Quante cose vorrei fare della mia vita, capiterà a tutti?
Ci sono giorni che ho quella carica dentro che mi affama di ogni cosa. In quei momenti mi pare impossibile il pensiero di dover morire senza aver imparato a ballare la sivigliana, a suonare l’oboe, a far danzare il diabolo davanti a un gruppo di turisti curiosi su una spiaggia di Goa.
Vorrei imparare a fare foto come un artista bohemienne dà vita alle sue tele sbirciando la Senna dalla Rive Gauche. Foto che trasformino il reale in quello che ci vedo io.
Vorrei imparare una ventina di lingue per chiacchierare con un pastore del Mali mentre il tramonto divora la terra di arancione.
Non so come si possa morire senza aver visto la notte perenne al Polo Nord e le stellate senza confini all’equatore.
Vorrei fare la rock star (e lo sanno tutti), ma anche vorrei essere un esploratore solitario sulla rotta delle mie mappe immaginarie e donna in carriera con tanto di ufficio sul grattacielo più alto di New York. E più ancora vorrei stare coi miei figli in una grande fattoria messicana o a preparare marmellate piccanti tra i colori accesi come fuochi d’artificio in una cucina stregata in Cile, piena di donne di tutte le età.
Mi piacerebbe diventare vecchia in Oriente, in un paese più saggio del nostro e con più pazienza, con più rispetto per la pelle che colleziona i segni di mille giorni passati al sole, per le gambe che si fanno fragili sotto il peso di tanti ricordi.
E vorrei rinascere in una terra piena di misteri, da esplorare scalza e senza paura di inciampare. Vorrei conoscere i tarocchi e leggere l’i-ching e i fondi del caffè. Avere una vita di scorta da passare a scrivere e divorare libri. E a raccontare ai miei figli.
Vorrei cucinare come fosse un’alchimia e creare pozioni magiche con le erbe raccolte nei boschi.
Vorrei provare a fare la modella, il sarto e il falegname.
Non so come si possa morire senza guidare una barca o un aeroplano o senza stare qualche mese sulla case galleggianti tailandesi.
Vorrei studiare archeologia e le religioni, andare missionaria in Africa e spendere i miei giorni a curare chi ne ha bisogno.
Mi piacerebbe provare che vuol dire avere così tanti soldi da poter vivere senza doversene curare. O partire senza niente per vedere dove naufragano le mie paure.
Come si fa a non vivere una notte da spogliarellista a Las Vegas, a non tradurre il sanscrito, a non imparare a meditare da un eremita nepalese. A non annusare la terra in ogni angolo di mondo, a non indovinare i pensieri di un pescatore somalo, a non pregare in Tibet, a non attraversare mascherati e brilli le notti nebbiose del carnevale veneziano.
In precario equilibrio tra ballerina e pugile, animale da palco e montanaro solitario, tra filantropo e lupo di mare, tra velocista e yogi, vivo l’ambiguità perenne dei poli che si attraggono.
Riesco a sentire una nostalgia STRUGGENTE per posti nel mondo mai visitati. Penso che non posso immaginare la mia esistenza senza passare di là. Anche se non ci sono mai stata.
O almeno, non in questa vita.
Il jolly è: nutrirsi dei propri sogni senza sottovalutare il potere evocativo di ciò che si desidera.
Tags: jolly, mondo, nostalgia, sehnsucht, viaggi, vite
Anch’io ho sempre pensato e continuo a pensarlo che non si può morire prima di aver…. visto… fatto….ascoltato…. prima di tutto.
Ci poi ancora tante cose da dire. Ho anche sempre voluto stare nel posto diverso del presente e poi ho sempre voluto ritornare.
Chissà, c’è posto anche per me ovunque vada!
Un caro saluto, a presto!
The Real Person!
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sì, per questo dico che ci vorrebbero almeno un centinaio di vite… per cominiciare a capirci qualcosa! 😉
un abbraccio
Bellissimo e verissimo. Sognare dà energia.
The Real Person!
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grazie! buoni sogni a te!
Mannaggia … peccato non poterlo copiaincollare sul mio blog: è quasi il mio ritratto ….
Sai allora che faccio??? Corro a condividerlo
The Real Person!
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ma grazie!!
baci (e viaggi!… ok , la smetto ;))
bellissimo post, davvero.
condivido in pieno quel senso di struggente malinconia al pensiero di tutti quegli angoli di mondo in cui non metterò piede.
E vorrei anch’io una vita di scorta. Anzi due: una per tutti i libri da leggere, e una per fare ogni giorno almeno tre ricette diverse!
The Real Person!
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bellissima idea! ci sto peri libri, per le ricette… passo 😉
Che bel post! Come capisco e condivido le tue sensazioni… Questo è proprio un periodo in cui questi pensieri, il rimpianto per le cose non fatte, per i sogni che difficilmente si realizzeranno, si affollano nella mente. Però almeno desiderare e considerare interessanti altre vite ed altri luoghi ci distingue dagli idioti che troppo numerosi ci circondano.
The Real Person!
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mai rinunciare ai sogni… i più grandi dobbiamo corteggiarli fino a quando non diventano realtà. un abbraccio e grazie
Idem! Sarà un disturbo serio? 😉
The Real Person!
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mmh non so.
se è serio io sono da ricovero 🙂
Lo capisco sai? A volte questa vita sta stretta anche a me è se mi guardo indietro ho tanta paura di aver perso troppo, troppo tempo.
Raffaella
The Real Person!
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sì, in quei momenti il cuore si allaga un po’.
è bello pensare che c’è sempre tempo, come quando a vent’anni ci pensavamo immortali.
un abbraccio grande