Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Di Europei e passioni rotolanti

On: 19 Giugno 2012
In: la mia vita e io
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Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia
.

Le giornate di Europei mi fanno venire in mente questa canzone. L’ho sentita alla nausea durante una vacanza in Spagna nel 1994. Allora il calcio lo seguivo un po’ di più, mi piaceva andare allo stadio e urlare fino a quando la voce non diventava un rauco ricordo.

Tifavo Juve, come adesso. Principalmente perché mio padre è tifoso bianconero e poi perché per molti anni ho avuto un fidanzato granata e il mio mai sopito spirito di contraddizione si pasceva di quelle domeniche di derby casalinghi. Ora che il mio compagno tifa come me, un po’ del bello del seguire le partite insieme si perde. Ma ovviamente non cambio bandiera e la zebra in pigiama resta il mio simbolo.

Però non vado (quasi) più allo stadio e la magia un pelo se ne va, se devo seguire le vicende di 11 uomini che inseguono la palla attraverso il tubo catodico. Lo faccio raramente.
In occasione di Mondiali ed Europei, invece, birra, patatine e amici davanti agli incontri non me li leva nessuno. Anche un po’ per amore delle tradizioni, come il Natale con i tuoi e la Pasqua con chi vuoi.

Perché è bello trovarsi da compagnoni la sera e organizzare un veloce banchetto condito di urla, strepiti e imprecazioni. Ci sono stati anni in cui eravamo fissati per davvero e allora per tutta la durata del torneo, se gli Azzurri se la cavavano bene, ci sedevamo ogni volta esattamente negli stessi posti, per non disturbare la sfiga a venire a controllare i cambiamenti. Possibilmente vestiti allo stesso modo e nelle stesse posizioni. Era da ridere, sì.
Adesso siamo un pochino più pacati, meno fondamentalisti. Anche perché si sono aggiunti tifosi mignon e non vorremmo restassero traumatizzati più del dovuto per uno scatto furibondo per una rete mancata. O ancor peggio assordati da una strombazzata nell’orecchio.

Che poi io di calcio mica ne capisco molto. Grido quando porta, copio i commenti altrui per mostrarmi vagamente competente (ma non ci casca nessuno), mi applico quel tanto che basta per capire un’azione ogni tanto. Di giocatori ne conosco una manciata e comunque non li RIconosco quando stanno in campo. Poi per dire, quando andavo allo stadio i gol me li perdevo sempre. Ogni volta ero impegnata a leggere uno striscione, ascoltare i commenti dei vicini sugli spalti, indagare se una discussione poteva degenerare in rissa o osservare un aereo in volo sul campo. Di colpo il boato e io, niente. Me l’era perso un’altra volta.

Inoltre appartengo a quella grande maggioranza di donne che proprio non ce la fanno, a capire il fuorigioco. Ne ho un’idea a grandissime linee, al massimo. Però io credo che quelle che lo saprebbero PROPRIO spiegare siano poche: le rare intenditrici del gioco del pallone e quelle che magari la sera prima sono state sottoposte dal neofidanzato a tutta la spiega del come e del perché. Fingendosi profondamente interessate proprio perché NEO fidanzate.
Ecco, forse è vero che un pochino quel gene ci manca. Ma in cambio del gene dedicato al fuorigioco vuoi mettere quanti e di quanto più utili ne abbiamo, in confronto ai maschi tifosi?

Comunque, digressioni a parte. Mi sono sempre piaciute queste giornate di inizio estate che si concludono a sfogarsi con qualcosa di innocuo come una partita. A infervorarsi per 90 minuti più tempi supplementari per qualcosa che comunque non cambierà la nostra vita (non me ne vogliano gli sfegatati). È liberatorio. Ed è bello, anche, quando si vince. È la scusa per un brindisi ancora. Ma anche se tutto va storto ti sei passato qualche ora con gli amici che magari non vedevi da un po’. A parlare di cose futili, a distrarsi a vicenda dalle fatiche quotidiane.
A star spensierati, come quando a Torredembarra nel ’94, un mese dopo i Mondiali negli States, ci perdevamo giornate intere, in spiaggia, a cantare De Gregori.

(Forza Italia, eh)

Il jolly è: ricordare che una giornata ogni tanto passata in curva a buttar via fiato è terapeutica.

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2 Responses to Di Europei e passioni rotolanti

  1. danila ha detto:

    già…ho un vago ricordo dell’espressività dei miei mancati geni-calcistici[mondiali2006]!!!! ti propongo un brindisi: ai nostri tifosi_bonsai 🙂

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