C’è qualcosa di perenne, nei monti. Forse per questo li amo tanto. Per quella loro anima dura e nascosta, per quella loro forza di pazienza inossidabile. Forse li amo per questo, o forse perché ci sono cresciuta, tra i monti del Trentino, in questa valle riservata e pudica che è la Vallarsa.
In verità qui ci è crescita mia madre, e io solo un pezzetto ogni anno, appena la scuola chiudeva quel poco che bastava per scappare quassù. Però mi ha insegnato a conoscerla con così tanta passione, mia madre, questa terra, che è MIA più di quanto non lo sia qualunque altro posto al mondo.
Ci sono le mie radici e la gioia di tornarci appena posso, soltanto qui mi sento libera e assoluta. Perché ogni volta che ritorno, riscopro tra i sassi e il prato dietro casa quel pezzo di me che sempre qui mi aspetta. Fedele, ostinato. Me lo rimetto in tasca e me lo porto in giro tra le due strade e i boschi, su e giù fino a consumarmi le scarpe. Come fosse un rito purificatore, una pratica propiziatoria.
Conosco a memoria ogni angolo, le crepe come fossero rughe, gli orti nascosti custoditi come piccoli gioielli, le fontane che cantano incessantemente, le cataste ordinate di legna per accogliere il freddo agguerrito dell’inverno.
In questo fazzoletto di terra di 100 abitanti che è Obra tutti mi conoscono da prima che nascessi. Sanno la forza di boscaiolo di mio nonno, la pacatezza coriacea di mia nonna e di quei loro tre figli che hanno lasciato il paese per seguire l’amore e il lavoro.
Così ogni due passi incontro qualcuno per fare due chiacchiere e cucire con poche parole questo tempo all’ultimo in cui sono stata qua. Scambiare una stretta di mano e prendermi quegli sguardi schivi e fondi che hanno solo i montanari.
D’estate mi piace sdraiarmi nei prati per sentire il calore della Terra, questa cosa che non è solo humus, sassi e tutto il resto, ma che qui ha dentro l’anima, che mi racconta di tutti i giorni che sono stata lontana.
E di notte punto gli occhi contro quei giganti molto più neri del buio, impettiti e austeri, guardiani silenziosi. Quando ero piccola mi immaginavo che fossero loro a vegliare i miei sonni e le sfide. Che sorvegliassero silenziosi i miei passi, pronti ad accogliermi anche dopo la fine del mondo.
Così mi piaceva pensare che il mio cuore somigliasse a loro, con un nocciolo duro come la vita ma capace di sentire in ogni momento il buon passo e il canto gioviale degli scalatori che per le sue strade impervie si arrampicano verso la cima.
Perché è accogliente ma ti mette alla prova, questa mia terra. Devi avere gambe forti e fiato per tutta questa salita, ma quando guadagni la meta! lì sì, che vedi lontano. Lì sì che ringrazi il sudore e la fatica che ti hanno concesso quello sguardo privilegiato dal tetto del mondo.
Mi piace immaginarmi giramondo, ma la notte in sogno è qui che tornerei ogni volta. Qui sono a casa. Mi arrampico sui miei alberi e resto così, con la pancia sulla corteccia e i capelli tra le foglie a far pace con me, a riscoprire che non è vero che tutto passa: l’essenza rimane. A riscoprire che ogni cosa cambia e si trasforma, ma il suo cuore più profondo e segreto è per sempre.
Il jolly è: tornare. Semplicemente
Tags: jolly, monti, obra, sentimenti, trentino, vallarsa
[…] piace stare a Obra perché è la casa più casa che ho. Quella che nei disegni di bimba ha il tetto rossa a punta […]
Potrei dire…”idem” per la Valtellina. No, anzi: la “mia” Valtellina.
Ti capisco profondamente!
The Real Person!
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è bello avere un posto in cui si sente di essere A CASA, ovunque sia!
Bellissimo questo post, hai scritto in maniera poetica, commovente, shietta come sa essere la montagna. Brava, ho camminato per un pò lungo le pendici dei tuoi monti mentre ti leggevo.
Raffaella
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grazie, che bello! questo posto fa parte del mio dna, sono contenta di saperne trasmettere qualche briciola!
ti abbraccio