strade di montagna, che a breve la mia foto sui flaconi dello smacchiatore universale sfratterà quella di Mastro Lindo.
Con le urla di giorno e di notte, che quando non le senti per due minuti e venti secondi corri a controllare che non te li abbiano rapiti (chi? Gli stambecchi? Eh, in effetti). È bello nonostante il metti il cappello-togli la maglia-aggiungi i calzetti a cui ti costringe il clima ballerino in montagna. È bello anche se la sera dopo l’agonia quotidiana del rito bagnetto-pappa-rutto-nanna-rirutto-rinanna moltiplicato per tre ti butti nel letto e preghi di riuscire a leggere due pagine due del libro sul comodino, prima della prossima poppata.

Le ho chiamate vacanze? In effetti non sono vacanze, anche se il panorama di monti e aria linda può facilmente trarre in inganno.
Però è bello da matti vederli giocare tutti e tre sul lettone, scrutandosi un poco e ridendo di gusto. E portarli in giro per il paese che è tutto un vociare –una chiacchiera, una canzoncina, paroline inventate- ed è impossibile per chiunque non fermarsi a guardarli, regalare loro un vezzeggiativo e una pacca sulle spalle alle mamme coraggiose.

mamma e bimbo: bacio

Eliandro sta scoprendo le pappe (e le apprezza non poco) insieme all’aria frizzante di quella terra che è anche sua. Insieme alle lunghe passeggiate in mezzo ai prati spennellati del verde di agosto, alle canzoncine che cerca di imitare nella melodia e a quella parolina –mamma– che gli esce dalla bocca dolce come miele e incerta come un passerotto, e che ha capito essere magica, visti i sorrisi e le carezze che gli frutta a ogni sillaba.
Lemuele è un piccolo ometto che raccoglie i giochi al fratellino e all’amichetta (quando non glieli ruba); si diverte un sacco ad addentrarsi nel bosco, zitto zitto, alla ricerca dei caprioli; poi ordina acqua e menta nell’unico bar del paese come il più navigato degli avventori. Ha imparato a parlare un pochino al telefono coi nonni e con il papà lontano, per cui si strugge di nostalgia. Ma da duro, senza una lacrima. Solo con gli occhi che gli si fanno giganti e liquidi e un velo di broncio ogni volta che gli viene in mente.

bimbo nel bosco
Siamo tornati forse più stanchi di quando siamo partiti. Ma “più squadra”, più affiatati.
La cosa che ho imparato da queste non-proprio-vacanze è che il sonno arretrato (e accumulato a vagoni) e l’aspetto da lavoratrice a cottimo nei campi di cotone (ma palestrata) sono un prezzo equo per questo tempo senza eguali.
E mi sono appuntata nella mente, un volta di più, una cosa che so benissimo: senza intorno la mia famiglia, gli amici, i luoghi che amo, non sarei NIENTE di quello che sono.

Il jolly è: allenarsi a vedere, oltre la stanchezza, tutto il bello che c’è. E quanto ce n’è!

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4 Responses to Riassunti di viaggio

  1. Claudia Ciarambino ha detto:

    …che tuffo nel passato! Ho vissuto anch’io più o meno le tue stesse fatiche titaniche, sempre (o quando ci si riusciva) in compagnia di altre eroine votate all’impossibile e altri marmocchi al seguito. A distanza di tempo, devo dire che il tutto abbia avuto il suo gran lieto fine: ora i miei mostri adorano la natura, la montagna e adorano vivere l’avventura esattamente come gliel’ho mostrata io (l’altra notte, nonostante non avessero sacchi a pelo per tutti, non si sono arresi, si sono presi due teli, qualche coperta e diversi amici per andare a bivaccare sotto una stellata da urlo. Chiamali scemi…!). Quanto mi sembrano lontani ora, i momenti in cui gattonavano sulle rocce e rotolavano nei prati, prima ancora di saper camminare…! Talmente lontani che mi chiedo come io abbia mai potuto fare a sopravvivere. L’unica risposta che mi so dare è che quella tizia nelle foto insieme ai miei figli, molto più giovane di me e dall’aspetto molto più selvaggio, vagabondo e trasandato del mio…forse non ero io! Per quanto fossero momenti bellissimi e indimenticabili, non tornerei mai indietro, perché ogni età è magica. Per quanto i figli rincretiniscano completamente in adolescenza facendoti definitivamente uscire di senno, adoro questa fase della loro crescita. Probabilmente tra dieci anni dirò la stessa cosa del periodo attuale, cioè che non tornerei mai e poi mai indietro e mi chiederò come ho fatto a sopravvivere alla loro adolescenza senza chiudere loro in riformatorio e me stessa in un tranquillo ospedale psichiatrico. In sintesi: il meglio deve ancora venire! Baci e buona vita!

  2. mammacanta ha detto:

    stima e ammirazione. io stramazzo con le mie due non gemelle..

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